Una fogliata di libri

Febbre di Carnevale

Raffaella Silvestri

La recensione del libro di Yuliana Ortiz Ruano edito da Sur (194 pp., 17 euro)

Febbre di Carnevale, romanzo d’esordio dell’autrice ecuadoriana Yuliana Ortiz Ruano (1992), racchiude molte caratteristiche della nuova letteratura ispano-americana. E’ informato di femminismo, ecologismo e colonialismo. Ha un ritmo e una cura della frase che richiama la poesia, o la musica – anche in traduzione la lettura conserva il tempo dello spagnolo, e di un particolare spagnolo, quello della città costiera Esmeraldas, detta “capitale del ritmo” e conosciuta per le sue spiagge: a volte splendide, a volte inquinate dagli scarichi degli impianti off shore, a seconda del vento. L’autrice è poeta (prima di questo libro ha pubblicato tre raccolte di poesia) e dj di musica afro-pacifica. Per l’effetto un po’ ipnotizzante delle pagine ricorda Selva Almada, autrice di lingua spagnola, argentina, poeta, femminista, paragonata a Faulkner e O’Connor per la sua prosa condensata (della sua Trilogía de varones, trilogia degli uomini, è stato tradotto in italiano Non è un fiume, Rizzoli). Ma se la scrittura di Almada è poetica perché controllata, quella di Ortiz Ruano lo è in quanto strabordante, carica, a tratti invasata come il carnevale che dà il titolo all’opera e durante il quale è stata concepita la protagonista. Ainhoa ha otto anni ed è la voce narrante del romanzo. “Che io sia viva grazie alla novità del carnevale mi manda in estasi”: il libro ha l’autenticità dei buoni esordi, e alcune immagini che racchiudono il senso della maternità, o meglio dell’essere madri e dell’essere figlie: tra le tante madri di Ainoha (anche nonne e bisnonne, tutte chiamate mami), quella biologica è paragonata all’acqua, non solo per la vitalità indomita dell’elemento femminile “l’acqua le sgorga dentro e ha reso possibile la mia esistenza”, ma anche perché “sospetto sempre che un giorno fuggirà lasciandoci qui”, e cioè per l’incapacità o la non volontà di restare dentro a una forma di famiglia. La famiglia è quella molto allargata della grande casa in cui vivono tutti insieme (tre mami, tre generazioni di papi e innumerevoli tate, cioè zie e cugine), ma è anche quella composta dal nucleo più stretto della madre Checho e del padre Manuel. Hanno avuto Ainoha quando avevano diciott’anni e a causa sua sono rimasti avviluppati nella prigione patriarcale del nonno Chelo. Il nonno che non permette alle nipoti, soprattutto quelle belle, di uscire. Ognuno evade come può. E’ “l’amore degli uomini”, conclude la piccola Ainoha, la cosa più pericolosa dalla quale bisogna fuggire. 

 

Yuliana Ortiz Ruano
Febbre di Carnevale
Sur, 194 pp., 17 euro

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