Una fogliata di libri

Le mille e una notte

Alessandro Litta Modignani

La recensione del libro di Kader Abdolah. Iperborea, 607 pp., 21,50 euro

"Ho basato la mia versione delle Mille e una notte sulla traduzione persiana di Abdollatif Tasuji e sulla rielaborazione di mio nonno e di mio bisnonno (…). In Arabia Saudita Le mille e una notte è un libro completamente diverso dalle versioni che si leggono in Egitto o in Siria, a loro volta diverse dall’edizione persiana”.
Dando seguito a una consolidata tradizione familiare, Kader Abdolah – celebre scrittore iraniano naturalizzato olandese – riscrive la sua personale versione di uno dei libri più famosi e più letti al mondo.

In questa opera non esiste un inizio e una fine, osserva l’autore, ogni storia può essere letta indifferentemente come la prima o l’ultima. Il risultato è come un grande fiume narrativo, paragonabile al Nilo: “La prima volta che vidi l’antico, storico fiume Nilo, rimasi senza parole. Lo stesso stupore che ho provato leggendo questo libro”. In origine vi furono I mille racconti, un antico libro persiano – spiega Abdolah – Mille era un numero sacro per i persiani, ma gli arabi volevano dimostrare di essere superiori a loro anche sul piano linguistico, così ne aggiunsero una.

Questo immenso e magmatico portato di tradizioni, culture, storie e religioni orientali conosce un momento decisivo agli inizi del Settecento, quando un illuminista francese, Antoine Galland, trova per caso e traduce un paio di novelle. Poi ne trova altre, parte per il Medio oriente e infine, girando per i mercati, ne raccoglie a centinaia. Sono racconti che in origine furono concepiti per istruire oralmente una popolazione per lo più analfabeta. Circolavano attraverso libretti popolari, cui Galland riesce a dare ordine e sistematicità: un lavoro lungo 12 anni, per un libro di 12 volumi. 

Protagoniste indiscusse, in tutto il corso della narrazione, sono le donne: donne intelligenti, abili nel mentire, scaltre e fantasiose nell’escogitare soluzioni per sottrarsi alla prepotenza degli uomini. “Gli uomini sono bestie, non li devi spaventare, soprattutto non a letto. Rimani quindi lì sdraiata e morditi la mano se necessario, non durerà a lungo. Quando hanno finito, ti crollano accanto come morti”.

Sherazade è l’eroina di tutte le donne orientali: la figlia del visir è bella, colta e furba, con i suoi racconti riesce a ipnotizzare il malvagio sovrano, che odia le donne e che vuole ucciderle dopo averle possedute. Per dirla con le parole di Borges, “Le mille e una notte è un’invasione dell’islam nella cultura occidentale, ma un’invasione fatta con la forza dell’immaginazione”. 

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