Una fogliata di libri

L'inchino del gigante. Cinque brevi libri di viaggi e metamorfosi

Carlo Crosato

La recensione del libro di Christoph Ransmayr edito da L’orma (256 pp., 22 euro)

Personaggio intrigante Christoph Ransmayr, forse il più grande scrittore di lingua tedesca vivente. Scrittore che ha girato il mondo, lo ha conosciuto e lo ha vissuto profondamente. L’inchino del gigante. Cinque brevi libri di viaggi e metamorfosi è un libro che raccoglie alcune di queste sue esperienze, con un linguaggio che non è solo quello dell’osservatore attento e rispettoso, ma anche e soprattutto quello di chi riconosce la stretta consonanza fra ciò che lo circonda e il proprio mondo interiore: una confidenza, una familiarità che non assiepa la meraviglia dell’esploratore, ma che lo fa sentire nel proprio ambiente anche quando si sente spaesato. Anzi, forse proprio nello spaesamento Ransmayr insegna a trovare ciò che ci è più proprio.

“Ogni cammino degno di questo nome conduce al contempo lontano e in profondità, ai margini del mondo e al suo cuore”, scrive a un certo punto, rendendosi conto di come “la nostra via non conduca unicamente verso l’ignoto, ma pure nel cuore del mondo, all’interno di una lingua che conosce sia il reale che il possibile”.

Ransmayr declina quest’arte del raccontare senza l’ombra della pedante retorica del viaggio di formazione, seppure di viaggi e metamorfosi il suo libro comunica: ciò che, più di tutto, Ransmayr trasmette è la consapevolezza che noi non siamo soggetti fatti e finiti che si mettono in cammino nel mondo e lo osservano in maniera asettica; che ogni esperienza è un incontro che plasma ciò con cui entriamo in contatto ma anche noi stessi, quasi fossimo rinnovati nella nostra identità grazie a una nuova dimensione che viene ad aggiungersi alla plurivocità che ci produce.

Ed è proprio la pluralità di voci quella che si incontra nel libro di Ransmayr: ogni luogo, sia esso una scogliera irlandese o una baia di Hong Kong, sia esso il deserto artico o il pendio himalayano, non è descritto in primo luogo nei suoi elementi costitutivi, ma restituito attraverso le voci umane e naturali che da esso stillano. Adottiamo così il punto di vista di qualche sparuto abitante, il punto di vista di un narratore in cerca delle parole corrette, quello di un essere vivente dell’abisso oceanico, quello saggio di uno strano gorilla; ne udiamo la voce e la riconosciamo subito come un incontro arricchente. Come una nuova relazione che non può lasciarci indifferenti. La realtà che Ransmayr ci fa conoscere non è la somma dei suoi oggetti, ma una fitta e intima interconnessione che ci coinvolge e ci dà significato.

  

Christoph Ransmayr 
L’inchino del gigante. Cinque brevi libri di viaggi e metamorfosi
L’orma, 256 pp., 22 euro

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