Una fogliata di libri

Il bambino e le isole (un sogno di Calvino)

Roberto Carvelli

La recensione del libro di Marino Magliani. 66thand2nd, 192 pp., 17 euro

Quest’anno è l’anno di Calvino. Più di altri anni per i critici – revisionisti e scettici inclusi –, in questo centenario della nascita. Ma per i lettori, anche per i meno “forti” e gli scolastici è sempre l’anno di Calvino (circa centomila copie distribuite su cinque titoli in un anno non irrituale). Quest’anno lo è anche per gli editori che si allineano ai traguardi temporali con indomita passione per partenze prima della bandierina e arrivi al fotofinish. Ma è a Marino Magliani e all’editore romano 66thand2nd che dobbiamo una favola giovanile di inconsueta poeticità trasognata e confortante sullo scrittore e la sua infanzia sanremese: Il bambino e le isole (un sogno di Calvino). Un libro che sembra scritto anni fa per celebrare molti anni passati e futuri, come un repechage interno.

 

Il libro di Magliani si potrebbe definire un romanzo interstiziale. Interstizi sono, appunto, quelli nel tempo (il tempo vero) e quello della memoria nuovamente immaginata. Interstizi sono pure le gallerie in cui raminga “l’uomo della ferrovia” riparandosi dalla pioggia e attraversando tutte le traversine e i binari, bulloni e fili spinati arrugginiti che fiancheggiano la ferrovia ligure di Ponente facendo da testimone al curioso sfiorarsi tra Italo (Calvino), Walter (Benjamin) e Carlo (Levi). Tutto parte da un pallone calciato da un bambino oltre i binari come un plot metafisico che, raccontano i compagni di scuola, lo scrittore del Barone Rampante volesse scrivere a partire dai carruggi sanremesi. 

 

La Liguria di Ponente è tutta in questo sguardo della costa che ritrova in Magliani dopo Biamonti e Orengo, gli ulivi azzurri in collina. Poi il Torrione di Alassio dipinto dal pittore-scrittore di Cristo si è fermato a Eboli che qui soggiornò e dipinse. Infine, uno sguardo a mare fino alle isole della Liguria – tante anche se dimenticate (Bergeggi, Gallinara, Albenga, Tino, Palmaria) in ragione della configurazione tutta marina come un territorio “peninsulario” (per citare un’opera precedente dello scrittore di Prelà) –  che finisce per esporre i suoi tanti Capi al rango di isole o quasi-isole. Si compone così un atlante di luoghi scogliosi e soggetti ai flussi delle maree su cui le storie rimangono attaccate quasi patelle non si sa se vive o fossili.    
Il libro offre questa occasione di connessione tra oniriche “attese guardinghe, nelle stazioni, nelle scarpate, sulle spiagge” e in questa sospensione ricorda forse nel modo migliore l’essenza del complesso e multiforme magistero calviniano.


Il bambino e le isole (un sogno di Calvino)
Marino Magliani
66thand2nd, 192 pp., 17 euro

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