Menodramma

Flaminia Marinaro

La recensione del libro di Maria Castellitto, Marsilio, 160 pp., 16 euro

Quasi un graffito il romanzo d’esordio della giovanissima Maria Castellitto. La cifra linguistica decisa, contemporanea, corrosiva, racconta lo spaesamento di una generazione, la sua, sospesa tra la voglia di non tornare indietro e la necessità, sia pur sofferta, di ritrovare certezze abbandonate troppo presto.

 
Londra, grigia e complicata, fa da controcanto a una Roma colorata e allegra, ma sono soltanto astrazioni dentro le quali, la protagonista Duna, affronta situazioni estreme e incontra personaggi surreali che fanno da cornice ma anche da farcitura a una “storia senza genitori, anche se molti sono figli di qualcuno, destinati a vincere ma che ne usciranno sconfitti”.

  
Tutto il racconto è filtrato dallo sguardo di Duna, dalla sua emotività e soprattutto dal suo distacco emotivo che la spinge verso scelte contorte.  La società che ci racconta Castellitto è ubriaca di sé e  prigioniera di un destino scomodo, legata a convenzioni sociali cristallizzate ma permeata dalla nascente mentalità underground.

 
Duna, ha concluso i suoi studi in una delle università più prestigiose del Regno Unito, fa la sceneggiatrice, e ha la fortuna di innamorarsi, eppure il pensiero della morte è una costante. 

 
Nel mondo che la circonda si imbatte in situazioni e  personaggi che assomigliano sempre più al matto dei tarocchi, anche se infine l’unico matto vero è il suo amico Alexander che si rivelerà il solo in grado di intravedere uno spiraglio di verità. Non come Veronica, amica di infanzia destinata a perdersi nelle strade tortuose della voluttà, e neppure Evelyn o Martin che patiscono un insormontabile gap sociale, e ancora gli insicuri, i violenti, i teppisti, i terrorizzati e i terroristi che animano le pagine del romanzo e tanto meno lei, Duna, che dopo una serata frenetica con il suo ragazzo Clement, cantante già affermato,  nel buio della notte sul Blackfriars Bridge infrangerà il suo pensiero nichilista nella richiesta assurda di uno sconosciuto con pistola e si libererà dalla zavorra che la lega alla sua indifferenza.

 
Il romanzo è costruito in sequenze, immagini frenetiche, suoni,  fotogrammi e ritmi vorticosi che all’improvviso si dissolvono per lasciare il posto a un’atmosfera onirica e  rassicurante. Ogni capitolo dura una notte, quella tra il venerdì e il sabato, ma anche questa è un’astrazione.

 
Maria Castellitto, con una prosa raffinata e compulsiva, in cui intreccia strutture ipotattiche e paratattiche a correlativi oggettivi e andature rap, si impone da subito come voce nuova e acuta della narrativa italiana.  
   

Menodramma
Maria Castellitto
Marsilio, 160 pp., 16 euro