Una fogliata di libri

Fino all'inizio

Carlo Crosato

La recensione del libro di Alessandro Busi (pièdimosca, 304 pp., 17 euro)

La violenza ha preso il sopravvento come unica forma di azione pubblica ormai possibile. Nell’ucronia tratteggiata da Alessandro Busi in Fino all’inizio, non importa quale sia la causa, il messaggio da imporre: le bombe esplodono in tutte le città del mondo, sconquassando le vite, le timeline dei social media, il susseguirsi di agenzie stampa. Chiunque può essere la bomba di chiunque altro, in un isterico e incontrollato sospetto reciproco che genera attrito nelle relazioni personali e nelle relazioni più formali e istituzionalizzate: “Viviamo in un tempo che non si può prendere con leggerezza” e in cui la normalità è quella di “metodi un po’ duri per verificare la buona fede delle persone”. Se “siamo le storie che ci raccontiamo di noi stessi”, nel dedalo di bivi disegnato da Busi tutti hanno imparato a punteggiare la propria vicenda con la morte sempre possibile sotto la gragnuola di chiodi e bulloni annegati nella nitroglicerina che il prossimo nasconde da qualche parte nel corpo. La paura più grande può diventare anche la speranza più inconfessata, quando l’immaginazione è stata distrutta. E’ ciò che accade a Luca Tosco, che ammette: “Certe mattine speravo solo che ci fosse un attentato da qualche parte ad animarmi le giornate. A quello aspiravo, che ci fosse qualcuno al mondo che avesse il coraggio di creare gli scossoni che io non sapevo dare alla mia vita”. E’ un metodico apprendimento dell’impotenza, come in un crudele esperimento coniugato al singolare, in cui ciascuno impara che l’unica via d’uscita pensabile è il cessare del tempo: una fuga improvvisa, bruciando tutti i ponti alle proprie spalle. Una fuga che si interrompe al principio e riprende nella forma di un viaggio clandestino, in una minuscola scatola nella stiva di un aereo, chiedendosi, nel buio in cui ogni pensiero diventa legittimo, se la bomba è lui stesso o quel respiro angosciato che percepisce a pochi centimetri dal proprio orecchio. Sono nove ore di viaggio in cui, forse per una umana tendenza a trasformare anche le situazioni scomode in routine a difesa dall’imprevedibile, lasciato fuori il chiarore delle bombe si assiste a un processo di apprendimento da zero della relazione, con i suoi lenti passi falsi, con le titubanze, con la liberatoria sensazione di poter dire. Ed è solo l’inizio di un nuovo esperimento, coniugato al plurale: periodi ipotetici giocati attorno alla domanda della fiducia, del terrore, del sospetto che chi si ha a fianco sia la prossima bomba pronta a detonare.

 

Alessandro Busi
Fino all’inizio
pièdimosca, 304 pp., 17 euro

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