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Progresso. Dieci motivi per guardare al futuro con fiducia

Federico Morganti

Johan Norberg
IBL Libri, 246 pp., 20 euro

Fermate un passante per la strada e chiedetegli se ritiene che la nostra società abbia conosciuto quello che possiamo chiamare “progresso”. Molto probabilmente vi risponderà che il mondo è andato costantemente peggiorando; elencherà una serie di problemi evidenti e concluderà che l’idea di progresso è una sciocchezza bell’e buona. Verosimilmente, incolperà il capitalismo: un sistema iniquo che ha inondato le nostre case di inutili gingilli al prezzo di una miseria generale.
Che un punto di vista tanto errato sia così diffuso a tutti i livelli di istruzione è qualcosa che ha dell’incredibile. La realtà, secondo lo storico svedese Johan Norberg, è tutt’altra. Mortalità infantile e aspettativa di vita, varietà dell’alimentazione, percentuale di decessi per guerre o crimini violenti, povertà, alfabetizzazione: scegliete l’indice che preferite, vi restituirà puntualmente un trend positivo. Sappiamo dai resoconti degli storici che un tempo la fame era quasi la normalità e che la maggior parte dei guadagni delle persone serviva a mettere il cibo in tavola. Oggi grazie alla tecnologia e all’innovazione – in particolare nel settore agricolo – nella maggior parte del mondo il problema della fame è un vago ricordo, e anche aree più povere, come l’Africa o il sud-est asiatico, sono sulla buona strada. Il sapere scientifico e la possibilità di innovare hanno migliorato le condizioni igieniche, diminuito drasticamente la mortalità da parto, e consegnato ai medici strumenti formidabili che hanno fatto precipitare il tasso di mortalità di un gran numero di malattie. Risultato: tra il 1770 e il 2010 l’aspettativa di vita è passata da meno di trent’anni a più del doppio. Sono pochi esempi tra i tanti, tantissimi offerti da Norberg, legati da un filo comune: dove c’è stata possibilità di essere creativi e scambiare con gli altri i frutti del proprio impegno, gli esseri umani non hanno tardato a escogitare soluzioni.
Persino per quel che riguarda l’ambiente, dove tutto ci aspetteremmo meno che il capitalismo – con i suoi scarichi e le sue emissioni – abbia apportato dei benefici, è lecito essere ottimisti. Perché se è vero che l’industrializzazione ha peggiorato per secoli l’aria che respiriamo, negli ultimi quattro decenni la concentrazione di sostanze inquinanti è precipitata in tutti i paesi sviluppati. E se è vero che in quelli in via di sviluppo come India, Bangladesh o Cina le cose stanno altrimenti, dal nostro passato possiamo trarre una lezione. Dall’inquinamento alla deforestazione, dagli effetti dei disastri naturali all’instabilità climatica, le crisi ambientali sono più difficili da affrontare in condizioni di povertà. Non saranno i vincoli alla crescita (o alle emissioni) imposti da uno stato accentratore a tirarci fuori dai nostri guai ambientali, ma la libertà e la creatività nell’impiego delle risorse e nella ricerca di soluzioni, che nel corso della storia sono state fonte inesauribile di innovazione.

 

PROGRESSO. DIECI MOTIVI PER GUARDARE AL FUTURO CON FIDUCIA
Johan Norberg
IBL Libri, 246 pp., 20 euro

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