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La caccia al Nobel Watson è penosa

Le sue idee sono grottesche, ma accanirsi su un vecchio è ridicolo scrive il Times

"James Watson è stato uno dei pluripremiati Nobel che ha scoperto la struttura a doppia elica del Dna nel 1953”, scrive Melanie Phillips. “Ora il laboratorio di Cold Spring Harbor a New York gli ha revocato tutti i titoli e onorificenze per i suoi commenti ‘discutibili’ sulla razza e l’intelligenza. La decisione lascia un sapore sgradevole in bocca. Non c’è dubbio che Watson, descritto come il biologo forse più influente della seconda metà del secolo scorso, abbia espresso opinioni discutibili e inaccettabili. Nel 2007, il laboratorio lo ha cacciato per l’affermazione secondo cui ‘è intrinsecamente triste la prospettiva dell’Africa’ perché ‘tutte le nostre politiche sociali sono basate sul fatto che la loro intelligenza è la stessa’. In un documentario per la Pbs trasmesso pochi giorni fa, Watson ha rincarato: ‘C’è una differenza tra neri e bianchi nei test di intelligenza. Direi che la differenza è genetica’. Negli ultimi anni, riviste come Personality and Individual Differences o Intelligence, entrambe pubblicate dall’editore scientifico Elsevier, hanno pubblicato una serie di articoli che sostengono che ci sono differenze di intelligenza tra diversi popoli. Qualunque sia la verità, questa punizione improvvisa ci porta all’inquietante tendenza odierna a perseguitare persone di spicco per una serie di eresie contemporanee. La scorsa settimana, centinaia di persone hanno chiesto che John Finnis, professore emerito di Diritto e Filosofia del diritto all’Università di Oxford e pensatore cattolico, venisse rimosso dal suo posto a causa delle sue dichiarazioni ‘odiose’ sull’omosessualità che risalgono agli anni Novanta. Nel 2015, il biochimico e premio Nobel Tim Hunt è stato costretto a dimettersi dall’University College di Londra dopo un brindisi spensierato alle donne nella scienza, sostenendo che il ‘turbamento con le ragazze’ nei laboratori è che si innamorarono e piangono quando sono criticate. Non può esserci posto nel discorso civilizzato per incitamento all’odio o alla violenza, o per la promozione di diffamazioni individuali o collettive e la demonizzazione. Ora, però, ogni opinione che devia dall’odierna ortodossia culturale laica, basata sui sentimenti, incentrata sulle vittime, relativista, materialista, egualitaria, utilitarista e anticolonialista, deve essere messa a tacere. L’intervista della Pbs a Watson è stata girata la scorsa estate. Lo scorso ottobre, dice la sua famiglia, ha avuto un incidente d’auto e ha una consapevolezza ‘molto limitata’ di ciò che lo circonda. Quindi il laboratorio di New York ha scelto di punire un vecchio la cui infermità significa che non può più difendersi. Comportarsi in modo così spiacevole con Watson sulla base del fatto che i suoi sgradevoli atteggiamenti sono inaccettabili – conclude Melanie Phillips – aggiunge uno strato di ipocrisia a una vendetta intollerante che sta progressivamente chiudendo il dibattito razionale”.

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