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Uffa!

Vita e avventure di Richard Sorge, la più grande spia del Novecento

Giampiero Mughini

In "La spia perfetta", il giornalista e scrittore Owen Matthews racconta la saga del comunista tedesco che i giapponesi hanno giustiziato durante la Seconda guerra mondiale. Ci vollero vent'anni perché l'Urss riconoscesse che quell’uomo era stato un eroe

Ci vollero vent’anni perché l’Urss riconoscesse ufficialmente il ruolo e il martirio di un comunista tedesco, Richard Sorge (nato nel 1894), che i giapponesi avevano individuato come una spia e impiccato il 7 novembre del 1944 poco dopo le dieci del mattino. Ci vollero vent’anni (e dunque parliamo del 1964), perché i comunisti russi riconoscessero che quell’uomo era stato un eroe dalla parte dei sovietici durante la Seconda guerra mondiale. A Tokyo, dove aveva vissuto dopo il 1936, Sorge era riuscito a sapere che il Giappone non avrebbe attaccato l’Urss nel preciso momento in cui quella stentava a sopportare il furibondo assalto delle divisioni corazzate tedesche, il che permise ai russi di spostare sul fronte antitedesco alcune divisioni che erano state apprestate a parare l’eventuale attacco giapponese e difendere così Mosca. Un testimone di quel tempo riferisce che per ben tre volte i giapponesi proposero ai russi un cambio di spie, loro avrebbero dato ai russi Sorge e quelli avrebbero restituito ai russi una spia giapponese da loro catturata. Tutte e tre volte l’Urss rispose di no, e anche se negli archivi giapponesi non esiste prova di questi approcci.

 

La saga di Sorge la racconta a puntino il giornalista e scrittore americano Owen Matthews in un volume appena uscito in Italia (La spia perfetta, Edizioni Settecolori, 2025), che è l’ennesimo libro dedicato a questo che, come pochi altri, è un figlio del Novecento. Sono in molti, e fra loro Ian Fleming (il creatore di James Bond) a dire che Sorge è stato la più grande spia del secolo scorso. Di un tempo in cui le spie e lo spionaggio erano tutto fuorché uno scomparto minore delle guerre mondiali e non. Al tempo dell’attrito fra l’Urss bolscevica e la Cina nazionalista guidata da Chiang Kai Shek, nella sola Shanghai i russi avevano impiantato i rappresentanti dell’organizzazione mondiale dei sindacati, l’Internazionale della gioventù comunista, l’ufficio clandestino del rappresentante del Bureau dell’Estremo Oriente del Comintern, nonché la Commissione militare sovietica, fondamentalmente tutte organizzazioni spionistiche. Un esercito a sé.

 

E non che Sorge fosse irrigidito unicamente nel suo lavoro spionistico, uno che si spendeva tutto nel cavare segreti politici e militari ovunque potesse. Amava invece la vita, eccome. Forse fin troppo, specie in fatto di alcol e di belle ragazze. Provate a guardare la sua foto nella copertina del libro di cui stiamo dicendo, quel volto stagliato e quello sguardo che sembra penetrarti a fondo.

 

I giapponesi a lungo non ebbero alcun sospetto su di lui, almeno fino al momento in cui, nell’agosto del 1941, catturarono uno dei collaboratori che Sorge si era scelto a formare una squadriglia di spie valorosissima. “Ma no, io sono nazista!”, cominciò con l’opporre agli uomini del controspionaggio giapponese che gli si presentarono innanzi la mattina del 19 ottobre 1941, ma Sorge non aveva purtroppo elementi di che sorreggere a lungo questa linea di difesa. L’interrogatorio durò a lungo, senza che gli interroganti ricorressero alle maniere forti. Sorge cedette verso le 10,45 del sesto giorno dopo il suo arresto. Alla domanda se avesse svolto attività di spionaggio rispose: “Sì”. “Lei agiva per il Comintern?”. “Sì”. Dopo di che balzò in piedi e fece un paio di passi per poi sedersi di nuovo e scoppiare a piangere. Era destinato a passare gli ultimi tre anni della sua vita in una cella raggelante. Nel settembre del 1943 era stato condannato a morte per impiccagione, lui e un suo compagno e complice. Alla mattina del 7 novembre 1944 li portarono innanzi alla botola. Dopo aver chiesto invano una sigaretta, Sorge ebbe il tempo di pronunziare ad alta voce in giapponese tre nomi: Armata Rossa, Partito comunista Internazionale, Partito comunista sovietico. Dopo di che la botola si spalancò.