Terrazzo

Due cuori e una tiny house: dimentichiamoci delle ville, il futuro è piccolo

Giulio Silvano

Nel real estate americano stanno facendo breccia le case piccole, perché piccolo è bello. Si tratta di un mercato in ascesa, tanto che anche su Amazon si vendono casette pronte da sistemare nel tuo terreno, che puoi acquistare per circa diecimila dollari

Un nuovo record nel mercato immobiliare americano, una casa a Naples, in Florida in vendita al prezzo: 295 milioni. La più cara del continente (comunque meno di Villa la Certosa. Anche perché a Naples non ci andavano Blair, Putin e Bush). Ma a parte queste perle da Guinness, nel real estate americano stanno facendo breccia le tiny house. Mercato in ascesa. Piccolo è bello. Dopotutto anche Elon Musk viveva in una prefabbricata, “la Casita”, 34 metri quadrati con esterni che la fanno sembrare un capanno degli attrezzi di plastica del Brico. Costruita a Las Vegas, trasportata in Texas. Poco meno di 50mila dollari, compresi gli interni da airbnb standard con finti parquet grigi. 

E anche su Amazon si vendono, in stili diversi, casette pronte da sistemare nel tuo terreno, roba che ti porti via con diecimila dollari. Ovviamente anche questo trend deve essere teorizzato, e si chiama Tiny-house movement. Tutto ispirato al Walden di Thoreau, e già ne parlavano i post-hippie degli anni ‘70. Ora se ne esaltano ancora di più le qualità ecofriendly nel mondo millennial: meno spazio, meno consumi, meno cose puoi comprare da metterci dentro. La gente che posta i reel ti fa vedere come ci si vive, cercando di sorprenderti che sì, c’è anche la doccia, e anche il frigo! E poi vogliono sottolinearti, con fervore, che “da quando vivo in una casa grossa come uno sgabuzzino delle scope ho capito il vero valore della vita”. Un po’ come quegli articoli, che ora fa anche Rep, tipo: “facevo la manager in una grossa città, ora coltivo tuberi e sono felice”. Less is more, ma applicato ai metri quadri. L’essenziale è sempre visibile, perché mancano gli stanzini. Ma non è un caso, nonostante sia venduto come scelta di vita, questo trend così instagrammabile, sia contemporaneo ai prezzi folli delle case, ai mutui alle stelle. E infatti i comuni le iniziano a usare anche per la crisi dei clochard. “Little boxes on the hillside…” cantava Malvina Reynolds.

Se ne vendono a cupola, un po’ Villaggio dei Giornalisti, e altre che sembrano gli ufficietti dei geometri in mezzo ai cantieri, ci sono quelle con la vibe capanna nel bosco e quelle ipercontemporanee da scogliera scandinava, quelle cubiche smart e quelle che sembrano container arredati, quelle uguali alle roulotte da backstage hollywoodiano e quelle che sembrano bungalow di un camping sul lago di Garda. Chi le ha scelte insiste su sgabelli impilabili, armadi “intelligenti”, e sugli specchi come strumento per allargare gli spazi, sorridendo mentre si infilano a fatica in una cuccetta sopra la cappa della cucina. “Qui ho tutto quello che mi serve”. Nessun collezionista, nessun bibliofilo, giusto qualche pianta. 

E mentre le micro home prefabbricate iniziano ad avere fan anche in Italia, gli americani scoprono le famose case a un euro nei paesini del mezzogiorno. “Una casa al prezzo di un caffè”, dicono, e sperano di trasferirsi in un borgo della Basilicata disabitato pensando che sia come vivere in una puntata di White Lotus. 

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