Ansa

Terrazzo

Venezia, un sogno sotto vetro

Giacomo Giossi

Murano e i suoi lampadari in mostra in piazza San Marco contro l’overtourism. Un gesto d’arte contemporanea là dove spesso prevale il  gusto del kitsch

Alle volte per determinare un cambiamento è necessario proprio partire dal centro, là dove in una  città come Venezia tutto parrebbe ormai perduto a favore della folla turistica che si trascina confusamente tra una calle e l’altra, direzione piazza San Marco. Un movimento confuso, ma desideroso di cogliere e riconoscere quel pezzo di sé nella storia in un vorticoso intreccio di essere e apparire che lascia la folla stravolta e stracca abbandonarsi là dove capita e dove può.

Così – come forma di restituzione del senso di un luogo – dopo il restauro a cura di David Chipperfield degli spazi delle Procuratie Vecchie che ospitano la Fondazione The Human Safety Net e dopo l’apertura di una piccola, ma significativa sede della storica libreria Toletta, sempre sotto gli archi delle Procuratie Vecchie in piazza San Marco hanno preso luce i dodici lampadari d’artista di Murano illumina il mondo che resteranno accesi fino alla fine di febbraio. Un allestimento pensato e curato dal gruppo di The Venice Glass Week. Un connubio che sta tra l’addobbo natalizio e l’allestimento d’arte. Un’opera aperta che nelle fredde notti veneziane offre inedite striature luminose passeggiando sotto i portici. Un gesto d’arte contemporanea là dove spesso prevale il  gusto del kitsch (non voluto) e dove a un’interpretazione della storia dell’arte si predilige una conservazione sterile che riproduce solo spazi anestetizzati che in un imprevisto ribaltamento fanno assomigliare sempre più Venezia al Venetian Resort di Las Vegas e non il contrario. Lo sforzo di Murano illumina il mondo è invece uno sguardo aperto che immagina un dialogo tra la storia artigiana muranese e la contemporaneità elaborando manufatti d’arte che esemplificano quanto può ancora offrire un’alta qualità di lavorazione del vetro unita a un design e a una visione che sappia andare oltre una gabbia estetica estremamente limitante. Tra gli artisti coinvolti Philip Baldwin e , Monica Guggisberg, Michael Craig-Martin e Ritsue Mishima. Un lavoro che ha visto gli artisti lavorare fianco a fianco ai maestri muranesi, là dove l’idea si intreccia alla pratica, la visione al fare. 

 

Da citare Nature di luce, ideato da Marcantonio Brandolini d’Adda, libero battitore della cultura vetraria veneziana, che con Laguna-B da anni promuove un’idea nuova del vetro e dei suoi manufatti. Veneziano d’adozione, Brandolini d’Adda ha immaginato il suo lampadario (in collaborazione con il maestro Roberto Beltrami, e il progettista Giacomo Bernello) come un vero e proprio ecosistema autosufficiente, con acqua e piante in grado di restituire luce e quindi vita. Un approccio nuovo alla produzione artistica del vetro che indica una possibilità nuova per la stessa città, una visione che non rinnega la storia, ma che non la riduce ad una Ztl con carico e scarico di corpi turistici. Un tentativo di far slittare lo sguardo illuminando là dove si pensava di aver già visto e provato tutto. Trasformare un esito nefasto in un ultimo gesto di grazia a di gioco. Una nuova possibilità per illuminare Venezia e il mondo. 
 

Di più su questi argomenti: