Illustrazioni dal film “Radical Landscapes” di Elettra Fiumi 

terrazzo

Radicali sul grande schermo. Un documentario celebra gli architetti fiorentini del gruppo 9999

Manuel Orazi

Si fece conoscere a livello internazionale per l’inclinazione ecologista dell’attualissima Casa Orto. E poi lo Space Electronic, la discoteca vicina a Santa Maria Novella inaugurata nel '69 e nell’occhio del ciclone della rivoluzione sessuale e dei linguaggi

Ha impiegato nove anni Elettra Fiumi, terza figlia di Fabrizio Fiumi (Firenze 1943 – Los Angeles 2013), tra i fondatori del gruppo 9999, a realizzare il docufilm "Radical Landscapes". Tanto ci è voluto per tendere questo arco tra la morte del padre e la nascita della figlia, Luna, presentata con un coupe de théâtre via Zoom alla fine della proiezione durante la rassegna Schermo dell’arte, tra i lacrimoni della nonna Terry, cui il film è dedicato, del fratello Morgan e di tutta la caotica famiglia radicale presente in sala. C'erano infatti anche Arabella, figlia di Adolfo Natalini, Yates figlio di Cristiano Toraldo di Francia oltre a Gian Piero Frassinelli ultimo dei Superstudio e agli ex Ufo Lapo Binazzi e Patrizia Cammeo fra molti altri.

 

Negli anni la tribù radicale si è intrecciata con la comunità angolosassone, non solo perché lungo i viali c’è il vecchio e romantico cimitero degli inglesi, ma perché la comunità angloamericana è stabile qui e Florence è un nome molto comune sia in UK sia in USA per via dei libri di John Ruskin, Henry James e compagnia scritti sotto la cupola di Brunelleschi. Anche i 9999 usciti dal cilindro di nuovo nel 2017 alla mostra Utopie radicali curata da Pino Brugellis, Alberto Salvadori e Gianni Pettena a Palazzo Strozzi – la prima che Firenze abbia dedicato a tutte alle sue neoavanguardie – erano legati agli Usa non solo per vincolo di matrimonio ma anche per interesse interdisciplinare, affascinati dal cinema di Hollywood, dall’arte Pop, dalla Beat Generation, da Bob Dylan e dalle insegne al neon di Las Vegas.

 

Nato come gruppo 9999 e poi diventato solo 9999, si fece conoscere a livello internazionale per l’inclinazione ecologista dell’attualissima Casa Orto, progetto vincitore nella leggendaria mostra del MoMA curata da Emilio Ambasz Italy: The New Domestic Landscape (1972). Il collettivo era nato da studenti della facoltà di Architettura di Firenze, Giorgio Birelli, Carlo Caldini e Paolo Galli, uno più strano dell’altro, Galli il più strampalato con la sua fissa di costruire una nave per raggiungere i mari della Cina, ma “nessuna idea è più grande dell’uomo che l’ha concepita”, commenta Natalini con la sua voce calda in questo delicato docufilm che per via della lunga gestazione ha visto purtroppo perire molti dei suoi protagonisti nel frattempo.

 

Fra tante opere spicca lo Space Electronic, la discoteca vicina a Santa Maria Novella inaugurata nel 1969 e dunque nell’occhio del ciclone della rivoluzione sessuale e dei linguaggi, costruita non solo per ballare ma anche per offrire un nuovo “spazio di coinvolgimento” che poi era il tema del corso di Leonardo Savioli, maestro di tutti i radicali. Ecco allora oggetti riciclati, tende di paracadute, proiettori, luci al neon e happening di ogni tipo compreso una scandalosa performance del Living Theater “Paradise Now” sceneggiata da Julian Beck e Judith Malina. Non solo lacrime, ma anche molte risate, come quando Fabrizio Fiumi spiega come nelle loro motociclette alla Easy Rider non poteva mancare una coperta piegata sul serbatoio “nel caso tu imbroccassi”, delizioso toscanismo che non è necessario tradurre.