Archizoom Associati, poltrona Mies, produzione Poltronova

Distruggere gli oggetti per abitare da radicale

Michele Masneri

Ad Ascoli Piceno le opere domestiche di Superstudio & c.

Ancora radicali, per sempre radicali. Dopo le grandi mostre (come quella al Maxxi di Roma) eccone un’altra, piccola ma interessante, organizzata dalla SAAD, Scuola di architettura e design di Ascoli Piceno, alla Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini fino al 9 marzo.

 

L’ideatore, Gabriele Mastrigli, massimo esperto del gruppo fiorentino Superstudio di cui ha curato tutte le opere, ha imbastito un percorso diviso in due: nella prima stanza alcune opere sceltissime di Archizoom, Ugo La Pietra, Ettore Sottsass Jr., Superstudio, a partire da uno storico numero di “IN – Argomenti e immagini di design” del 1971 che dà il nome anche a questa esposizione: “The Undomestic House, la distruzione dell’oggetto”. I progetti dei radicali, sparsi fra tutti i musei del mondo e anticipati solo dalle tavole immaginifiche e un po’ irrazionali di Sottsass, il loro fratello maggiore, hanno rivoluzionato il design e l’arredamento ripensando proprio l’abitare in generale prima ancora che i suoi componenti.

 

In epoca di contestazione distruggere gli oggetti significava destrutturarli e scarnificarli, rivederli in versione “critica”, come la nouvelle cuisine ha fatto con le lunghe cotture tradizionali. In maniera radicale, e contemporanea: per questo la sedia Mies degli Archizoom, il “piccolo altare sontuoso ed economico per la venerazione di divinità storicizzate” di Sottsass, gli istogrammi di Superstudio e i dispositivi comunicativi di La Pietra oggi parlano ancora agli studenti, autori dei progetti esposti nella seconda stanza, anche questi sceltissimi nel loro “radicalismo” aggiornato e rivisto.

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