Screenshot da YouTube

Serie tv

Per il seguito di “Call my agent” si spera in un po' di cattiveria in più

Mariarosa Mancuso

La versione italiana di “Dix pour cent” è ora alla terza stagione. Federico Baccomo, ormai sceneggiatore unico, ha celebrato i conflitti, motore primo della narrazione e quindi della sceneggiatura ben scritta. Senza conflitti non esisterebbe Romeo e Giulietta, e neanche una storiella da mezz’ora

Il diavolo sta nei dettagli. Vale anche per le serie che per comodità e pigrizia ancora chiamiamo televisive. Hanno messo in disordine gli scaffali dell’ufficio CMA – sta per Claudio Majorana Agency, agenti che curano gli interessi degli attori – e qualche dossier è arrivato sulle scrivanie, accanto ai computer. Nelle passate stagioni i tavoli erano intonsi, ora cominciamo a credere che agenti, assistenti, segretarie stiano lavorando. Succede nella terza stagione della serie “Call My Agent”: versione italiana, con titolo internazionale, della serie francese “Dix pour cent” (la percentuale che spetta all’agente sulla cifra guadagnata dell’attore, ormai da tutti chiamato “talent” che fa più chic).

 

Una percentuale standard, vedremo in questa stagione che all’occasione – un attore che vuol mollare tutto per andare a conquistare gli ottomila metri del Nanga Parbat, inteso come massiccio nel Kashmir (“Tanga Parbat” per i romani che non lo hanno mai sentito nominare) – può scendere di un paio di punti. Il primo episodio (saranno sei, su Sky e in streaming su Now il 14 novembre) commemora Elvira Bo, l’attrice Marzia Ubaldi: la veterana tra i professionisti in forze alla CMM. Punto d’incontro tra il cinema italiano passato e presente, aveva un cagnetto di nome Marcello. Nel testamento lascia le sue quote in parti uguali agli agenti. Tranne una golden share che ognuno vorrebbe. Per questo fanno la corte all’attore (lo interpreta Luca Argentero) che ha deciso di lasciare il set per la vita di famiglia. Sulla spiaggia, paiono i congiurati. Si giurano eterna fedeltà. Durerà fino alla fine dei sei episodi? Spoiler: ci saranno prove da superare. Federico Baccomo, ormai sceneggiatore unico – si registrano i nomi di Camilla Buizza e di Tommaso Renzoni, nei crediti di stagione – ha celebrato i conflitti, motore primo della narrazione e quindi della sceneggiatura ben scritta.

 

Senza conflitti non esisterebbe Romeo e Giulietta, e neanche una storiella da mezz’ora. Qui, per esempio, se Maurizio Lastrico riuscisse al primo colpo nell’intento di consegnare l’anello di fidanzamento alla sua bella, sparirebbe un tormentone (e una battuta su Frodo Baggins). La consegna è continuamente interrotta. Alla bionda agente Lea (l’attrice Sara Drago) piacciono le donne. Seguendone una, finisce in un lussuoso albergo – a letto saranno in tre. Vittorio – possiamo dire l’agente senior senza che nessuno si offenda? – va dall’astrologo, gli hanno detto che emana vibrazioni negative. Il film dove recita Sofia (Kaze, giovane attrice e cantante che ha vissuto metà della vita in Africa e l’altra metà in Italia) è uscito al cinema, ma a vederlo sono soltanto in due, e lei è molto depressa. Un episodio della terza stagione ha come guest star Stefania Sandrelli. L’attrice assolutamente vuole girare il film “Nonita” – titolo rubato a Umberto Eco, una Lolita diversamente giovane – diretto da una regista prodigio che ha vinto il Leone d’oro con il primo film. Non vuole Stefania Sandrelli – che pure era il suo idolo da ragazza – per via un malinteso. Pesante, ma se il personaggio deve essere la versione femminile di Nanni Moretti incrociato con Paolo Sorrentino, qualche parola forte ci sta.

 

La regista ha i capelli a treccine, ma son più spesso i maschi a vincere un premio e a montarsi la testa. L’agenzia non va come si vorrebbe, una grande ditta americana vorrebbe acquisirla. Maurizio Lastrico-Alex è ferocemente contrario. Emanuela Fanelli torna nel ruolo della rompiscatole mitomane. Speriamo in qualcuno di cattivo, per il seguito. Tutti recitano da cinema, non da antico teatro.

Di più su questi argomenti: