Ricetta Seriale

Expats, un thriller psicologico al femminile

La nuova serie disponibile su Amazon Prime Video è tratta dal romanzo di Janice J.K. Lee, prodotta da Nicole Kidman e diretta da Lulu Wang

Gaia Montanaro

Un misteriosa tragedia che ha come protagoniste tre donne e una città, Hong Kong, piena di contraddizioni, in cui l’alto e il basso si compenetrano, dove lo scintillio delle luci dei grattacieli si mescola alla modestia dei quartieri cinesi

È arrivata un po’ in sordina su Amazon Prime Video Expats, serie in cinque episodi (dalla lunghezza varia, l’ultimo è di un’ora e mezza ad esempio) prodotto e interpretato da Nicole Kidman e che ha al centro una misteriosa tragedia e tre donne che, ciascuna a proprio modo, provano a fare i conti con questo dramma. Siamo a Hong Kong dove appunto Mercy (Ji – Youn Yoo), venticinquenne senza una direzione nella vita e con un incidente alle spalle di cui pare essere la causa, Margareth (Nicole Kidman), madre di due figli e con un terzo che è scomparso e Hilary (Sarayu Blue), vicina di casa di Margareth, sua grande amica alle prese con una profonda crisi coniugale e con un rapporto con l’amica che pare essersi deteriorato per sempre vivono da fuori sede, americane espatriate.

  

Margareth vive come in una bolla – tipica di chi è espatriato in un paese lontano dove non c’è famigliarità con cose e persone – attanagliata da un dolore costante per la perdita del piccolo Gus avvenuta un anno prima. Tutto per lei è rimasto cristallizzato al giorno della tragedia e Margareth fatica ad andare avanti, a ritrovare la propria identità e un senso del vivere in una realtà dai contorni sfocati. Vive una vita da iper-benestante – come Hilary del resto – fatta di case di design, collaboratori domestici e macchine con autista. Apparentemente desiderabile ma intrinsecamente fasulla, vuota. Ultimamente distaccata dal luogo in cui prende forma. Una collateralità di personaggi secondari, non da ultimo le collaboratrici domestiche, impreziosisce un racconto dall’anima profondamente corale. Si narra di un microcosmo che si coagula attorno a un dolore e ne restituisce ciascuno una parte. La voce narrante è quella di Mercy, baby-sitter in prova quando Gus è scomparso e che è portatrice del tema del senso di colpa, che grida la necessità di essere perdonata – lei che si sente irredimibile. Sullo sfondo, ma parte integrante e sempre più rilevante della narrazione via via che si procede, la città di Hong Kong, piena di contraddizioni, in cui l’alto e il basso si compenetrano, dove lo scintillio delle luci dei grattacieli si mescola alla modestia dei quartieri cinesi. La serie, tratta dal romanzo di Janice J.K. Lee è diretta da Lulu Wang. 

  

Qual è l’estetica di Expats? Sostanziale elemento narrativo della serie è l’ambientazione e il racconto della città di Hong Kong. Un miscuglio di registri e suggestioni, crocevia tra habitus culturali occidentali e orientali, dove ricchezza e povertà vivono a stretto contatto e l’atmosfera pare sempre sospesa e tipica di un non luogo. Predominano, negli interni, colori dei toni del crema e del beige che, in modo straniante, virano spesso al giallo (livido e a tratti sinistro). Moquette a ventagli, vetro e metalli, qualche pianta e pochi colori. Tutto dice di una spersonalizzazione, di un luogo che è e non è insieme. Che forse ha perso (o mai avuto) il suo fuoco.

  

Qual è il tono di  Expats in due battute?

Gente come me verrà mai perdonata?

Amo la mia famiglia ma ho un costante desiderio di lasciarla. 

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