SAVERIO MA GIUSTO
Scanu e Napolitano. Per Pupo dietro alla scelta del vincitore del Festival ci sarebbe il Quirinale
Se quello che ha detto il cantante di "Su di noi" fosse vero, allora si spiegherebbe anche la vittoria dei Maneskin: è stata la volontà atlantista di Mattarella
Enzo Ghinazzi in arte Pupo ha rivelato in un’intervista al quotidiano la Repubblica che nel 2010 lui, Emanuele Filiberto di Savoia e il tenore Luca Canonici avevano vinto il Festival di Sanremo con la canzone “Italia Amore Mio”; ma la sera della finale una telefonata del Quirinale bloccò il verdetto, facendo scalare il trio al secondo posto della classifica e facendo assegnare la vittoria a Valerio Scanu. All’epoca il Presidente della Repubblica era Giorgio Napolitano: evidentemente Scanu era un insospettabile “migliorista” del pop italiano. E per quelle strane convergenze parallele della storia, Scanu si ritrovò così a essere scelto da Napolitano soltanto un anno prima che la stessa sorte capitasse a Mario Monti -nel suo caso vincitore della Presidenza del Consiglio nel 2011. Resta da chiedersi come mai Napolitano non fece senatore a vita anche Valerio Scanu. Se quanto affermato da Pupo fosse vero, si spiegherebbe così anche la vittoria dei Jalisse nel 1997: fu opera di Oscar Luigi Scalfaro. Mentre a Sergio Mattarella dobbiamo la vittoria dei Maneskin (primo posto molto atlantista) e di “Brividi” cantata dal duo composto da Mahmood e Blanco (in difesa dei valori europei). Ma c’è da crederci? Le cose stanno davvero così? Pupo sta a Sanremo come Giuliano Amato alla strage di Ustica? (Perché non proviamo a chiedere di Sanremo ad Amato? E di Ustica a Pupo?).
Secondo lo scenario rivelato da Ghinazzi, il vincitore del Festival di Sanremo non è scelto dal televoto, con l’orchestra, la sala stampa e la giuria demoscopica, ma dal Quirinale, con il Vaticano, la Cia e il Mossad. Questo spiegherebbe anche la proposta di riforma Costituzionale voluta da Giorgia Meloni: con il premierato e il conseguente ridimensionamento dei poteri del Presidente della Repubblica, il vincitore di Sanremo lo sceglierebbe direttamente Palazzo Chigi. Questo consentirebbe a Meloni di assegnare la vittoria già dal prossimo anno a Povia -che quest’anno non è nemmeno entrato nella lista dei trenta cantanti in gara per intervento diretto dei corazzieri; e il tutto in un Festival a conduzione Pino Insegno. Ad Amadeus dunque quest’anno spetta il compito di difendere la Costituzione, che altro non è che il regolamento di Sanremo (e viceversa). Oppure, forte di un consenso che solo gli ascolti televisivi sapranno quantificare, ad Amadeus spetterà il compito di farsi padre costituente in soli cinque giorni e di rilanciare con un suo progetto di riforma del Festival -e di conseguenza dell’Italia. Il rischio ovviamente è quello del conflitto istituzionale: altro che governo contro magistratura, se la maggioranza dovesse apertamente scontrarsi con la direzione artistica del Festival di Sanremo saremmo alla guerra civile. Il rischio è che in un clima di caos e tensione sociale alle stelle, il nuovo Capo di Stato maggiore delle forze operative terrestri, il generale Roberto Vannacci, occupi militarmente l’Ariston durante l’ultima serata, imponendo una classifica marziale e un vincitore in divisa. Secondo alcune fonti del ministero della Difesa ci sarebbe già il pezzo designato alla vittoria: di Vannacci, Sangiuliano e Vannacci, “Sole Cuore Golpe”. Dirige l’orchestra il maestro Beatrice Venezi. Canta Morgan.
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