Recensire Upas

Un posto al sole è la soap che spiega l'Italia 

Annarita Digiorgio

Dalla ragazza che finge di essere stata stuprata all'intellettuale di sinistra che attacca la cancel culture: la serie di Rai Tre è controcorrente e mai banale. Ne parliamo da oggi, ogni giorno, sul sito del Foglio

Un Posto al sole (Upas), la soap di Rai Tre firmata da Giovanni Minoli, da 28 anni è la nostra preferita perché è ogni giorno contemporanea, leggera e popolare. Entrando nelle case degli italiani che alle 20.30 non seguono i talk della politica, funziona meglio degli ospiti che litigano fra loro nei salotti televisivi. Controcorrente e mai banale.

Un mese fa aveva fatto scalpore la storia della ragazza che aveva finto di essere stata stuprata rischiando di rovinare la vita a una famiglia intera, lasciando al telespettatore (in un momento in cui fuori dalla fiction si inaspriscono le pene preventive per gli uomini che vengono denunciati) il dubbio che anche una donna può mentire, e che anche un uomo può essere innocente. Come è successo per Kevin Spacey e Paul Haggis. Ma se nel resto del palinsesto televisivo certe cose è meglio non dirle, Upas, forte del suo zoccolo duro, non teme attacchi. 

Ora è il momento della cancel culture. Michele Saviani è un giornalista un po' pesantone, intellettuale di sinistra, politicamente corretto. Nel suo programma radiofonico ha raccontato della scuola del Massachusetts che ha bandito l’Odissea perché razzista: “È assurdo imporre degli standard morali che impediscano il libero scambio di informazioni, di idee, linfa vitale in una società liberale”. Il direttore della radio, Filippo Sartori, il figlio di papà del palazzo, ha chiesto al giornalista di rivedere la sua posizione. Anche qui è andato in scena un ribaltamento del mainstream che vuole la sinistra a difendere dai liberali la cancel culture.

Di più su questi argomenti: