"Una poltrona per due" e non solo. I classici di Natale rivisti con sguardo contemporaneo

Manuel Peruzzo

Misoginia, violenza, linguaggio offensivo, omofobia. Rassegna dei film propinati a ripetizione sotto le feste dalla tv generalista, con la lente del moderno politically correct

Natale non è natale senza classici televisivi. È difficile programmare film generalisti tenendo conto della sensibilità di tutti. La morte ti fa bella? Offende le donne che non si piacciono, demonizza la chirurgia plastica. Pretty Woman? Il titolo non può passare la censura, urla donna oggetto, e neanche il messaggio: puoi sentirti realizzata solo con un uomo che per risparmiare sul tuo tariffario ti sposa. Mary Poppins? Tutti bianchi ricchi e viziati, a questo punto tanto vale un documentario sui suprematisti alt right, o Il Piccolo Lord che è la storia di uno sugar daddy che cresce il futuro Donald Trump, per fortuna è del 1980 e ormai la videocassetta è marcita in qualche scaffale. È passato parecchio tempo e possiamo rivedere i classici con uno sguardo contemporaneo.

Mamma ho perso l’aereo e Mamma ho riperso l’aereo (Chris Columbus, 1990, 1993)

Kevin è figlio unico e gender fluid perché nessuno fa più figli. È Natale e si pensa a Parigi ma i gilet gialli spaccano le vetrine e allora si va a fare un giro al centro commerciale che però è chiuso per la lotta alla povertà, e allora si sta a casa che si sta sempre meglio. Kevin è un bambino creativo: mette colla ovunque, salta sui letti con le scarpe, accende i fornelli e fa esplodere i petardi in cucina ma va tutto bene perché siamo in una famiglia montessoriana e la madre lo ha avuto a 40 anni con la fecondazione assistita quindi gli dice sempre bravo. Decide all’ultimo di invitare i parenti a casa ma tutti hanno qualcosa da fare. Lo zio lavora, la nonna è murata in casa, i cugini sono partiti per le Maldive. Così si ritrovano in compagnia dei tre cani a mangiare una pizza e guardare un vecchio film degli anni ottanta. Arrivano i ladri ma se ne vanno subito perché si ricordano che la povertà è abolita e quindi vanno a spendere il reddito di cittadinanza tutto in prostitute e panettoni. Tutti sono contenti e ringraziano i sovranisti per le tante cose belle.

S.O.S. Fantasmi, cioè Scrooge oggi (Richard Donner, 1988)

Francis Xavier Cross lavora per una multinazionale e passa il tempo a litigare online. I dipendenti lo disprezzano ma nessuno glielo dice apertamente perché non vogliono essere licenziati, quindi glielo scrivono con account civetta su twitter; picco in pausa pranzo. Xavier detesta il Natale da quando Claire, la sua ultima fidanzata, è partita la vigilia per salvare le foche dai cacciatori e le tartarughe dai sacchetti di plastica. Ultimo regalo di Natale di lui a lei: un buono Esselunga. Ultimo regalo di lei a lui: il Kamasutra. A Xavier viene un’idea geniale per conquistare il mercato cinese, far mangiare una modella del cibo in scatola per cani usando le bacchette mentre dice “cane buono cane”; un suo dipendente, Eliot, gli fa notare sommessamente che il suo umorismo da uomo cis bianco occidentale potrebbe non essere capito, o peggio: potrebbe essere capito. Eliot viene licenziato e siccome ha il mito del posto fisso divorzia dalla moglie e torna a vivere con la mamma giocandosi la paghetta guardando tipe in mutande in chat che poi in realtà sono nigeriani che mandano falsi filmati e finisce in una truffa romantica. Nel frattempo il mercato cinese chiede la testa di Xavier Cross. Arrivano i fantasmi del fisco passato, presente e futuro e gli fanno il culo. Xavier guarda le stories su Instagram di Carol in cui lei promuove braccialetti fatti con materiale di scarto e capisce che ha sbagliato tutto e che deve essere buono e fa una diretta Facebook in cui dice “siate voi stessi sempre, col cuore”. Tutti lo perdonano perché capiscono che è veramente cambiato. Claire torna ed è già incinta.

Una poltrona per due (John Landis, 1983)

Rudolph e Mortimer fanno una scommessa: è l’ambiente che crea l’uomo e non il corredo genetico. Prendono un accattone, Billy Ray Valentine, e lo trasformano in Mark Zuckerberg, e prendono Louis Winthorpe III, cresciuto in buona famiglia e laureato a Harvard, e lo trasformano in un freelance collaboratore di giornali. Valentine si abitua subito al lusso della Silicon Valley e distrugge l’editoria, passa il tempo con la sua nuova moglie cinese e a difendersi dal governo che gli chiede norme sulla privacy. Winthorpe si sveglia a mezzogiorno, è divorziato e vive con due studenti a Buccinasco, mangia negli all you can eat a dieci euro e si nasconde il pesce nelle mutande, quand’è il momento di emettere fattura si sente rinascere ma quando scopre della fatturazione elettronica imbraccia il fucile e fa una strage che a confronto Michael Douglas era Mary Poppins (e poi lui amava il regime forfettario). Quando scoprono della scommessa Winthorpe viene assunto da Enrico Mentana a Open: non è mai troppo tardi per essere giovani.

Love Actually (Richard Curtis, 2003)

La trama è sintetizzabile in: troppe persone dichiarano in modo inappropriato il proprio amore. Lo si trasforma in una serie Netflix da 24 episodi di un’ora, cento personaggi, ma anziché dichiarare il proprio amore se ne stanno tutti in casa a sextare, qualcuno viene arrestato (pensavo fosse amore e invece era minorenne). Ognuno ha una cena di Natale ma siccome le famiglie sono allargate e molto divorziate ogni persona ha 20 cene contando colleghi di lavoro, ex colleghi di lavoro, amici, nonni, genitore 1, 2, 3, pranzi coi suoceri, coi futuri suoceri, con gli ex suoceri, con gli avvocati divorzisti, con il prete, con lo psichiatra, coi cani. Tutti si amano molto ma hanno anche sviluppato un’allergia alimentare e questo complica il menù. Nel finale si ritrovano nell’unica farmacia aperta e si scambieranno blister di pace e affetto. 

L'amore non va in vacanza (Nancy Meyers 2006)

Amanda e Iris si scambiano casa via Airbnb. Amanda da Milano va a Roma e Iris da Roma a Milano. Amanda appena scesa dal treno si ritrova a inciampare tra sacchi della spazzatura, buche nelle strade, guarda spelacchi a cui cadono le palle e gabbiani famelici e facoceri come gazzelle e bus in fiamme, e le sembra di stare in Jumanji però è arrivata al Pigneto. Vuole tornare a casa o andare alle terme in Valle D’Aosta, che almeno svolta con una nuova foto profilo, ma arriva il fratello di Iris che è Jude Law e allora grazie al cazzo, rimane e ci limona, quando le ricapita a Milano dove i single che conosce sono tutti commessi che ballano su Ariana Grande?

 

Iris invece è al settimo cielo e ha smesso di fotografare l’immondizia e i tramonti sul Tevere per fotografare i biglietti dei mezzi pubblici. Inizia anche a dire cose come “la sacher di Knam è sopravvalutata” e “Cracco in galleria mi ha delusa”. E poi la casa di Amanda è in Area C, 80 metri quadri, ascensore, appartamento ampio e luminoso, arredato tutto da Tom Ford e Miuccia Prada, e per un attimo pensa di diventare una squatter. Poi si ricorda che le mancano i gabbiani che volano sul Tevere. Scende una lacrimuccia. Ma cambia la serratura. Buon Natale.