Antonella Clerici, conduttrici di "Portobello"

C'è la recessione e nessuno guarda più la televisione

Manuel Peruzzo

Quest'anno in televisione fanno flop sia i vecchi sia i nuovi format. E anche i reality non vanno meglio

È la stagione dei flop. In tempi di recessione economica, sessuale e culturale sembra che pur di non guardare la televisione ci siamo trovati tutti un hobby. Da quando esiste l’auditel è uno scontro all’ultimo telecomando. Antonella Clerici col suo Portobello (RaiUno) perde contro i fenomeni di Tú sí que vales (“Ultima puntata e trionfo da record: ascolti, la terrificante impresa di Mediaset” titola Libero, e infatti persino Iva Zanicchi giudice batte il pappagallo: 29,84 per cento di share contro 14,12 per cento). Non va meglio all’ex lady sovranista, Elisa Isoardi, ereditiera della Prova del Cuoco (RaiUno) che perde contro Forum della Palombelli (“Il pubblico è bollito: mai ascolti così bassi” scrive Repubblica, e diventa un caso politico con Michele Anzaldi che presenta un’interrogazione in Vigilanza Rai: “Con la conduzione di Elisa Isoardi persi seicento mila telespettatori”). Mai cambiare abitudini agli anziani, ci vuole tempo prima che accettino la nuova conduzione e le nuove ricette, non è bastato mettersi il grembiule (senza mai macchiarsi le camicie di seta non può esserci empatia), chissà se Isoardi è disposta a ingrassare, mettersi i pantaloni con l’elastico e presentarsi in pantofole per essere “una di noi”. Finirà a mangiare spaghetti al ragù?

  

Se i vecchi format come Mai dire Talk non funzionano, figurarsi i nuovi. Saviano invisibile con Kings of Crime (Nove) inchiodato all’1 per cento di share (sembra Cartabianca della Berlinguer, ma se non ti chiami Berlinguer finisci in soffitta). E non parliamo della Rete Quattro de-populistizzata, una La7 che non ce l’ha fatta. Floppa l’Ellen DeGeneres Show della Rai, Vieni da me, nome che pare una richiesta allo spettatore. Non convincono Manuela Arcuri col deodorante in mano che le ricorda quando faceva la coatta in Viaggi di Nozze, i lutti di Rosanna Lambertucci, Anna Mazzamauro che racconta che Villaggio la scelse in quanto cesso, Cristina D’Avena che non è mai riuscita a spostare gli oggetti del padre morto, Maria Teresa Ruta che racconta del tentato stupro subito negli anni settanta. Mai una gioia. Balivo le fa piangere tutte, ma non ci basta. E su Instagram coi bigodini (Isoardi, impara che se vuoi impietosire devi essere meno figa) ammette che è stata colpa sua, che: “La televisione ha i suoi tempi, un programma non diventa un successo da un giorno all'altro. Noi non siamo ancora una famiglia, ci dobbiamo conoscere”. Se continua così finirà che torneremo a leggere buoni libri.

  

I reality non vanno meglio, troppi, uno dopo l’altro, con lo stesso cast fisso che fa “un magnifico percorso” ogni tre mesi. Pechino Express è partito bene e ha perso colpi diventando la stagione meno vista in assoluto (ci rifiutiamo di credere che Emanuele Filiberto possa fare qualsiasi cosa meglio di Costantino Della Gherardesca), la concorrenza, ammettiamolo, è spietata. Il giovedì sembra l’unico giorno di programmazione: la fiction L’Allieva (RaiUno), La Tv Delle Ragazze (RaiTre), X Factor (Sky), le puntate speciali del GF Vip su Canale 5, il quale è tutto fuorché un successo. Floppa anche Scherzi a Parte: “Esordio top con D'Urso, chiusura flop con Renzi” titola Affaritaliani, e pare un editoriale politico. E in questa situazione hanno tutti paura di andare in onda, temporeggiano, rimandano. Ci vediamo nel 2019, forse nel 2020, forse mai. Il Fatto scrive “Se Fiorello continua a temporeggiare è per paura di un flop”, e Fiorello, più svogliato di Corrado Guzzanti: “Avrò ancora voglia? Perché l’unico che non vuole fare il programma sono io”. Premesse peggiori solo per L’Isola dei Famosi che è programmata anche durante Sanremo. Sarà più gusto del brivido o prepararsi una giustificazione “non è colpa nostra, è Sanremo”.

 

In tv nessuno floppa mai, scrive Eugenio Bonacci nel nuovo numero di Link, Idee per la televisione nel monografico dedicato al fallimento curato da Fabio Guarnaccia e Luca Barra. Nessuno floppa perché i flop non esistono, vengono dimenticati, non se ne parla più. Se il programma inizia ad andare male te ne accorgi perché “quanti di solito ti scrivono per commentare le cose della tv, stranamente hanno messo tutti il silenziatore”, e “strano, non ci sono più promo di rete che danno l’appuntamento alla prossima settimana”, il conduttore ha il sorriso di ghiaccio ed è cordiale nonostante sia evitato da tutti. Il flop non esiste: non viene riconosciuto e gli addetti alla tv hanno codici per decretarne l’inesistenza. Share basso? Puntata troppo corta, era un programma alto, difficile, sperimentale, c’era una contro-programmazione pazzesca, è andato in trending topic tutta la sera e l’immancabile “gli ascolti non sono mica l’unico parametro per decretare il successo di un programma!”. Rimangono fuori le cavallette dei Blues Brothers.

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