Martina Attili (foto LaPresse)

La semifinale di X Factor conferma che nella vita comandi fino a quando puoi televotare

Simonetta Sciandivasci

Finalmente l'Italia s'è ribellata alla dittatura dell'adolescenza e ha tolto il microfono ad Attili e Gassman. Lo meritavano entrambi. Manuel Agnelli annuncia che non tornerà a fare il giudice. Uno in meno

Ricordate quella scena di Kill Bill, quando Uma Thurman fa fuori, uno a uno, gli ottantotto folli dell'Esercito degli Ottantotto Folli, e resta vivo solo un bambino, che trema e ha la spada sguainata, allora lei lo guarda con compassione, poi lo sculaccia, e gli dice: "Così impari a finire nelle mani della Yakuza" e lo manda a casa? E' la sintesi perfetta di quello che è successo ieri sera. Prendi un gilegiallista, trattalo male e ottieni meno soddisfazione di quanta ne abbiano data i voti degli italiani da casa: è proprio vero che nella vita comandi fino a quando hai stretto in mano il tuo telecomando e, soprattutto, puoi televotare. Grazie, italiani. Viva l'Italia del 12 dicembre, con le bandiere, nuda come sempre, ma pure quella del 6 dicembre, che era ieri, appunto, e che finalmente s'è ribellata alla dittatura dell'adolescenza, è tornata madre matrona e padre padrone, e ha tolto il microfono a Martina Attili e Leo Gassman. Lo meritavano entrambi, Gassman da prima di Attili, e Attili, al netto della sua antipatia (dovuta non alla vocina da scema, ma all'impostura: ragazzina, ma credevi davvero di farci fessi, credevi che non avessimo già visto un milione di finte problematiche? Tu l'artista dovevi fare, non un documentario sulla tua età, che peraltro è bella, anche se fa male, levati il trucco e vattela a godere). L'ultima volta, Attili aveva malmenato Bjork e l'aveva fatto con supponenza: nonostante questo, non le era stato torto un capello, perché - s'era detto - il pezzo era molto complesso e lei ha solo 16 anni, diamine, restiamo umani. Ieri, però, ha straziato (stonato, sbagliato, irriso, non capito) pure "The climb" di Miley Cyrus, e se non sai cantare Miley Cyrus a sedici anni, quando? "Fuori da qua mi divertirò di più perché potrò cantare le mie canzoni e non quelle degli altri, mi diverto ad avere la mia età", ha detto lei, prima di congedarsi dal gran rifiuto, dimostrando di non aver capito niente di niente e facendo così la prima cosa da sedicenne che le abbiamo visto fare su quel palco. Il talento puro, la strana, la pazza, l'eccentrica, la raffinata, la capace di tutto, la vincitrice, l'unica, inimitabile, irripetibile che però non sa cantare un pezzo più ordinario di un semaforo. Vedete cosa succede a sopravvalutare un giovane.

 

Leo Gassman dovrebbe essere in galera per quello che ha fatto a "Com'è profondo il mare" di Lucio Dalla, cioè cantarla come fosse "La mia storia tra le dita" di Grignani, e invece è a piede libero e il fatto che sia stato eliminato dal programma è una consolazione molto magra, dopotutto visto che la baracca chiude la settimana prossima, significa ce lo siamo sciroppato praticamente per tutta l'edizione, e chissà quali gravi lesioni abbiamo riportato. Parleremo con dei lobbisti, vedremo di farci rimborsare. "Io cerco di capire cosa dicono i giudici, ma non vedo cosa vedono loro", ha detto Gassman prima dell’esibizione numero uno, quella tra le pozzanghere (di modo che a casa il pubblico venisse sensibilizzato su come scarseggia l'acqua: bravi, autori e coreografi, davvero una scelta efficace, da diverse ore gli italiani hanno già smesso di bere, tanto li avete colpiti). Prima di andare via (non vi preoccupate, ché tanto ce lo ritroviamo a Sanremo), Gassman ha detto che per lui è stato più importante partecipare che vincere. E chissà quanti anni ci metteremo a digerirlo e dimenticarlo, e a non pensare ai suoi slogan di terza media quando riguarderemo un film con qualcuno dei suoi parenti maschi. Chissà quanto è difficile onorare la regola di non far ricadere le colpe dei padri sui figli e, soprattutto, il suo opposto.

 

Lodo cuor di Guenzi avrebbe potuto farlo da solo: essere lui a decidere il verdetto, e mandare a casa Gassman, ma ha preferito per l'ennesima volta non fare ciò per cui è stato chiamato e pagato, ovvero il giudice, e usare l'aiuto del pubblico. Grazie, pubblico.

 

Anastasio è ancora il nostro imperatore di tutto, ma ieri è stato meno bravo del solito, anche per lui è tempo di migrare, e meno male che è finita: un altro paio di settimane nella televisione italiana lo avrebbe trasformato in un autore di Ballando con le stelle. Ieri sera ha fatto un rap che era teatro canzone, l'ha recitato con l'enfasi delle veline che Pieraccioni ci ha spacciato per attrici in un numero impressionante di film, ma è facile perdonarlo perché è Anastasio e perché i testi erano comunque molto buoni (non strepitosi come gli altri, ma come dice Martina Attili: siamo umani, mica robot).

 

I Bowland non hanno niente da dire, lo ribadiamo, e anche a loro una settimana in gattabuia per quello che hanno fatto a "Amandoti" dei CCCP non farebbe male, ma condoniamo. Il fidanzato della cantante riesce a suonare (se quello è suonare) qualsiasi cosa, ieri ha fatto il gioco delle tre carte con due coppette e una bacinella d'acqua, una roba che gli avrebbero censurato persino al Moma (dove, dice Woody Allen, pure se uno si alza in piedi e vomita a qualcuno sembrerà arte). L'altro maschio, invece, è parso addormentarsi sul mixer, poverino tanto lui quanto l'altro, entrambi costretti a fare i contraltari della cantante, che fa tutto da sola, cosa che ci si può permettere quando si è Ornella Vanoni o Jeanne Moreau. E basta.

 

La fanciullina Luna fa sempre la stessa cosa e la fa bene. Fine.

 

Naomi ha fatto impazzire tutti, finalmente oltre che condimento perfetto è diventata pietanza, e solo Fedez poteva riuscire a tirar fuori una Gwen Stefani da Maria Callas. Bravissimo lui, bravissima lei. Non ci avremmo mai scommesso.

 

Agnelli ha detto che non tornerà a fare il giudice. Non ci mancherà.

 

Arrivederci, fuori uno, meno uno.

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