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la rilevazione
Raddoppia l'uso dell'IA nelle aziende, specialmente in quelle più grandi. I dati Istat
Secondo l'Istituto di statistica, l'adozione dell'intelligenza artificiale fra le società con almeno 10 addetti nell'ultimo anno è passata dall'8,2 al 16,4 per cento. Nel frattempo, la ministra del Lavoro Calderone istituisce un Osservatorio ad hoc
Le imprese italiane si mostrano sempre più interessate all'intelligenza artificiale. L'introduzione dell'AI nelle società con almeno 10 addetti nell'ultimo anno è raddoppiata, passando dall'8,2 per cento del 2024 al 16,4 per cento del 2025, come si evince nella tabella qui sotto. È quanto emerge dal rapporto sulla penetrazione dell'Ict (le tecnologie dell'informazione e della comunicazione) nelle imprese presentato oggi dall'istat, che registra una crescita più sostenuta nelle società di maggiori dimensioni: dal 32,5 per cento del 2024, il dato è balzato al 53,1 per cento, ampliando il divario rispetto alle piccole e medie imprese, il cui utilizzo di AI è comunque salito dal 7,7 per cento al 15,7 per cento.
La crescita più accentuata si registra fra le imprese del Nord-ovest, in cui la quota di implementazioni di AI è passato dall'8,9 per cento del 2024 al 19,3 per cento. Complessivamente, l'AI è usata nel 53 per cento delle imprese attive nell’informatica ed altri servizi d'informazione (era al 36,7 per cento nel 2024 ), mentre nelle attività di produzione cinematografica, video e programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore è al 49,5 per cento (l'anno scorso si fermava al 28,3 per cento) e il 37,3 per cento è nelle telecomunicazioni. Subito dopo ci sono le telecomunicazioni al 37,3 per cento.
Le tecnologie più utilizzate
Tra le imprese che utilizzano IA, le tecnologie più comuni riguardano l’estrazione di conoscenza e informazione da documenti di testo (70,8 per cento), la IA generativa relativa sia al linguaggio scritto o parlato che a immagini, video, suoni/audio (59,1 per cento) e la conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispostivi informatici attraverso tecnologie di riconoscimento vocale (41,3 per cento ). Seguono l’IA per l’analisi dei dati con tecniche di machine learning (20,0 per cento), per il riconoscimento delle immagini e l’automatizzazione dei flussi di lavoro (circa 18 per cento) e per il movimento fisico delle macchine (5,9 per cento ). Il settore dei servizi postali, poi, è il primo utilizzatore di tecnologia IA generativa di linguaggio naturale (80,2 per cento ), di quella relativa al machine learning (59,5 per cento ) e all’automatizzazione dei flussi di lavoro (39,9 per cento).
Nel complesso, la diffusione dell’IA presenta ancora ampi spazi per una ulteriore crescita: l’83,6 per cento delle imprese non adotta alcuna tecnologia di IA, segnalando un livello di penetrazione ancora molto contenuto. Secondo l'istituto, la mancanza di competenze adeguate a frena l'adozione dell'intelligenza artificiale in quasi il 60 per cento delle aziende che hanno valutato ma poi non realizzato investimenti in IA. Pesa, in particolar modo la mancanza di chiarezza sulle conseguenze legali.
Gli ambiti di maggior utilizzo
Generalmente, come si evince dal grafico, l'adozione di strumenti AI è cresciuta in tutti gli ambiti aziendali presi in considerazione. Quello del marketing e vendite è però fra quelli in cui l’intelligenza artificiale viene adottata più frequentemente (33,1 per cento). Seguono l’organizzazione dei processi amministrativi (25,7 per cento) e l’area della ricerca e sviluppo o innovazione (20,0 per cento). Si distinguono per l’utilizzo più elevato dell’IA nell’ambito della sicurezza ICT le grandi imprese (43,7 per cento) e quelle di specifici comparti, come le telecomunicazioni (38,4 per cento) e la fornitura di energia (28,2 per cento). In generale, i settori dei servizi postali, delle telecomunicazioni e dell’informatica sono quelli in cui si registra una maggiore varietà degli ambiti aziendali interessati dall’utilizzo delle tecnologie di IA.
Rispetto all’anno precedente, è in aumento anche la quota di imprese che, pur dichiarando di utilizzare IA, non indica alcuna finalità aziendale tra quelle proposte: dal 15,5 per cento del 2024 al 33,4 per cento. Si tratta per lo più di imprese di piccola dimensione (83,3 per cento di imprese con 10-49 addetti), delineando uno scenario di diffusa adozione dell’IA a livello aziendale, sebbene in maniera ancora poco strutturata.
Nasce un osservatorio ad hoc
Parallelamente ai numeri delle imprese, ci sono gli impegni politici. Con la firma, oggi, del decreto ministeriale previsto dalla legge n. 132 del 2025, che recepisce l'AI Act europeo, il ministero del Lavoro ha istituito ufficialmente l'Osservatorio sull'adozione di sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro: la prima cabina di regia pubblico-sociale dedicata a monitorare e governare l'impatto dell'IA su occupazione, competenze, diritti e condizioni di lavoro. È “un luogo aperto e stabile di confronto in cui istituzioni, parti sociali ed esperti lavorano insieme per governare il cambiamento e supportare le decisioni pubbliche – ha dichiarato il ministro del Lavoro, Marina Calderone - Non vogliamo che siano gli algoritmi a decidere il destino delle persone. Le decisioni sul lavoro devono restare umane, responsabili e verificabili".
Presieduto dalla stessa ministra, l'Osservatorio riunisce istituzioni, autorità parti sociali ed esperti ed è articolato in un Comitato di indirizzo, una Commissione Etica, una Consulta delle parti sociali e quattro Comitati tecnico-scientifici tematici. Tra le sue funzioni principali figurano la definizione della strategia nazionale sull'Ia nel lavoro, il monitoraggio degli impatti su produttività, occupazione e condizioni lavorative, l'individuazione dei settori e delle professioni piu' esposte all'adozione di sistemi di intelligenza artificiale e l'aggiornamento continuo delle Linee Guida nazionali.
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