IFA 2025: il futuro è qui (e ovviamente parliamo di IA)

Andrea Trapani

La fiera del tech è sempre più distante dalla Germania e dall’Europa. Basta passeggiare per i padiglioni per vedere come l’industria asiatica, in particolar modo quella cinese, sia protagonista in ogni angolo dei padiglioni

L’edizione 2025 di IFA ha appena aperto a tutti, rigorosamente di venerdì, per coinvolgere - come accade da 101 anni – il più possibile i cittadini berlinesi in un evento che ormai ha le sue radici ben lontane dalla Germania e dall’Europa. Non è una constatazione amara, anzi. Il mercato premia chi produce e chi innova. La cinese TCL presenta ai tedeschi le Olimpiadi di Milano e Cortina, di cui è partner ufficiale, assieme ai suoi prodotti, ormai l’ibridazione tra comunicazione e marketing è completa e senza confini. Basta passeggiare per i padiglioni per vedere come l’industria asiatica, in particolar modo quella cinese, sia protagonista in ogni angolo dei padiglioni.

 

Uno storytelling infinito

Se sei un giornalista o uno di quei content creator che vive di selfie davanti a stand luccicanti, l’invito è chiaro: qui si costruisce il futuro della tecnologia. Sul serio, la comunicazione ufficiale parla parla di “clima di scambio”, di “nuove connessioni” e di “storie che meritano di essere raccontate”. Peccato che lo storytelling, nel 2025, sia sempre lo stesso: “Immagina il futuro”. Spoiler: il futuro è l’IA. E se non è IA, si dice che lo sia, perché fa tendenza. Le connessioni ci sono, è un’industria che vive di questo, finisce però sui social network tutto quel che si vuole far diventare popolare, a partire dagli umanoidi agli infiniti accessori per cani e gatti. Anche questa parte del futuro è già presente da anni.

 

Il circo dell’innovazione

Infatti, appena si varca la soglia della fiera, l’impressione è che la storia si ripeta: nuovi spazi, formati (forse) rivoluzionari e la solita corsa a chi la spara più grossa sulle prospettive digitali. Dove una volta si parlava di frigoriferi intelligenti (ci sono ancora, ma non sono ancora così intelligenti...), oggi la conversazione si sposta sugli energy beauty brands. Ma la vera protagonista è sempre lei, l’intelligenza artificiale, che si voglia cucinare all’aperto o indossare una t-shirt interattiva, prima o poi salta fuori una superficie touch, un algoritmo, una app che promette di capire i tuoi bisogni. E se non c’è, basta dirlo: tanto chi controlla?

 

I numeri di questa 101° edizione

Parliamo di numeri, perché senza statistiche non c’è contesto. Quest’anno sono attesi più di 215.000 visitatori da 139 paesi. Fosse stata l’IA a organizzarli, sarebbero stati ancora di più, ma per ora ci pensa lo staff, umano (più o meno). Tra questi il sessanta per cento sono trade visitors: le conversazioni valgono milioni, ma il vero tesoro è che il trenta per cento dei potenziali investitori ha un portafoglio pronto con budget di oltre 10 milioni di euro. I veri influencer? I 1.500 creator nel “Creator Hub”. Il che, ironia della sorte, significa che ogni lancio, anche quello di uno spremiagrumi waterproof, potrebbe diventare virale anche senza bisogno di grandi investimenti.

 

Il paradosso dell’IA

Insomma IFA è il posto in cui anche la più banale novità – una sedia che si sposta da sola? Una lampada che cambia colore se percepisce l’umore? – diventa “powered by AI”. In fondo, lo abbiamo già detto, chi osa affermare che non sia vero? Meglio spingere un po’ il marchio e farci su un po’ di buzz. Chi non si adegua al ritmo dell’IA rischia di essere relegato fra gli espositori che mettono ancora a punto i loro stand a mano: malinconico, ma così è. Perché il futuro è scritto dai dati, o dalla fantasia di chi li interpreta.

Comunque la fiera incarna ancora lo spirito dell’innovazione, ma anche la voglia di raccontare storie sempre nuove, che ruotano attorno all’IA, anche quando non servirebbe. Il futuro? È qui e, ironicamente, parla di intelligenza artificiale. D’altronde tanto vale riderci su: restate curiosi, il prossimo grande trend sarà ancora più sorprendente. Il marketing funziona in questo modo, ma la realtà parla chiaro: la geopolitica tecnologica è cambiata, e potrebbe cambiare ancora. Questo è l’unico vero messaggio da mandare a Bruxelles, per far sì che l’Europa sia di nuovo protagonista nell’innovazione e non solo un hub fieristico.

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