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In Italia si naviga più veloce, ma il 5G ancora non va come potrebbe andare

Andrea Trapani

Limiti legislativi e una copertura piuttosto modesta limitano ancora la nuova tecnologia. La mappa della connettività italiana

Gli italiani navigano più velocemente con i propri smartphone, la notizia arriva dai dati pubblicati da AgCom attraverso il progetto “Misura Internet Mobile” con cui vuole provare a fornire numeri reali e verificabili ai consumatori. Un impegno serio e importante, tanto difficile quanto improbo vista la soggettività delle esperienze in mobilità. Per questo, proprio nelle scorse ore, nell’ultima delibera relativa agli obblighi di trasparenza nella telefonia mobile, è stato deciso che i gestori dovranno produrre prospetti con la copertura e la velocità massima raggiungibile sulla loro rete con un dettaglio fino a 100 metri. Mica facile. Una cosa è la rete fissa, magari con la fibra, un’altra l’approssimazione di copertura delle antenne.

   

Bene le velocità, scarsa la copertura

Un problema per volta. Torniamo alla notizia positiva: il valore medio della velocità in download per chi naviga con internet mobile è risultato di circa 268 Mbps, mentre la velocità in upload intorno ai 49 Mbps. Considerando le misure dinamiche urbane, il valore medio della velocità in download risulta di circa 169 Mbps e di circa 39 Mbps in upload. Niente male quanto è emerso dal resoconto della campagna 2022 di drive test che ha rilevato le prestazioni delle reti mobili, compresa la tecnologia 5G, secondo il principio della “best technology” disponibile nei diversi punti di misura, svolta tra settembre e novembre in 45 città italiane dalla Fondazione Ugo Bordoni, soggetto indipendente incaricato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Tra le grandi città ha “vinto” Milano, ma anche i risultati dell’ottava città metropolitana – Roma Capitale – sono stati più che buoni.

  

Le elaborazioni complessive sulle reti dei tre operatori Tim, Vodafone e Wind Tre, inoltre hanno evidenziato un significativo miglioramento nelle prestazioni misurate rispetto alla campagna di misurazione condotta lo scorso anno, dovuto all’inserimento del 5G nel computo delle statistiche generali. Già, il 5G. Quasi un convitato di pietra nella telefonia mobile italiana. C’è e non c’è a seconda di come lo leggiamo. Per esempio, controllare le aree servite dal servizio 5G sui siti ufficiali degli operatori è quasi sconsolante: Tim annovera un buon numero di capoluoghi di provincia e qualche altro comune, stessa sorte con Vodafone mentre WindTre afferma di raggiungere il 95,9 per cento della popolazione in modalità 5G FDD DSS e il 66,6 per cento in modalità 5G TDD, il che significa che comunque ci sono ampie zone bianche sulla cartina della nostra penisola. Come del resto accade con Iliad e Fastweb, le altre due licenziatarie 5G.

 

Conosciamo bene i meccanismi dietro alle statistiche: un’antenna in una zona densamente abitata fornisce percentuali importanti sulla popolazione raggiunta, ma assai meno rappresentative sul territorio. Non a caso, considerando solo la copertura 5G Non Stand Alone (NSA), che si basa sulle frequenze 5G ma sfruttando l’infrastruttura 4G esistente, l’Italia dodici mesi fa risultava - con un valore pari al 7,3 per cento di copertura delle zone abitate - superiore solo a Polonia, Germania, Ungheria e Svezia. Dato che la mobilità è decisiva, coprire la difficile orografia italiana rimane un (ingrato) compito in capo agli operatori di rete.

  

La colpa però non è solo dei gestori, anzi. La situazione è abbastanza complessa e la volontà di trovare una soluzione è talmente importante per le stesse telco che da tempo , tramite l’associazione di categoria Asstel, lanciano appelli affinché le potenzialità (e la copertura) del 5G diventino reali e diffuse.

 

Cosa rallenta lo sviluppo del 5G

Il lancio delle reti 5G è un processo lungo che è nato grazie a una fase ibrida in cui il nuovo standard continua ad appoggiarsi sulla rete 4G. Questa tecnologia è quella dominante, nonché meno performante, in attesa che l'architettura del cosiddetto 5G Standalone possa diffondersi. Frequenze permettendo. Con una rete Standalone si avranno solo vantaggi: esiste solamente il 5G, le tecnologie precedenti non vengono interessate dalla connessione ma esistono in quanto ripiego, quando la copertura 5G è assente. I migliori benefici si vedono direttamente nella possibilità di accesso e connettività alle reti, di riduzione della latenza, nell’incremento della copertura, nella sicurezza e finanche nella riduzione dei consumi delle batterie degli smartphone. “Insomma, tutto ciò che è stato ampiamente illustrato nelle sperimentazioni diventerà realtà: dalla medicina a distanza, alla agricoltura computerizzata fino alle fabbriche wireless”, ha ricordato più volte Massimo Basile (Ericsson). Nei mesi scorsi, l’Ing. Giuseppe Marsico, Head of non-ionizing radiations Unit dell’Ispra, ha illustrato chiaramente come il problema fondamentale che sta rallentando lo sviluppo del 5G in Italia sia da riscontrarsi nelle vigenti previsioni normative, le quali hanno fissato - nel lontano 2003 - dei limiti elettromagnetici particolarmente stringenti se paragonati a quelli degli altri Stati membri. Il sistema del 2003 non è agevolmente e tecnicamente applicabile alla tecnologia 5G perché, a differenza del 4G, questa ha un’emissione di potenza “adattiva”: si basa sul numero e sulla posizione degli utenti da raggiungere con il servizio.

 

Non è tutto. Le dinamiche dei prezzi non stanno aiutando le telco negli investimenti, ma questa è un altro problema tra mercato e inflazione. Meglio pensare alle frequenze.

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