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Il 5G è un bene per l'ambiente

Andrea Trapani

L'utilizzo di questa tecnologia potrebbe ridurre le emissioni dell'UE di 550 milioni di tonnellate di biossido di carbonio equivalente (550 MtCO2e), ossia quasi la metà delle emissioni create dall'intero settore energetico dell'Ue nel 2017

La rapida implementazione della connettività 5G in Europa e nel Regno Unito avrà un impatto immediato nella riduzione delle emissioni di CO2, secondo un nuovo studio commissionato da Ericsson. Una tempistica perfetta visto che proprio il 12 novembre rappresenta la data in cui si chiude ufficialmente il vertice sui cambiamenti climatici, il famoso COP26.

Senza entrare nell’analisi dei rapporti politici dietro al vertice, è noto come, secondo gli scienziati, mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5ºC sia la soluzione migliore per evitare i pericolosi effetti dei cambiamenti climatici. Al momento, tuttavia, non ci troviamo sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo e le temperature globali sono in aumento. Le cose potrebbero andare meglio. Infatti, mentre le nazioni europee cercano di intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi sul clima, una nuova analisi a livello continentale rivela che l'implementazione della tecnologia 5G in quattro settori ad alta intensità di carbonio - energia, trasporto, manifatturiero ed edilizia - potrebbe assicurare un risparmio di emissioni tra i 55 e i 170 milioni di tonnellate di CO2e l'anno, che equivale a togliere dalle strade dell’Unione Europea un’auto su sette, quindi oltre 35 milioni di veicoli.

  

I numeri dello studio

Lo studio sostiene che almeno il 40% delle soluzioni per la riduzione della CO2 adottate nell’Ue da qui al 2030, si baserà sulla connettività fissa e mobile. Queste soluzioni di connettività, così come ad esempio lo sviluppo di generatori per produrre energia rinnovabile, potrebbero ridurre le emissioni dell'Ue di 550 milioni di tonnellate di biossido di carbonio equivalente (550 MtCO2e), ossia quasi la metà delle emissioni create dall'intero settore energetico dell'Ue nel 2017, e il 15% delle emissioni annuali totali dell'UE nel 2017, l'anno scelto come benchmark dall'analisi.  

Aggiungendo i benefici derivanti dall'applicazione del 5G ai quattro settori ad alta intensità di carbonio analizzati, la riduzione totale delle emissioni arriverebbe al 20% delle emissioni annuali totali dell'UE, ovvero l'equivalente delle emissioni annuali totali di Spagna e Italia messe insieme. In teoria un obiettivo da non mancare ma, nonostante il potenziale in gioco, le nuove previsioni sull’implementazione del 5G dipingono un quadro preoccupante per l'Europa.

 

Una copertura a rilento in Europa

Non parliamo dei contrari al 5G, almeno non stavolta. Alla fine dello scorso anno il 5G copriva circa il 15% della popolazione mondiale, nel 2027 – ossia solo tre anni prima che le emissioni globali siano dimezzate per rispettare l’iniziale obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC – si stima che la diffusione globale sarà circa del 75 per cento. Bene o male? Dipende dal proprio continente. Se da un lato si prevede che il Nord America e il Nord Est asiatico godranno di una copertura della popolazione superiore al 95% per quella data, dall’altro l’Europa sembra destinata a restare significativamente indietro raggiungendo poco più dell'80% di copertura della popolazione. Una corsa a rilento per i paesi che sono stati protagonisti delle precedenti affermazioni della telefonia mobile. Un vero peccato. Non a caso il settore è sempre più in affanno.

 

La metamorfosi del 5G

Ci sono anche altri aspetti che, al contrario, fanno ben sperare per il futuro. Per esempio il crescente interesse per lo sviluppo da parte di aziende e start-up. “Fino al 2020 l’attenzione del mercato era concentrata sulle sperimentazioni per testare l’efficacia della tecnologia, mentre ora il focus è sull’identificazione di esigenze concrete che già oggi possono essere soddisfatte con l’attuale livello di sviluppo delle reti 5G”, ha ricordato nelle scorse ore Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond, durante il convegno ‘5G: è il momento di investire’. “Queste soluzioni consentono di ottenere già dei primi benefici e potranno poi evolvere per valorizzare le caratteristiche distintive della nuova infrastruttura di rete, che consentiranno di ‘fare un salto di qualità nei servizi offerti e nei risultati ottenibili. È proprio con questo spirito che sono stati lanciati i primi casi commerciali. Sono però ancora pochi, molti Paesi hanno già fatto più che da noi in Italia e in Europa”.

Insomma, parafrasando Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano, il 5G costituirà un abilitatore fondamentale per la trasformazione digitale del paese, offrendo la possibilità di costruire servizi e applicazioni non pensabili con le reti attuali. “Ci arriveremo per fasi successive, perché questo traguardo richiede di mettere al loro posto una serie di tasselli articolati, attraverso convinzione e investimenti da parte di tutti (privato e pubblico, filiera e aziende utenti)”, sottolinea Miragliotta.

I numeri al momento, infatti, sono modesti: se nella filiera ICT il 43% delle aziende ha attivato progetti con la nuova tecnologia o intende farlo nel prossimo anno, sono poco più di dieci casi d’uso in Italia. Il lato positivo è che coprono diversi importanti ambiti tra cui la sicurezza del guidatore, il supporto a operazioni sul campo e il monitoraggio remoto. Insomma, pochi ma con benefici concreti: minori costi di alcuni processi, più produttività, minori emissioni. Una metamorfosi per il 5G: nemico della prima ora in nome dell’ambiente, ora probabilmente uno degli alleati più preziosi nel processo verso la transizione ecologica.

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