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La nuova frontiera dell'antiscientismo è vietare gli smartphone dentro casa

Andrea Trapani

In Svizzera un movimento sta cercando di promuovere un referendum per far approvare una legge che vieti l’uso dei cellulari all’interno degli edifici

“Nessun paese è altrettanto democratico come la Svizzera”: l’opinione di David Altman, politologo uruguaiano e co-direttore di un progetto di ricerca internazionale che misura e paragona la democrazia tra oltre 200 paesi, ha fatto letteralmente il giro del mondo quando nel 2014 ha pubblicato nel 2014 i suoi risultati sulla "Direct Democracy Worldwide".

Dopo una simile affermazione, ci si immagina che sia anche un fervente sostenitore della democrazia diretta. Non completamente, poiché questo sistema ha anche la sua parte d’ombra.

Senza dilungarci nell’analisi di un testo tutto da leggere, una delle cose più serie e stravaganti allo stesso tempo nell’attivismo politico elvetico è l’iniziativa popolare federale. Uno dei principali strumenti della democrazia diretta svizzera. Ma che cos’è? Un’iniziativa può essere presentata sotto forma di testo già elaborato o di proposta generica. La forma più frequente d’iniziativa popolare è quella di progetto elaborato.  Affinché un’iniziativa popolare riesca, i fautori devono raccogliere, entro 18 mesi, 100.000 firme di persone che hanno diritto di voto. Con la loro firma queste persone si dichiarano favorevoli all’iniziativa. Un lungo preambolo sul sistema svizzero è necessario per spiegare una delle più notevoli sortite nate in quell’ambiente che vede lo sviluppo tecnologico, e in particolare quello della telefonia mobile (5G compreso, ovviamente), come una sorta di “male” da sconfiggere. Un movimento che è presente praticamente in ogni parte del mondo, specie quello occidentale.

Una specie di contrappasso da pagare per lo sviluppo di questi decenni. Tra i nuovi totem di questo movimento, a sorpresa, arriva la richiesta di vietare (sì, vietare) l’uso dei cellulari e degli smartphone all’interno degli edifici. Ovvero a casa e in ufficio. Un divieto ‘vero’, chi propone l’iniziativa infatti vuole che il segnale non entri dentro le mura.

Una sfida alle leggi della fisica tanto che potrebbe far sorridere molti, ma che riesce ad essere una cosa seria visto che esiste veramente un’iniziativa popolare (chiamata ironicamente “Saferphone”), rilanciata da Change5G e testate specialistiche italiane, vuole che le antenne dei telefoni cellulari non coprano più in futuro spazi residenziali e uffici, ma solo gli spazi all’aperto. I consumatori che desiderano effettuare una telefonata nel proprio soggiorno o sul posto di lavoro dovrebbero farlo tramite un cavo o, se strutturalmente fattibile, una connessione WLAN schermata. In pratica, secondo le statistiche degli operatori di rete mobile, in pratica vorrebbero vietare oltre il 75 per cento di tutte le chiamate e le connessioni dati che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, avvengono comodamente seduti e non mentre siamo in mobilità o comunque all’aperto.

Ovviamente ci sono già schieramenti contrari. Change5G - il portale svizzero che si batte, letteralmente, per “il 5G e una Svizzera all’avanguardia” – afferma senza mezzi termini che la richiesta degli iniziativisti è una massiccia ingerenza nella vita privata e professionale di tutti i cittadini svizzeri. Inoltre, ha poco senso se si è a conoscenza di come funziona la rete cellulare e le corrispondenti basi fisiche e tecniche. Per quanto riguarda l’obiettivo propagandato dai promotori – la minimizzazione delle radiazioni della telefonia mobile – l’iniziativa avrebbe addirittura l’effetto opposto.

Le radiazioni dei telefoni cellulari – come i segnali radio ad esempio – sono onde elettromagnetiche generate tecnicamente. Le pareti piatte sono in grado di attutire leggermente queste onde, ma non di assorbirle completamente. Gran parte del segnale penetra nelle pareti, ed è per questo che possiamo telefonare e usare internet con i nostri cellulari sia all’esterno che nel nostro salotto.

Oggi la rete mobile è strutturata in modo tale da offrire una ricezione su tutta l’area con il minor numero di trasmettitori possibile. Questi trasmettono entro i limiti legalmente definiti previsti dalla legge, che in Svizzera sono molto severi, tanto che il cono di copertura si sovrappone leggermente a quello dell’antenna successiva. Poiché è logico che i sistemi di trasmissione siano situati nelle vicinanze degli utenti, anche gli spazi interni sono coperti a causa delle proprietà fisiche menzionate delle onde radio. Questo è anche nell’interesse di milioni di utenti di telefoni cellulari in Svizzera: chi vorrebbe fare a meno della ricezione all’interno?

Una domanda che va posta anche in Italia. Perché se gli elvetici sono severi, gli italiani per una volta lo sono ancora di più. Almeno in questo campo. Il limite massimo nel nostro paese è di 6 Volt per metro, a fronte di una media europea fra i 41 e i 58 V/m, molto al di sotto di realtà come gli USA (61 V/m), e ancor più restrittivo rispetto alle linee guida internazionali recepite dall’Unione europea. Come abbiamo già visto, i limiti italiani sono così rigorosi che costringono gli operatori a installare molte più antenne rispetto alle altre nazioni (oltre un terzo) con notevoli impatti ambientali e paesaggistici. La nostra penisola quindi è disseminata di numerosi ripetitori ridondanti solo per garantire coperture adeguate a territori che, con limiti più alti, ne necessiterebbero assai meno come nei paesi europei a noi confinanti. Svizzera compresa.

Al momento, per una volta, osserviamo da fuori un dibattito surreale anche se è vivo il timore - specie in un’epoca in cui la viralità dei contenuti può più della diffusione della scienza - che questo tipo di iniziative possano superare agevolmente le Alpi per trovare, a casa nostra, terreno fertile per l’agone politico sui social. Certo, stavolta sarebbe davvero difficile da spiegare agli italiani che si vuole vietargli l’uso del cellulare al chiuso. Basti pensare al fatto che nel nostro paese il numero degli smartphone risulta essere superiore a quello degli abitanti: circa 80 milioni di dispositivi per 60 milioni di persone. Non a caso, la popolazione italiana trascorre la maggior parte del proprio tempo online su uno smartphone: amici svizzeri provate a spegnerglielo, se vi riesce.

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