Vedere per (non) credere. Come regolamentare i deepfake in Italia?
Il tema affrontato durante un convegno nell’ambito del festival Videocittà. Rutelli (Anica): “Speriamo di arrivare presto a definire modalità per segnalare i video falsi che si spacciano come reali e di poterli rimuovere quando non si tratta di satira”
San Tommaso ha fatto il suo tempo, oggi non basta più vedere per credere. Il santo è stato superato dall’innovazione tecnologica, dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale applicata alle immagini in movimento. I deepfake stanno invadendo il web, dove ciò che si vede non è necessariamente vero. E se negli Usa già iniziano a vietarli, in Italia per ora scatenano soprattutto polemiche (vedi i deepfake lanciati da Striscia la notizia). Anche per questo il tema è stato affrontato, per la priva volta, in un convegno nell’ambito del festival Videocittà, ideato da Francesco Rutelli.
“Ci siamo occupati di tutte le realtà trasformative delle immagini in movimento, dal video-mapping alla realtà virtuale, dall'arte visuale agli youtuber come imprenditori di se stessi, coinvolgendo il grande pubblico. Ma vogliamo coinvolgerlo anche sulle implicazioni negative che le evoluzioni digitali possono avere, nella politica e nell'economia così come nella nostra vita. In ballo c'è la manipolazione delle immagini e delle identità stesse delle persone”, spiega Rutelli.
Preoccupazioni condivise dal capo della Polizia Postale, Nunzia Ciardi, che ha ragionato sull’esplosione di un fenomeno ancora nella fase iniziale della sua evoluzione. “Oggi - ha detto la dirigente della Ps - i video deepfake in rete sono circa 15.000, non tantissimi quindi, ma in pochi mesi il loro aumento è stato del 100 per cento. Siamo costretti a inseguire l’evoluzione del sistema per contrastare i crimini, sapendo che ormai non c’è più differenza tra vita reale e virtuale. Possono essere tanti gli scopi criminali, dall’uso politico ai reati finanziari. Recentemente un’azienda è stata truffata per 18 milioni con le tecniche di social engineering. È chiaro che per contrastare il fenomeno la sola legge nazionale non è sufficiente”.
Davanti agli studenti dell’Istituto Cine-Tv Rossellini, per i quali tra qualche anno i deepfake saranno pane quotidiano, all’imprenditrice Manuela Cacciamani e a Mario Morcellini, commissario Agcom, è stato proiettato il video del conduttore del Tg1 Francesco Giorgino che annunciava l’uscita dell’Italia dall’euro. Peccato che a parlare non fosse il giornalista Rai, ma una sua immagine ricostruita al computer. Il vero Giorgino, presente al convegno, è stato costretto a smentire se stesso di persona. Claudio Galoppi, consigliere della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il sottosegretario allo Sviluppo, Gian Paolo Manzella, hanno sottolineato l’impegno a scrivere nuove regole per contrastare la diffusione criminosa dei deepfake.
Se ne riparlerà presto ha concluso Francesco Rutelli: “Contro il deepfake, ci aspettiamo che il 9 dicembre, nell'incontro che avremo al Senato, si possa arrivare a definire, con i nostri interlocutori parlamentari e governativi, delle regole che ci permettano di segnalare come non autentici i video che si spacciano come reali e di poterli rimuovere quando si tratta non di satira, ma di falsificazione della realtà”.
la causa negli stati uniti