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Perché il dynamic pricing applicato ai parcheggi potrebbe migliorare le nostre città

Stefano Basilico

I primi esperimenti di introduzione un sistema di prezzi variabili stanno portando benefici sia al traffico che ai trasporti pubblici e al commercio

Il dynamic pricing è una pratica piuttosto comune in molti frangenti della società americana. Prezzi che generalmente sono fissi o poco mobili, come quelli dei biglietti per una partita di football, diventano fortemente variabili, in base all’attrattività dell’avversario.

 

La prima società sportiva ad applicarlo è stata la squadra di baseball dei San Francisco Giants. A modificare il valore del biglietto è un algoritmo che si basa su diversi fattori, dalla rivalità con l’altra squadra ai giocatori a disposizione, dal meteo all’andamento della stagione. Durante il primo anno di dynamic pricing, nel 2011, la società californiana ha aumentato i propri incassi del 7 per cento. Il sistema si è allargato rapidamente ad altri sport come il calcio, approdando anche in Italia: nel 2017 la Virtus Entella è stata la prima società ad introdurre il biglietto variabile nel nostro paese. Fuori dai campi, l’oscillazione dei prezzi è una costante applicata in molti mercati. Amazon aumenta e diminuisce il costo delle proprie merci in base al periodo dell’anno, alla disponibilità in magazzino e alla richiesta.

 

Uno dei settori in cui i prezzi variabili la fanno da padrone è quello dei trasporti. Si pensi ad esempio al prezzo più alto del trasporto pubblico durante le ore di punta applicato in molte nazioni. O alle congestion charge che diverse metropoli utilizzano per scoraggiare l’uso delle autovetture in centro nei giorni di maggiore traffico. Le compagnie aeree ed app come Uber e Lyft possono cambiare il costo di un viaggio in un secondo in base alla richiesta, spesso con effetti deleteri per la propria immagine: l’algoritmo di Uber durante molti attentati terroristici non era in grado di realizzare che le persone stavano usando l’app per allontanarsi dall’area.

 

Ora, sempre a San Francisco, ormai capitale del dynamic pricing, si sta avviando un ulteriore esperimento sul tema. L’Agenzia Municipale di Trasporti della città sta valutando di lanciare un sistema di prezzi variabili per i parcheggi pubblici. Molte aziende private che operano nel campo e in altre città hanno già avviato con successo progetti simili, ma è la prima volta che un ente pubblico così grande decide di applicare a tutta la città costi variabili per la sosta in base alla richiesta e ad altri fattori. I prezzi, secondo l’agenzia, non varieranno mai più o meno di 25 centesimi di dollaro al mese e saranno al massimo di otto dollari all’ora.

 

Il progetto pilota è già partito in 7.000 delle 28.000 aree di sosta disponibili in città e ha fatto riscontrare un notevole successo. Secondo i primi dati resi disponibili dall’agenzia nel 2014, il tempo necessario a trovare un posto libero nelle aree coinvolte è sceso del 43 per cento, con conseguente -30 per cento di miglia viaggiate. La facilità nel trovare parcheggio porta benefici anche al commercio: in soli tre anni, dal 2010 al 2013, le tasse sulle vendite pagate dai negozianti nelle zone del progetto pilota sono cresciute del 35 per cento. Sono invece diminuiti i parcheggi in doppia fila e il tempo medio impiegato per la sosta, con benefici al traffico e alla scorrevolezza del trasporto pubblico.

 

I prezzi dei parcheggi sono un tema sensibile a livello politico ed è facile scatenare le ire degli elettori. Ma alla prova dei fatti, i primi esperimenti sul dynamic pricing applicato alla sosta evidenziano come questo sistema porti benefici sia sul tema del parcheggio, ma anche su quello dei trasporti pubblici, del traffico e del commercio.

 

Un’idea su cui si potrebbe cominciare a sperimentare in Italia, dove traffico e sosta selvaggia sono un problema quotidiano in ogni grande città. 

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