Peter Thiel (foto LaPresse)

Peter Thiel agli studenti: la vera tradizione dell'occidente è l'innovazione

Eugenio Cau
La leggenda libertaria della Silicon Valley ha incentrato su questo ossimoro il discorso di fine anno che ha tenuto all’Hamilton College. Ciò che rende la nostra civiltà unica nella storia è l’eccezionalismo americano e occidentale applicato alla tecnologia.

Roma. “Qui all’Hamilton, in America, e in quella parte di mondo chiamata occidente, siamo tutti parte di una strana tradizione. Abbiamo ereditato la tradizione di fare cose nuove”. Peter Thiel, leggenda vivente della Silicon Valley, ha incentrato su un ossimoro il discorso di fine anno che ha tenuto all’Hamilton College domenica di fronte a centinaia di studenti. Thiel è lui stesso un ossimoro vivente, o meglio, è portatore di una coerenza sconosciuta nell’universo liberal e allineato della Valley. Cofondatore di PayPal, fondatore di Palantir, terza start up più quotata d’America dopo Uber e Airbnb, primo investitore esterno di Facebook (oggi è nel board of director), angel investor che trasforma in oro tutto ciò che tocca, Thiel è un libertario intransigente, ammiratore di Ayn Rand ma, come mostrano i nomi delle sue compagnie (Palantir e Mithril, per esempio), è ispirato anche dal mondo cristianizzante immaginato da J.R.R. Tolkien. E’ un gay dichiarato, ma ha annunciato che alle prossime elezioni sosterrà Donald Trump e gli farà da superdelegato, creando sgomento tra i suoi pari. Anche davanti alla platea del college Thiel potrebbe essere fuori posto: in passato ha denunciato l’inutilità dell’istruzione superiore, e in tempi non sospetti, nel lontano 1999, scrisse un libro (“The diversity mith”) in cui metteva in guardia con largo anticipo dal dilagare del politicamente corretto e dalle limitazioni alla libertà di espressione nei campus.

 

All’Hamilton College, Thiel ha chiesto a un pubblico non caldissimo di onorare la tradizione occidentale. Questa tradizione, al contrario di quello che avviene nel resto del mondo e che è avvenuto nel corso della storia, non è rilevare la ripetizione di ciò che è già stato, ma reinventare, innovare. E’ questo ciò che rende la nostra civiltà unica nella storia, è l’eccezionalismo americano e occidentale applicato alla tecnologia – e la tecnologia per Thiel non è solo l’information technology: come avveniva negli anni Sessanta, la parola deve ritrovare un significato più ampio, deve riguardare “gli aeroplani, le medicine, i fertilizzanti, i materiali, i viaggi nello spazio”. Thiel cita un celebre studente dell’Hamilton, il poeta Ezra Pound, il cui motto era “make it new”, per dire che “non siamo fedeli alla nostra tradizione se non cerchiamo ciò che è nuovo”. La “nostra tradizione occidentale” – locuzione che è decisamente difficile sentir pronunciare in un college americano al giorno d’oggi – consiste nel “non onorare ciò che è semplicemente ereditato”, ma ripensarlo, reinventarlo. “La nuova scienza di Francis Bacon e Isaac Newton scoprì verità che non erano mai state scritte nei libri. Il nostro intero continente è un mondo nuovo”.

 

 

Ma quando ci si chiede davvero qual è lo stato dell’innovazione nella nostra èra, si scopre che l’idea diffusa secondo cui viviamo in un periodo di rapidi cambiamenti è un cliché. “I computer stanno diventando sempre più veloci e gli smartphone sono in un certo senso nuovi. Ma dall’altra parte i jet sono più lenti, i treni funzionano male, le case sono costose e gli stipendi stagnanti”. Questo perché l’America, dice Thiel, a un certo punto della sua storia ha iniziato a considerarsi un “paese sviluppato”. “Questa descrizione vorrebbe essere neutrale, ma a me sembra l’opposto, perché dà l’idea che la nostra tradizione di fare cose nuove sia finita. Quando diciamo di essere sviluppati, diciamo: ‘Siamo arrivati’. Diciamo che per noi la storia è finita”. Ma appunto, accettare che la nostra storia sia finita significa arrendersi alla fine dell’eccezionalismo occidentale. E dunque, se l’obiettivo è recuperare la tradizione morente dell’innovazione dell’occidente, è necessario farlo con criterio. Non vivete ciascun giorno come se fosse l’ultimo, abbandonandovi alla passione, dice Thiel agli studenti, ma vivete ogni giorno come se doveste vivere per sempre, ricordando che ogni scelta avrà una conseguenza (questo ricalca un’ossessione celebre di Thiel, quella per la vita eterna). Non siate fedeli a voi stessi, come dice Polonio nell’Amleto (“To thine own self be true”), non lasciate cavalcare l’istinto, ma curatelo e disciplinatelo. “Stay hungry”, insomma, ma per niente “foolish”.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.