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La Coppa di Francia è l'ultimo torneo intercontinentale
Sabato 15 novembre 2025 il Mulhouse gioca a Nouméa, in Nuova Caledonia una partita della Coupe de France. Il torneo francese è l’ultima manifestazione calcistica rimasta a celebrare la geografia
Sabato il Mulhouse gioca a Nouméa, in Nuova Caledonia. Mentre la Fifa renderà anonimi gli spareggi interconfederali per il Mondiale 2026, facendoli giocare in campo neutro, la Coupe de France continua a celebrare la geografia come nessun altro torneo sa fare. È l’unico torneo rimasto magnificamente fuori dalle regole di un calendario sempre più saturo.
Alle 5 del mattino di sabato 15 novembre i tifosi del Mulhouse dovranno essere già svegli se vogliono seguire una partita che fa parte delle numerose avventure regalate dall’unica competizione che mette in scena quasi tutti i continenti. Non è il Mondiale, è quella Coppa di Francia che chiede alla squadra alsaziane di scendere in campo a Nouméa, capitale della Nuova Caledonia, per affrontare l’AS Magenta nel settimo turno della competizione. Una partita che non rimarrà negli almanacchi solo per le statistiche.
La Coppa di Francia è “senza confini”
Una trasferta da 36.000 chilometri tra andata e ritorno, infatti, racconta meglio di qualunque altra storia cosa significhi giocare davvero per un “calcio senza confini”. La Coupe de France continua imperterrita a regalare partite e incroci che sembrano usciti da Jules Verne. Il Mulhouse, club di quinta divisione francese (ossia l’equivalente della nostra Eccellenza) fondato nel 1893 quando la città si chiamava Mülhausen e apparteneva ancora alla Germania, volerà oltre 24 ore solo per il viaggio d’andata. All’arrivo dieci ore di fuso orario da digerire e un jet lag che peserebbe come un macigno sulle gambe anche dei professionisti della Ligue 1. Per fortuna la FFF, la federazione francese, paga tutto: aereo, vitto e l’alloggio per l’intero gruppo squadra. Non è una vacanza ma uno dei pochi aspetti in cui il calcio moderno mantiene ancora un briciolo di romanticismo sociale.
Perché esistono trasferte così impegnative? Senza impelagarsi nella storia coloniale d’Oltralpe, la Francia comprende ancora oggi territori e dipartimenti detti "d'oltremare" tra America, Africa e Oceania. E qui sta il genio della federazione francese: tutte le squadre affiliate, ovunque si trovino sul mappamondo, possono partecipare alla Coppa nazionale a partire dall’edizione 1961-1962. Nessuna esclusa. L’esatto opposto della Coppa Italia che ammette a malapena alcune rappresentanti di Serie C.
L’ultima vera competizione intercontinentale
Nella storia del calcio francese non mancano situazioni simili a quella di domani, c’è chi ha addirittura creato una pagina di Wikipedia dedicata a queste partite. Ci sono anche i viaggi verso l’Europa, non meno memorabili: due anni fa, ad esempio, l’AS Pirae ha raggiunto la regione del Grand Est partendo da Tahiti, mentre rimane indimenticabile la vittoria ai rigori che i cugini del Tefana realizzarono nella gelida Colmar nel lontano 2008. Ogni anno almeno una trasferta transoceanica finisce sui giornali, generando un’attenzione mediatica che nessuna campagna di marketing potrebbe mai comprare. Ed è qui che il contrasto diventa stridente. La Fifa ha preso un’altra strada per gli spareggi interconfederali delle qualificazioni mondiali: sei nazionali concentrate in un’unica sede, gara secca a eliminazione diretta per decidere le ultime due partecipanti. Niente andata e ritorno, niente trasferte con i tifosi che attraversano il mondo. I Mondiali 2026 saranno i primi con 48 squadre, un formato già abbastanza pletorico da non poter permettere ulteriori complicazioni logistiche, il calendario del pallone è così saturo che ormai non è possibile nemmeno immaginare una sosta più lunga. Pazienza se così si perde il fascino delle trasferte impossibili con quella manciata di tifosi folli che hanno deciso di seguire la squadra nonostante tutto. La Coppa di Francia rimane l’ultima manifestazione calcistica rimasta a celebrare la geografia, esaltandola e facendola diventare protagonista del torneo. Una risposta al calcio contemporaneo proprio dalla nazione che ne ospita la sua consacrazione migliore: il Paris Saint-Germain. Per chi è annoiato da stadi asettici e partite programmate per gli orari televisivi, non resta che collegarsi all’alba di Parigi per una partita che non conta niente. Magnificamente fuori dalle righe.