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La distanza tra aspettative e realtà per la Nazionale di calcio degli Stati Uniti

Michele Tossani

Donald Trump vorrebbe che la selezione americana facesse un gran Mondiale (in casa) nel 2026. La squadra guidata da Pochettino però convince poco e ha ancora diversi problemi da risolvere

Da quando Mauricio Pochettino si è seduto sulla panchina della nazionale americana, la Nazionale di calcio degli Stati Uniti non ha quasi mai giocato bene, finendo per soccombere anche conto avversari non certo di rango. L’ex tecnico del Tottenham continua a ripetere che lo stato di forma prima del Mondiale non conta poi molto. Vero, però è anche lecito preoccuparsi per lo stato attuale delle cose, anche in virtù del fatto che gli Stati Uniti arriveranno alla competizione con addosso una pressione enorme.

 

Non siamo più nel 1994, quando gli Stati Uniti ospitarono per la prima volta la competizione calcistica più importante del pianeta. Allora il soccer era pressoché sconosciuto da quelle parti, riducendosi alla fallita esperienza della Nasl. Oggi non è più così. Il mondo è cambiato e così anche quello del calcio statunitense. La Mls, la più importante lega americana, conta ben 30 squadre. Gli investimenti sono stati cospicui e sono arrivate sì superstar sul viale del tramonto (last but not least Lionel Messi) ma, negli anni, sono cresciuti anche tanti calciatori locali che poi sono andati a giocare nei più importanti campionati europei.

 

Soprattutto, alla Casa Bianca c'è Donald Trump. Al suo secondo mandato presidenziale The Donald punta molto sul successo della squadra di casa nel Mondiale di casa per rafforzare la propria immagine a livello internazionale. Il che aumenta la pressione sulla testa di Pochettino e su quella della squadra. Far bene nella Coppa del mondo è diventato quindi un obbligo per l’allenatore argentino, con Trump che si aspetta che la Nazionale americana vada molto avanti nel torneo.

 

Il problema è che queste aspirazioni cozzano con ciò che dice in questo momento la realtà. La squadra non è particolarmente profonda a livello di talento. A questo si aggiungano le scelte di Pochettino. Il cittì è stato bravo a lanciare Diego Luna, centrocampista del Real Salt Lake. Diventa però difficile difenderne le decisioni tecniche quando si mandano in campo come titolari Blackmon, Berhalter e Arfsten.

 

Restano poi due questioni che devono essere definite, vale a dire quella del centravanti e quella del modello di gioco. 

 

Sotto il primo aspetto, questa squadra manca di un vero finalizzatore. Ad oggi nessun fra Balogun, Pepi e Sargent appare pronto a far fare il salto di qualità all’attacco a stelle e strisce. La speranza è che qualcuno di questi nomi o, eventualmente, un altro (Agyemang?) esploda in tempo per i Mondiali. Per quanto riguarda il gioco, l’ultima grande prestazione degli Stati Uniti è stata quella contro l’Inghilterra (0-0) in Qatar nel 2022, giocando difesa e contropiede. Questo sembra l’approccio più funzionale anche per questa generazione di giocatori. Lo si è potuto notare anche nella recente amichevole vinta contro il Giappone. Reduce dalla battuta d’arresto di qualche giorno prima contro la Corea del Sud, Pochettino ha cambiato modulo e strategia, abbracciando un 3-4-2-1 più reattivo. Forse è proprio questa la strada da seguire per provare ad essere all’altezza delle aspettative di Trump.