Tifosi rossoneri - foto LaPresse

Il Foglio sportivo

Che succede al Milan? Chi sceglie davvero il nuovo tecnico?

Umberto Zapelloni

La dirigenza rossonera non sembra in grado di prendere una decisione su chi siederà in panchina la prossima stagione. I tifosi protestano, più che per le scelte tecniche, verso un'idea che sa di rassegnazione 

Se Silvio Berlusconi si fosse lasciato influenzare dai risultati e dai tifosi, il calcio avrebbe fermato una delle più grandi rivoluzioni della sua storia, quella firmata da Arrigo Sacchi con il Milan degli invincibili. Quando si prende una decisione così drastica bisogna prima di tutto esserne convinti fino in fondo. Non è che puoi imboccare una strada e al primo ostacolo tornare indietro. Se sei convinto di trovare un’oasi oltre la duna prosegui, anche con le scarpe piene di sabbia. 


Quello che manca al Milan di oggi è la convinzione nelle sue scelte, altrimenti  Lopetegui sarebbe ancora in corsa per la panchina rossonera. Invece è bastata la rivolta del tifo, con tanto di raccolta di firme online e telefonate agli opinion maker rossoneri per far cambiare idea ai dirigenti. La rivolta del tifo più che contro Lopetegui, che in fin dei conti ha un curriculum migliore di quello che aveva Arrigo Sacchi quando arrivò a Milanello con le cassette di Signorini, è una rivolta contro un’idea che sa di rassegnazione. 
Ma come, c’è sul mercato Antonio Conte, uno che ha ottenuto risultati dovunque sia andato e il Milan sceglie Lopetegui? Ma come, Thiago Motta non ha ancora firmato per la Juve e il Milan va su Lopetegui? Ma dai, c’è De Zerbi che fa miracoli in Premier ed è pure milanista e il Milan preferisce Lopetegui? Più che una rivolta contro l’uomo troppo frettolosamente etichettato con quel soprannome (el Cagon) tremendo e decisamente ingeneroso, è stata una rivolta contro un’idea che non sapeva di quella grandeur a cui aspirano i milanisti dopo aver sofferto per la doppia stella nerazzurra. E magari anche la rivolta contro l’idea di affidare il Milan ad un tecnico che ci avrebbe messo dei mesi a conoscere il calcio italiano... ma possibile che il metodo Inter basato su uno zoccolo duro di italiani non abbia insegnato proprio nulla? 

D’altra parte se il Milan fosse stato convinto di Lopetegui avrebbe continuato per la sua strada, fregandosene della rivolta dei tifosi. Magari avrebbe rischiato di fare la fine della Juve che ingaggiò Ancelotti, nonostante le critiche della curva, e sappiamo tutti come andò poi a finire… 
Ma la domanda vera è: chi sceglie l’allenatore del Milan? Non il presidente Scaroni che non si occupa di cose tecniche. Non il proprietario Cardinale che piuttosto potrebbe dire la sua sul coach dei Lakers. Furlani è l’amministratore delegato che si dovrebbe occupare della scelta con la consulenza di Zlatan Ibrahimovic e di Geoffrey Moncada. Ma qual è davvero il peso di Ibra oggi? Ha realmente preso in mano la situazione, oppure il Milan è solo una delle tante idee che gli frullano in una testa dove vorrebbe continuare a fare il calciatore perché si sente ancora il migliore di tutti? Anche qui bisognerebbe essere decisi per poi poter difendere fino in fondo una scelta. Che alla fine potrebbe pure essere quella suggerita da Sacchi via Gazzetta: “Se non riesci a prendere un big tieni Pioli”. In fin dei conti basterebbe togliere i derby dal calendario. O non averlo bruciato a fuoco lento, come sta accadendo in questi giorni. Basta che alla fine non ci raccontino che l’allenatore lo sceglierà l’algoritmo.