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Il Foglio sportivo

Antropova vince il primo duello con Egonu, aspettando l'azzurro

Eleonora Cozzari

Nel campionato italiano di volley femminile Scandicci ha eliminato Milano (che si prepara ad affrontare Conegliano nella finale di Champions League)

È la regina di Champions League. Ne ha giocate 4, ne ha vinte 3 (a Novara, Conegliano e Istanbul) e in tutte e tre è stata la miglior giocatrice. Di più, Paola Egonu giocherà il 5 maggio con Milano la sua quinta finale e il bello è che ci è arrivata con quattro squadre diverse. Fenomenale. Quello che non farà quest’anno però, è disputare la finale scudetto. Nel campionato italiano è la prima volta (le era successo lo scorso anno in Turchia). Il suo Vero Volley ha perso due partite su due in semifinale contro Scandicci (entrambe 3-0) ed è clamorosamente fuori dalla corsa tricolore. Clamorosamente lo è perché nei due anni precedenti Milano era arrivata in finale senza avere Paola Egonu. Ha perso Milano ma, sotto gli occhi di Julio Velasco neo ct della Nazionale femminile, ha perso anche lei il confronto con la sua rivale azzurra Ekaterina Antropova, che con due prove impeccabili ha trascinato invece la Savino De Bene Scandicci alla prima finale scudetto della sua storia. Un successo ampiamente meritato quello della squadra toscana guidata da Massimo Barbolini (voluto come suo vice da Velasco) che in due scontri non ha lasciato a Orro, Sylla ed Egonu nemmeno un set. Ed è inevitabile che il tema passi dal club alla Nazionale. Se il Vero Volley Milano ha metà della squadra azzurra (il prossimo anno si aggiungeranno anche Pietrini e Danesi per completare la fusione) a Scandicci basta schierare Antropova per far partire il duello che Julio Velasco dovrà gestire tra poche settimane per centrare prima la qualificazione ai Giochi olimpici di Parigi e poi, magari, la prima storica medaglia della pallavolo femminile azzurra. Duello, chiariamolo, tutto a favore dell’Italia visto che avercene di giocatrici come Egonu e Antropova dalla stessa parte. 

Velasco però ha chiarito sin dalla sua prima conferenza stampa che in posto due Paola è l’opposto titolare e Kate la riserva. Chissà se la pensa così anche dopo il doppio scontro di semifinale, che ha visto Egonu e Antropova avere numeri molto simili (18 punti a testa nell’ultima sfida) ma con Egonu meno affidabile, con sei errori e tre murate subite in gara 1 e cinque errori e tre murate subite in gara 2. Senza contare che per Antropova (mvp in entrambe le gare) sarà la prima finale scudetto e non aveva certo l’abitudine alla pressione a cui invece è solita Egonu.

Nata in Islanda nel 2003 e cresciuta a San Pietroburgo, Ekaterina Antropova ha appena 21 anni, quattro meno di Egonu ed è approdata a Sassuolo nel 2017 (Egonu nel 2016 già disputava i primi Giochi olimpici). Fino al 2020 gioca in Serie C, poi un anno di A2 dove vince il titolo di capocannoniere e le ultime tre stagioni a Scandicci. Parallelamente alla sua crescita sportiva, Kate e la Federazione italiana combattono un’altra partita. Quando a 15 anni Antropova si trasferisce a Sassuolo è di fatto il suo primo tesseramento sportivo, ma a seguito di una convocazione con la Nazionale russa Under 16 – a cui però lei non ha mai preso parte – la Cev la tessera inaspettatamente come russa. Dopo due anni la Fipav vince la causa e il 10 agosto 2023, a pochi giorni dall’esordio europeo, Antropova diventa anche cittadina italiana per meriti sportivi ed è così schierabile dalla Nazionale.

Hanno storie e caratteri diversissimi le due (Egonu è nata in Veneto da genitori nigeriani) e per pensare di farle coesistere in azzurro serve tempo. Ma sono fuoriclasse entrambe. Lo scorso anno Davide Mazzanti ha preferito Antropova a Egonu principalmente per ragioni disciplinari. Quest’anno Velasco si è espresso nel modo opposto, ma niente è scritto sulla pietra, specie nello sport. E recentemente Antropova ha dichiarato: “Io mi sento più sicura da opposta, non mi sono mai allenata a questi livelli da posto 4. Però a me piace lavorare e migliorarmi, quindi se c’è qualcuno che mi insegna a giocare schiacciatrice-ricevitrice, io ci sono. A Scandicci sono sicura delle mie capacità, ma le sfide non mi spaventano. Di certo oggi non si può pretendere di farmi fare il posto 4 e aspettarsi il 100 per cento in ricezione”. E quando qualcuno le ricorda la rivalità con Egonu risponde: “La gente continua a farmi queste domande, ma come posso esprimere giudizi che non mi competono? Quella passata è stata la mia prima estate in azzurro, ho esordito all’Arena di Verona giocando per la prima volta un Europeo. Per me è stato bellissimo, ho avuto tante responsabilità e sono fiera di me stessa. Ma oggi penso solo alla prima finale scudetto con Scandicci e al gruppo bellissimo di donne forti di cui sono orgogliosa”. Per l’azzurro (e la sfida interna con Egonu) c’è ancora tempo.

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