screenshot youtube

Il Foglio sportivo

I doppiatori di Holly & Benji giocano il derby di Roma

Massimo M. Veronese

Fabrizio Vidale e Giorgio Borghetti sono i due doppiatori dello storico cartone sul calcio. Legati come Holly e Benji anche nella vita, c'è solo una cosa a dividerli: uno è laziale, l'altro romanista

Hanno cambiato il mondo del calcio più della legge Bosman, della moviola in campo e del tikitaka. Invincibili come Gullit e Van Basten, ipermediatici come David Beckham e Cristiano Ronaldo, inesistenti come l’Aristoteles dell’Allenatore nel Pallone o il capitano Robert Hatch di Fuga per la vittoria, quello con la faccia di Sylvester Stallone, così incredibilmente finti, persino oltre l’assurdo, da diventare più veri dei campioni in carne e ossa.

C’è chi scrive, come Wired, che sono ispirati da loro “molti degli ideali, dei principi morali e dell’educazione dei figli degli anni Ottanta, Holly e Benji sono riusciti dove hanno fallito i genitori”, e chi spiega, come Vanity Fair che sono stati “un vangelo spiegato all’ultima generazione che ha creduto a tutto, persino al fatto che i sogni si potessero avverare”. Holly e Benji sono stati gli influencer della Generazione X, dei ragazzi del telefono a gettone, del tempo delle mele e dei floppy disk, dei cinquantenni di oggi che hanno cavalcato le trasformazioni del passaggio di millennio, anche se Tsubara Ozora e Genzo Wakabayashi, vero nome di Holly e Benij, hanno attraversato tutte le generazioni, se da Dal Piero a Mbappè e da Zidane a Iniesta si sono dichiarati figli loro. Ora che hanno appena compiuto 40 anni, il centravanti della Newppy e il portiere del Saint Francis dicono addio al loro papà, Yoichi Takahashi, che a 63 anni ha detto basta, da questo mese, aprile 2024, non li disegnerà più. Un po’ per motivi di salute, un po’ perché per chiudere la nuova storia sulle Olimpiadi di Captain Tsubasa pare ci vogliano 15 anni, troppi anche per lui. Ci penseranno altri, Yochii al massimo ci butterà un occhio. A Tokyo, sobborgo Katsushika Ku, il quartiere dove vive Takahashi, hanno dedicato a Holly e Benij una statua di bronzo e la stazione della metro che sbuca sulla piazza. Non si perderanno comunque di vista.


Holly e Benji hanno una storia nella storia e una squadra nella squadra, la storia dei ragazzi che per 128 puntate hanno dato voce ai manga e anima alle anime. Rossella Acerbo, Vittorio Guerrieri, Fabrizio e Massimiliano Manfredi, Christian Fassetta, Francesco Pezzulli, Giorgio Milana, Fabrizio Mazzotta. Ma soprattutto loro, Holly, Fabrizio Vidale e Benji, Giorgio Borghetti. Vidale, romano, ha fatto 54 anni a febbraio e ha cominciato a essere Benji a 14, sotto la direzione della madre Piera Vidale. Papà Franco Latini è stato l’uomo che, ispirato da Mel Blanc, ha inventato tutte le voci Looney Tunes e Merrie Melodies, da Gatto Silvestro a Speedy Gonzales, da Bugs Bunny e Daffy Duck. Fabrizio, che ha doppiato anche Will Smith e Eddie Murphy, e le figlie Chiara e Sara hanno continuato la tradizione di famiglia. “Abbiamo cominciato a doppiare Holly e Benji nel 1984, 40 anni fa, anche se hanno iniziato a mandarli in onda due anni dopo. Erano difficilissimi da doppiare perché non respiravano mai, ma sono stata una scuola per noi ragazzi: giocando con loro ci siamo costruiti una carriera”. Giorgio Borghetti, ha un anno meno di Vidale e la popolarità l’ha avuta dalle fiction tv, “Carabinieri”, “Un posto al sole” “Incantesimo”, ha fatto film e teatro, è la voce fissa di Ethan Hawke, è appena comparso in “Makari” e nell’ultimo film di Pieraccioni: “Da ragazzino ero anch’io portiere come Benji. Abitavo nella stessa palazzina dove vivevano diversi giocatori della Lazio che vinse lo scudetto nel 1974. Al piano sotto al mio c’era Felice Pulici, mi regalò il Manuale del giovane portiere che mi insegnò i rudimenti della porta. Diventò una specie di Bibbia per me. E un modo di essere Benji anche nella realtà”.

Né lui, né Vidale pensavano a un successo così: “Usciti da scuola andavamo in sala di doppiaggio, dalle due e mezza alle sette, e Fernando Piacentini, il proprietario della società di doppiaggio, a metà pomeriggio ci portava la pizza d’inverno e il gelato d’estate. Era una festa ogni volta. Anche se  non c’erano i social ed eravamo fantasmi ricevevamo valanghe di lettere. Ci chiedevano come finivano le partite, come mai il campo non finiva mai… “. Qualcuno si è preso la briga di calcolare la lunghezza di quel campo immenso allungato senza limiti di  spazio dalle slow motion e dalle curvature dello spazio: 17,8 chilometri, quasi la distanza di una mezza maratona. Hanno calcolato anche la velocità delle ripartente fulminanti: 50 km all’ora. Jacobs ne fa 43 ma sui 100, non sulla maratonina. “Io e Giorgio siamo molto legati, siamo Holly e Benji anche nella vita – spiega Vidale - Adesso stiamo facendo una serie molto importante che si chiama Feud su Sky, storia di Truman Capote, dovrebbe uscire tra un mese con Naomi Watts e Tom Hollander”.


Una cosa però divide Holly e Benij: il derby di Roma. Borghetti è laziale, Vidale romanista. Non è stato un anno facile per nessuno dei due. “La fine del sarrismo era inevitabile – dice il primo – la panchina corta e gli infortuni ci hanno buttato giù più dei nostri meriti. Siamo di nuovo all’anno zero, ma il derby è derby, Chi lo vince? Un pallonetto effettato di Ciro Immobile con il pallone che tocca il cielo, batte sul palo, tocca terra e si infila in retromarcia…”  “Mourinho mi ha fatto divertire tantissimo – risponde il secondo – ma De Rossi ha riportato la romanità nella Roma. E il derby si deve vincere. Come? Con un tiro della tigre di Dybala. Non lo fermano neanche con la catapulta infernale…” E che fine hanno fatto la lealtà e la correttezza predicata dal cartone animato più influente della storia tra insulti razzisti, simulatori seriali, terzini che esultano in faccia agli sconfitti, allenatori che danno testate ai giocatori e genitori che si picchiano sui campi dei figli? Borghetti: “I genitori che si menano sono quelli cresciuti con Holly e Benij. Se non hanno imparato nulla cosa vuoi che insegnino ai figli?”. Vidale: “È cambiato il sentire della società, si sono sfaldati i principi dello stare insieme. Se andavo male a scuola mia madre mi dava il resto, oggi un genitore va a scuola e tira una testata in faccia al preside”. Il più assurdo dei colpi di testa non è sui manga che lo trovi.
 

Di più su questi argomenti: