Paolo Leonardo Di Nunno - foto via Getty Images

Il Foglio sportivo

A Lecco il presidente Paolo Leonardo Di Nunno attacca i suoi tifosi

Emmanuele Michela

C’entra la situazione in classifica atroce,  la squadra è ultima in B con 21 punti e non vince da Natale, ma c’è di più: la rissa è solo l’epilogo peggiore di una storia iniziata sei anni fa, quando il presidente rilevò la squadra all'ora in Serie D

"Cume mai töcc a Lecch?" Nel 2016 era uno striscione sui gradoni del settore distinti del Rigamonti-Ceppi, lividi per l’ennesima crisi societaria che il club lariano si trovava a vivere all’epoca. Otto anni dopo, la solfa è la medesima, e segue il ritmo del presidente Paolo Leonardo Di Nunno: domenica scorsa, prima della gara interna col Palermo, microfono alla mano ha rivolto parole tutt’altro che lusinghiere nei confronti dei suoi tifosi (“Vi ho portato in B, ma meritate la Terza Categoria”). Una scena vergognosa, ma non era tutto: nei giorni seguenti le vittime dei suoi attacchi sono diventati i giocatori, sui quali ha gettato il sospetto di combine (“Ho paura di movimenti strani da parte dei nostri tesserati. Spero che mettano il telefono sotto controllo a tutti”, parole su cui la Figc ha aperto un’inchiesta).
 

C’entra la situazione in classifica atroce – la squadra è ultima in B con 21 punti e non vince da Natale – ma c’è di più, ed è l’epilogo peggiore di una storia iniziata sei anni fa, quando Di Nunno rilevò il Lecco in Serie D. Il susseguirsi di successi non hanno mai fatto scattare la scintilla tra presidente e tifosi.
 

La cronaca torna indietro al maggio 2017: il Lecco è fallito il dicembre precedente, gioca gli ultimi mesi di Serie D in amministrazione controllata, cambia tutta la rosa e si trova a rincorrere la salvezza con una manciata di ragazzini, guidati da Alberto Bertolini – a Lecco un idolo calcistico di anni Novanta e primi Duemila, poi secondo di Paolo Zanetti al Venezia e all’Empoli. Per il rotto della cuffia la squadra va ai playout, dove vince la sfida con l’Olginatese 3-2 in rimonta, all’ultimo grido. Ecco, il Lecco di Di Nunno nasce appena dopo questo miracolo: l’imprenditore di Cormano rileva pochi giorni dopo il club elettrico per quell’impresa, promettendo un’ascesa sportiva che – gli va riconosciuto – ha saputo rispettare, coronata dai playoff vinti lo scorso giugno in maniera del tutto sorprendente.
 

A che prezzo, però? Buona parte della piazza ha guardato spesso con diffidenza Di Nunno. All’inizio pesava la sua vicinanza con Daniele Bizzozero, imprenditore brianzolo che del Lecco era stato guida fino a poco prima – con tanto di duplice arresto, nel 2016, per due inchieste di due procure diverse. Poi ci sono state le continue “sparate” contro il contesto imprenditoriale cittadino e le istituzioni, colpevoli di averlo lasciato solo. Fino alla stagione in B, contrassegnata da fasi di grandi vittorie – Parma, Palermo, Bari – ma alla lunga anche di risultati pessimi, cambi di allenatore continui e nervosismo. Il vaso è traboccato due settimane fa: dopo la sconfitta col Südtirol di sabato 2 marzo, per sostituire il tecnico Aglietti – arrivato solo il 12 febbraio al posto della coppia Bonazzoli-Malgrati – veniva chiamato Luciano Foschi, allenatore della promozione in B e idolo dei tifosi, allontanato dalla panchina a inizio stagione per i risultati miseri. Ma domenica in mattinata, ecco già il dietrofront: niente Foschi – che era già corso in città –, resta Aglietti. Una mancanza di rispetto totale verso una persona amatissima.
 

La speranza dei lecchesi è che si corra in fretta alla conclusione di questa storia: che Di Nunno intenda vendere il club è cosa nota, lo dice da anni. Resta il rammarico di una stagione in B finita così, i timori per un futuro peggiore e la pelle che si fa più spessa per l’ennesimo “cinema” dirigenziale. In città si è perso il conto: chi si scorda, per esempio, quando Pietro Belardelli – imprenditore che nel 2002 rilevò il Lecco – fuggì dai tetti di una tv locale per scappare dai tifosi inferociti per il prossimo fallimento? E chi dimentica le promesse di Joseph Cala che nel 2012 voleva quotare il Lecco a Wall Street, salvo poi andarsene pochi giorni prima dell’inizio della stagione? Sembra che dopo i fasti degli anni Sessanta e Settanta – ottenuti con il presidentissimo Mario Ceppi – la quiete in via don Pozzi troppo spesso sia mancata. Töcc a Lecch… si ripete oggi allo stadio, rimpiangendo un campionato che doveva essere di gioia ed è stato di livore.

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