Foto Ap, via LaPresse

Quella notte nella quale Gafford ha fatto tremare Chamberlain

Francesco Gottardi

Il lungo di Dallas era a quota 33 canestri di fila senza errori: gliene sarebbero bastati altri due per impattare l’inarrivabile Wilt. Ha sbagliato, ci riproverà: la perfezione non è di chi spara dall’arco, ma di chi con pazienza appoggia al tabellone

Daniel Gafford e Wilt Chamberlain. Fino a qualche giorno fa il solo accostamento era un’eresia: l’onesto centro dei Dallas Mavericks, uno fra tanti, vicino alla leggenda Nba più fuori scala di tutti i tempi. Chamberlain ha infatti frantumato talmente tanti record individuali (68) da aver costretto gli addetti ai lavori a inventare una sottocategoria: quella dei suoi 10 traguardi più inarrivabili. Come i 35 canestri consecutivi senza errori, realizzati a cavallo di più partite. Un numero ritenuto tabù dalla fisica della pallacanestro. Ebbene. Il 25enne Gafford ha dimostrato il contrario. Il 6 marzo ha segnato 7 tiri su 7 contro Indiana. Poi un 5/5 su Miami, altro 7/7 a Detroit e 9/9 a Chicago. L’apoteosi con Golden State: all’ennesimo 5/5, Gafford aggiunge 7 stoppate. E fa 33 di fila. Per rendere l’idea: gli annali avevano perso le tracce di chi fosse il secondo dopo Wilt, tanta era la distanza. Questa notte invece, il 21 dei Mavs ha giocato per la storia. Con la benedizione dei tifosi: “L’uomo che non può sbagliare”.

Il seguito non piacerà.

Dopo nemmeno un minuto di Oklahoma-Dallas, Gafford raccoglie un pallone vagante: è un facile appoggio al tabellone. Lo sbaglia. Segue un lungo “ooooh” di costernazione dagli spalti dal Paycom Center: in teoria la squadra di casa è l’altra, ma vuoi mettere il brivido di poter dire io c’ero? Ecco. Non questa volta. Nemmeno il pathos di crederci un po’. Il record di Chamberlain è salvo e chissà ancora per quanto. I social sbuffano, accusano Daniel di fretta e notano con furbizia che sarebbe bastato aspettare un paio di assist di Irving per schiacciare comodamente a canestro. Gafford però è un professionista: ha tirato perché era un buon tiro. Nel prepartita, coach Jason Kidd aveva spiegato che al record il suo uomo non pensava affatto. E che anzi, gli avrebbe chiesto uno sforzo extra data l’assenza di Doncic. Alla fine i Mavs perdono, ma Gafford fa il suo dovere: 19 punti, 15 rimbalzi e 8/11 al tiro. Che fra i comuni mortali resta una signora prestazione.

L’aneddoto finisce qua. Ma dunque com’è possibile? Gli altri primati di Wilt sono stati insidiati da Jordan, Kobe, Bill Russell: mostri sacri alla pari. Cosa c’entra un Gafford? Risposta secca: non è fortuna ma metodo. Torna utile un’altra statistica, la miglior percentuale di sempre fra chi ha tirato almeno 2000 volte in Nba: è il 67,4 per cento di un altro Jordan, DeAndre. Tutt’altro che un tiratore. Ma come Gafford, focalizzato su opzioni dall’alto coefficiente di realizzazione. Lay-ups, bimani, conclusioni ravvicinate. Daniel non ha ancora tirato così tanto, ma sta facendo meglio di lui: 70,6 per cento in carriera. Nella stagione in corso, 366 dei suoi 376 tentativi sono avvenuti all’interno del pitturato. Nella striscia vincente, 17 sono state schiacciate e 31 centri su 33 sono arrivati con almeno un piede sotto canestro e poco contestati dagli avversari. Gafford non è insomma un talento eccezionale, ma un lungo pulito e un’affidabile chiave di gioco. “La mia filosofia è essere costante e portare a termine tutto ciò che inizio”, spiega lui. Per questo i tifosi continuano a chiamarlo “L’uomo che non può sbagliare”. Nonostante l’errore, a ragion veduta.

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