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Il Foglio sportivo

L'effetto Kenan Yildiz, il Peter Pan della Juventus

Giuseppe Pastore

Ecco cosa farà Allegri del diciottenne turco che può cambiare il ritmo e la storia di Inter-Juve

Com’è giusto che fosse, Alessandro Del Piero soffrì l’esordio da titolare a San Siro. Era un Inter-Juventus del 5 marzo 1995, una bella domenica di quasi-primavera in cui la prima Juve di Lippi era prossima alla fioritura. Marcello lasciò Baggio in panchina per sciogliere finalmente le briglie alla nuova sensazione del calcio italiano, che tuttavia – stando alla Gazzetta dell’epoca – lo ripagò con tanta corsa e applicazione ma un grigio 5,5: “Mai un lampo della sua classe”. Il calcio va sempre più veloce: se il 20enne Alex aveva dovuto attendere un anno e mezzo e un cambio d’allenatore per debuttare alla Scala, il 18enne Kenan Yildiz, spuntato da meno di due mesi, è già acclamato a furor di popolo come l’unica soluzione che può dare alla Juve il cambio di passo per spuntarla nella volata-scudetto.

L’aura di Yildiz va agilmente oltre le colonnine di Transfermarkt: fin qui ha segnato solo contro Frosinone e Salernitana e dai suoi piedi velocissimi, più interessati alla soluzione individuale che a quella associativa, non è sgorgato ancora nemmeno un assist. Fa niente, è l’emozione che conta. E quella si coglie a piene mani nello stop in corsa dybalesco che ha avviato l’azione dello 0-1 di Vlahovic a Lecce, o nelle due-tre serpentine con cui sabato scorso contro l’Empoli ha inteso annullare il concetto di inferiorità numerica: perché in questo momento il solo Yildiz tiene impegnati almeno due difensori alla volta. Per la facilità e la lievità con cui salta l’uomo e sembra sempre prossimo a scassinare i lucchetti più ostici, sembra di vedere quei film fanta-apocalittici in cui l’umanità ha smesso di fare figli e poi accade qualcosa che riaccende la speranza: Yildiz è quel qualcosa, in questa valle di lacrime, un deserto tecnico in cui la stessa Inter non ha da anni un vero specialista nel dribbling. È la saporita figura minore di un Ocean’s Eleven, il piano diabolico di Allegri per sbancare San Siro con understatement alla George Clooney, che guarda dall’altra parte, minimizza e poi piazza l’unghiata da tre punti.

Non è detto che a San Siro Yildiz giochi dal primo minuto: Allegri ha comunque un Chiesa nel motore. Un calciatore di 18 anni non parte titolare in un Inter-Juventus da più di dieci anni: l’ultimo è stato Mateo Kovacic nel marzo del 2013. Per trovare uno juventino bisogna tornare addirittura al 2011: si trattava del terzino danese Fredrik Sorensen, figura minore che da anni calca i campi di Serie B. Inter-Juve è roba che scotta, che autorizza le gestioni patriarcali di tutti gli Allegri di questo mondo, il bastone e la carota. Ovvero l’improvvida panchina di Yildiz contro l’Empoli di cui forse Max s’è pentito, e non solo per lo sciagurato rendimento di Milik. Perché a dirla tutta Kenan Yildiz non sembra il classico 18enne di talento e indisciplina, ma sembra avere qualcosa di più: la maglia non gli pesa, la fantasia sgorga naturale, la giocata arriva puntuale. Il ragazzo agisce senza sovrastrutture, indifferente al minuto e al risultato. “Più Baggio o più Del Piero?”, è il giochino non troppo fantasioso di queste settimane. Ci pare più stimolante un’altra domanda: quanto può sopravvivere un Peter Pan del genere nel calcio di oggi, nella Serie A di oggi, nella Juventus di oggi, senza perdere la propria aura? Ci chiarirà le idee la prima visita nella palude di San Siro, dove in molti pronosticano uno 0-0 copia-carbone del mesto pareggio dell’andata, e spetterà a quelli come Yildiz volare più alto di tutti i coccodrilli di questo mondo.
 

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