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Champion Cities

Psg-Real Sociedad, ossia Hemingway che prepara la Fiesta a Mbappé

Gino Cervi

Viaggio tra Parigi e San Sebastian sulle tracce di Ernest Hemingway e delle "origini" della partita di andata degli ottavi di finale di Champions League al Parc de Princes

Quando nell’ottobre del 1926 l’editore newyorchese Scribner’s gli pubblicò il suo primo romanzo, The Sun Also Rises, Ernest Hemingway aveva ventisette anni, un anno in più di Kylian Mbappé che oggi scende in campo con il Paris Saint-Germain contro la Real Sociedad di San Sebastián per il match di andata degli ottavi di finale di Champions League al Parc de Princes. Hem sarebbe diventato un “principe” della letteratura dieci anni dopo quell’esordio; Mbappé “principe” del football lo è da quando, non ancora ventenne, alzò nel 2018 la Coppa del Mondo con la maglia della Nazionale francese. Anche se pare chiaro a tutti come il suo principato gli stia ormai assai stretto, e forse anche un po’ molesto: in sette stagioni parigine ha fatto incetta di successi nazionali – 5 campionati, 3 coppe di Francia, 2 coppe di Lega, 4 Supercoppe nazionali – ma di allori internazionali neanche l’ombra, a dispetto del campionario di figurine milionarie che i qatarioti ogni anno mettono insieme nel desiderio di vederlo trasformarsi in una squadra vincente oltre i confini della Ligue 1 e dintorni.

The Sun Also Rises, tradotto in italiano con Fiesta solo nel 1944 – Hemingway, nel 1923, dopo averlo incontrato a una conferenza stampa a Losanna aveva definito Mussolini “il più grande bluff d’Europa” e questo gli costò che i suoi libri venissero tradotti in italiano solo dopo la caduta del fascismo – racconta le vicende di un gruppo di amici americani e britannici, giornalisti e scrittori, che intorno alla metà degli anni Venti vive a Parigi, scrivono romanzi e reportage ma soprattutto passano i loro giorni tra feste danzanti e generose bevute.

Il protagonista, nonché narratore in prima persona, è Jake Barnes, un reporter americano che, durante la Prima guerra mondiale, ha riportato una ferita che lo ha reso impotente. Jake è disperatamente innamorato di Brett Ashley, un’affascinante inglese che cerca la sua compagnia solo quando si ubriaca. Jake, Brett e altri amici – Robert Cohn, un romanziere ebreo americano mal sopportato da tutti; Mike Campbell, scozzese, promesso sposo di Brett; e Bill Gorton, un altro amico americano di Jake – fanno un viaggio nel Nord della Spagna. Vanno a pesca nei torrenti dei Pirenei e visitano Pamplona nei giorni della Fiesta di San Firmino e dell’Encierro, la corsa dei tori lasciati liberi per le strade della città prima della corrida nell’arena. Qui Brett si porta a letto un giovane torero e poi fugge con lui a Madrid. Gli amici si separano e Jake decide di regalarsi ancora alcuni giorni di vacanza solitaria a San Sebastian.

"Sentivo che tornare in Spagna era una stupidaggine. In Spagna non sei mai sicuro di niente, ma […] montai sul treno e, dopo quaranta minuti e otto gallerie, ero a San Sebastián". Nell’albergo dove Jake alloggia, la vista dalla camera si apre sui tetti della città e, oltre i tetti, sul "verde pendio della montagna". Dopo aver pranzato e dormito, a metà pomeriggio, con il costume da bagno e un pettine avvolti in un asciugano, Jake scende alla Concha, la spiaggia di sabbia compatta, gialla e calda di San Sebastian, protetta verso il mare aperto da due promontori che quasi sembrano toccarsi, come le valve di una conchiglia. Jake si tuffa e raggiunge una zattera al largo: resta disteso al sole per un po’ e poi torna a nuoto verso riva. Dopo essersi cambiato in cabina, si siede a un tavolo del Café Marinas e ordina "un succo di limone e ghiaccio tritato e poi un whisky and soda lungo". Legge, guarda la gente passare e ascolta musica. Tornato in albergo, nella sala da pranzo trova una tavolata di corridori ciclisti, tutti francesi o belgi, che parlano tra loro "tutti in gergo e si scambiano battute incomprensibili agli estranei": si stava correndo il Giro dei Paesi Baschi e le squadre erano ospiti dell’hotel. Dopo cena, Jake si mette a chiacchierare con un direttore sportivo che prima gli dice che era stato un vero peccato che Bottecchia si fosse ritirato da quella corsa pochi giorni prima; e poi gli chiede se Jake avesse mai seguito il Tour de France. Solo sui giornali, gli rispose Jake e quello ci tenne a ribadire che "il Tour de France era il più grande avvenimento sportivo al mondo". [Altro che Champions League! verrebbe da commentare fuori onda, e fuori romanzo]. Il giorno dopo Jake si sveglia troppo tardi per assistere alla partenza all’alba della tappa, così come gli aveva consigliato il direttore sportivo con cui aveva condiviso parole e cognac. Dopo un’altra nuotata nel mare della Concha e dopo essersi seduto ancora una volta sulla zattera a guardare "la baia, la città vecchia, il casinò, la fila degli alberi lungo la passeggiata e i grandi alberghi con le loro bianche verande e le insegne a lettere d’oro", alla reception dell’albergo lo attende un telegramma. C’è scritto: "Potresti venire Hotel Montana Madrid sono piuttosto nei pasticci Brett". Jake si fa prenotare una cuccetta sul Sud Express che sarebbe partito da San Sebastian alla dieci di sera.

Tra una nuotata e molti bicchieri, San Sebastian per Jake Barnes è stata una breve parentesi di sole ventiquattr’ore. Direzione Madrid. Jake sapeva che il suo amore per Brett non avrebbe avuto storia, ma al fascino di quella donna non poteva resistere.

Chissà se anche per Kylian Mbappé l’amore per il Real sarà tutta un’altra Fiesta.