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a rotelle

Lo skate sta benissimo eppure è in crisi. Un paradosso spiegabilissimo

Giovanni Battistuzzi

Aumentano spettatori e giro d'affari mondiale, eppure qualcosa nelle tavole con le rotelle scricchiola. Uno studio in anteprima ci spiega ciò che non va nello skateboard

Quando qualcuno sul finire degli anni Quaranta in California smontò le rotelle dai pattini e le attaccò a una tavola di legno difficilmente avrebbe potuto immaginare che la sua creazione si sarebbe trasformata in una moda globale e in uno sport seguitissimo. Chi sia stato a inventarsi il primo skate non è dato a sapersi. Di ipotesi ce ne sono a iosa e pure di millantatori. Chiunque sia stato ha fatto un errore: non l’ha brevettato. E dunque non è diventato ricchissimo. Dei 145 milioni di dollari che lo skateboard ha generato nel 2022 non ha preso nemmeno qualche bruscolino.

In Europa lo skate è arrivato verso gli anni Settanta. Ha avuto il primo boom nei primi anni Ottanta, grazie al cinema e agli sceneggiati tv americani. Ha avuto il secondo boom tra la fine dei Novanta e l’inizio dei Duemila grazie al videogioco Tony Hawk’s Pro Skater, che era una meraviglia, e al film Lords of Dogtown del 2005, che fu visto da centinaia di milioni di europei (e aveva una colonna sonora pazzesca, ndr). Nel 2020, anzi nel 2021 per colpa del Covid, lo skateboard è diventato pure sport olimpico. A Tokyo fu un successo mediatico e di pubblico. A tal punto che il Cio non c’ha pensato due volte a confermarlo pure alle Olimpiadi di Parigi 2024 e così dal 27 luglio al 7 agosto “occuperà” Place de la Concorde: una delle piazze più celebri della capitale francese trasformata in uno skate park. Se si considera che il mercato globale dello skate raggiungerà, secondo i più recenti studi di mercato, i 166,8 milioni di dollari entro il 2029, sembra che lo skateboard goda di ottima salute.

Eppure, nonostante il successo di pubblico degli eventi internazionali (hanno segnato un aumento del 23 per cento di presenze nell’ultimo triennio) e di mercato, qualcosa inizia a scricchiolare nelle rotelle sotto le tavole. A tal punto che sembra che il Cio si sia accorto tardi dello skateboard e che abbia dato a questo sport una sorta di affettuoso bacio della morte.

Può essere in difficoltà uno sport che aumenta fatturato e pubblico? Quel che sembra illogico in realtà non lo è, almeno in Europa. E basta andare negli skate park di Parigi e Berlino, le due città europee con maggiore concentrazione di appassionati, per capirlo. Se ci si ferma a guardare le half pipe, le bowl e le funbox si noterà come a muoversi e a fare evoluzioni sugli skate ci siano pressoché soltanto trentenni e quarantenni mentre bambini e ragazzini utilizzano i monopattini.

In uno studio sulla salute degli “sport a rotelle”, realizzato dall’Istituto di ricerca sullo sport di Parigi, affiliato al Cio, assieme al Comitato olimpico tedesco e al centro di analisi dati dell’Ue – verrà pubblicato a gennaio, abbiamo avuto in esclusiva la preview della ricerca – si evince come l’interesse dei ragazzini per lo skate si sia fortemente affievolito. Rispetto a dieci anni fa su una tavola ci vanno il 66,1 per cento di under 16 in meno, mentre chi pratica – in modo ludico o agonistico – gli sport rotellistici è aumentato del 21,1 per cento. Lo studio segnala un aumento del 132 per cento dell’utilizzo di monopattini e del 33,6 per cento di pattini. I monopattini piacciono soprattutto per due motivi, dice la ricerca: è più semplice imparare e il numero di trick realizzabili da tutti e non solo dai campioni sono maggiori. Per chi è cresciuto giocando a Tonioch sembra blasfemo. Per chi è nato dopo il duemila invece non lo è affatto.

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