Ansa  

SAVERIO MA GIUSTO

All'armi per il bob!

Saverio Raimondo

La costruzione della pista per le Olimpiadi impone una scelta coraggiosa: invadere l’Austria

È ufficiale: la pista da bob necessaria ai Giochi olimpici invernali di Milano e Cortina 2026, prevista inizialmente a Cortina, non si farà. Lo ha annunciato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, dopo mesi di discussioni e slittamenti – l’uso della parola “slittamenti”, in relazione al cantiere di una pista per slittini, non è casuale e ha a che fare con il fatto che sono un cretino. Le aziende contattate per la realizzazione dell’opera hanno tutte rifiutato: pare che i soldi non siano sufficienti, né il tempo. Inoltre c’erano numerose perplessità anche sull’impatto ambientale della pista. Insomma, problemi economici, di tempo e di opportunità: gli stessi che sono stati sollevati per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Mi chiedo perché non si cerchi una soluzione di compromesso, e non si costruisca una pista da bob fra Messina e Reggio Calabria. Comunque sia, ora tocca ricollocare le gare di bob, slittino e skeleton per le Olimpiadi invernali 2026: l’ipotesi più accreditata è che si terranno a Innsbruck, in Austria. Ma come?! Prima organizziamo le olimpiadi in Italia, e poi mandiamo gli atleti a gareggiare all’estero? Che figura ci facciamo? Il tempo è poco, ma forse una soluzione c’è: militare. Invadiamo l’Austria e annettiamo Innsbruck all’Italia entro il 2026. La situazione mondiale volge a nostro favore: con il casino che già c’è in giro, è capace che se apriamo un altro fronte di guerra manco se ne accorgono, o comunque non più di tanto, ci mimetizziamo.

 

Ma la posta in gioco è alta: sul piatto c’è la nostra dignità, ma soprattutto i soldi (la pista da bob gli austriaci mica ce la darebbero gratis). Si tratterebbe di richiamare in servizio il generale Vannacci – è importante che l’offensiva sia anche mediatica, e che abbia un certo appoggio e consenso tra le file di Rete 4 – per fargli guidare l’esercito italiano oltre il Brennero per quella che potremmo ribattezzare “quinta guerra d’indipendenza”. Del resto, le ultime elezioni regionali che si sono tenute soltanto una settimana fa in Trentino-Alto Adige evidenziano come nelle provincie autonome di Trento e Bolzano avanzi la destra nazionalista; in questo clima, è facile far passare il messaggio che non è l’Alto Adige ad avere molto in comune con l’Austria ma viceversa, ed essendo l’Alto Adige italiano, allora lo è anche l’Austria. Inoltre, l’ultima volta che la nostra Nazionale di calcio ha giocato contro quella austriaca ha pure perso; possiamo cavalcare facilmente un certo sentimento di revanscismo, anche se si trattava solo di un’amichevole. Cosa aspetta il ministro Crosetto a passare dalla Difesa all’attacco? In questo modo il governo Meloni potrebbe finalmente emanciparsi dai costanti rimandi al fascismo, riscoprendo al contrario una retorica più risorgimentale. Una guerra di posizione sulle Alpi e le Dolomiti potrebbe aiutare il pil e dare nuovo impulso anche al settore edile: i soldi che non bastavano per la costruzione di una pista da bob con tutti i crismi olimpici, sono invece più che sufficienti per un bel bonus “Trincea”. Non resta dunque che dichiarare le ostilità, e preparare i nostri atleti a vincere le gare di slittino – non possiamo mica fare tutto ’sto casino se poi manco prendiamo la medaglia d’oro. 
 

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