Jonas Vingegaard, l'ultimo vincitore del Tour de France, davanti al percorso del Tour de France 2024 (foto Ap, via LaPresse)

appuntamento a Firenze

Il Tour de France continua a stravolgersi per dimostrare di essere inimitabile

Giovanni Battistuzzi

La Grande Boucle partirà da Firenze il 29 giugno e terminerà a Nizza il 21 luglio 2024. Mai era partito dall'Italia, mai era terminato lontano da Parigi. Ma tutto questo lo sapevamo. Ciò che è davvero sorprendente è la capacità di rinnovarsi in continuazione

Ogni volta che viene presentato il Tour de France, l’autunno si dirada e ritorna potente l’estate. Ci si pensa più alle foglie che cadono, al freddo – quest’anno ben poco – che c’è attorno. Il sole ritorna a dominare la scena e si sente una gran voglia di indossare una maglietta a maniche corte e uscire a pedalare. Soprattutto si inizia già a pensare ai giorni di ferie da prendere a luglio per godersi in santa pace le tappe più belle, senza il rischio di rimanere incastrati in riunioni, capi e rogne varie. E si immaginano ferie francesi, perché se il Tour de France è stupendo in tivù, è un’esperienza incredibile, nel vero senso del termine, da bordo strada.

Il fatto che il Tour de France inizierà a pedalare in Italia, da Firenze – sono centodieci anni dalla nascita di Gino Bartali e cento dalla prima vittoria di un nostro connazionale, Ottavio Bottecchia – renderà tutto un po’ più semplice. L’appuntamento in strada sarà dal 29 giugno al primo luglio tra Firenze, Rimini, Bologna, Torino.

Che dovesse essere una versione mai vista del Tour de France era scontato. A fine luglio iniziano le Olimpiadi a Parigi e la capitale francese, per quanto grande sia, non poteva permettersi l’organizzazione del più grande evento sportivo in assoluto e del più grande annuale negli stessi giorni. Quindi finale a Nizza: è la prima volta nella storia che la Grande Boucle termina lontano da Parigi. L’altra prima volta è l’avvio dall’Italia: c’era mai riuscito nessuno a portare la Grande départ nel nostro paese. E i tentativi sono stati diversi.

Ciò che stupisce è altro. E cioè la capacità del Tour de France di stupirci, di rendere inutilizzabili tutti i nostri sistemi di orientamento in un ciclismo che cambia molto più velocemente di quello al quale eravamo abituati. E così il momento nel quale si inizia a credere di comprendere le logiche che gli organizzatori del Tour de France utilizzano nella tracciatura delle tappe, coincide col momento nel quale queste convinzioni si sgretolano.
Pensavamo di aver capito che il segreto del successo e dello spettacolo di questa corsa fossero sì i corridori, ma anche il saper dare loro cosa cercano e sperano di ottenere: ossia tappe meno lunghe, con molte salite, ma ben distribuite, soprattutto a inizio tappa per creare subito bagarre e agevolare gli scatti, non solo delle seconde linee. E poi inserire qua e là qualche tappa collinare capace di stuzzicare l’immaginazione dei più arditi. C’è niente di tutto questo nel Tour de France edizione 2024. Nulla o quasi di quello che ha reso appassionanti le ultime edizioni.

Il chilometraggio medio giornaliero è cresciuto, le tappe più o meno pianeggianti pure, le salite si sono riavvicinate all’arrivo e hanno aumentato la lunghezza e l’altitudine. E’ pieno di montagnoni il Tour 2024, dal Col du Galibier al Col de la Bonette passando per il Tourmalet: oltre venticinque chilometri sopra i duemila metri sono tanta roba. E questo alla faccia di quelli che pensavano che sarebbe stata una Grande Boucle non troppo dura per agevolare la gara olimpica.

C’è poi una tre giorni finale durissima, composta solamente da salite e discese e una cronometro finale anch’essa fatta quasi soltanto di salite e discese prima del lungomare di Nizza. Non se lo gusterà nessuno il lungomare di Nizza.

L’impressione è che gli organizzatori del Tour de France c’abbiano visto lungo ancora.

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