L'allenatore del Braga Artur Jorge (foto Ap, via LaPresse)

verso Braga-Real Madrid

In Champions League Artur Jorge cercherà di battere il maestro che non ha mai avuto

Marco Gaetani

L'allenatore portoghese del Braga si troverà di fronte Carlo Ancelotti, il tecnico che ha studiato e ammirato per anni. "Vogliamo mantenere la nostra identità e la stessa intensità durante i 90 minuti, avendo il coraggio di ferire il Real non appena potremo: essere fedeli al nostro percorso è l’unica strada che possiamo percorrere per provare a segnare”

Nella Champions League dei milioni e dei campioni, martedì sera ci sarà una stretta di mano diversa dal solito. Sarà intrisa di devozione, avrà il profumo del sogno realizzato: una rarità, di questi tempi. Artur Jorge, tecnico del Braga, si farà coraggio in quella roccia che si fa stadio, uno dei più suggestivi impianti d’Europa, e andrà da Carlo Ancelotti, l’uomo che ha studiato per una vita, mandando avanti e indietro le partite del suo Milan da leggenda. Sarà una stretta di mano tra pari, due tecnici alla guida di una squadra in Champions League, ma che comunque porterà con sé una differenza di peso specifico: da una parte Artur Jorge, alla prima annata da allenatore al massimo livello europeo, e dall’altra chi, quella Coppa, l’ha alzata al cielo, da giocatore e da tecnico, così tante volte da avere quasi perso il conto.

Quella di Artur Jorge è una storia di gavetta, di una vita dedicata interamente allo Sporting Clube de Braga, la squadra in cui ha speso l’intera carriera da calciatore e quella in cui si sta mostrando al mondo da allenatore. La sua sembrava una rincorsa senza fine: le panchine in quarta serie, quindi il ritorno in un posto che è sempre stato casa sua. Da tecnico delle giovanili ha iniziato la scalata, un continuo arrampicarsi: forse non è un caso, visto che è un amante della mountain bike e appena ha un attimo va a cercarsi gli sterrati più complicati per aggredirli col caschetto in testa. Ha pianto per la qualificazione in Champions perché il suo è l’approccio di un tifoso, oltre che di un allenatore: la gente di Braga lo ama, sanno di poter vedere in panchina una loro estensione.

La squadra vive un ottimo momento (tre vittorie di fila) ed è, come da tradizione, ai piedi del terzetto di grandi storiche portoghesi, Sporting-Benfica-Porto, che anno dopo anno magari si scambiano la posizione ma alla fine sempre lì davanti si ritrovano. Ma il Braga cerca di ritagliarsi un posto al sole con il bel gioco – miglior attacco del torneo con 20 gol fatti in otto partite – e qualche rischio di troppo, come recita il ruolino delle reti subite (14). Sembra un controsenso, per chi ha speso la vita giocando difensore, ma il suo Braga è più bravo a far gol che a evitarlo. Ha già spaventato il Napoli all’esordio, ora proverà a fare lo sgambetto a un Real Madrid che sembra davvero una montagna impossibile da affrontare. “Vogliamo mantenere la nostra identità e la stessa intensità durante i 90 minuti, avendo il coraggio di ferire il Real non appena potremo: essere fedeli al nostro percorso è l’unica strada che possiamo percorrere per provare a segnare”, ha dichiarato a Marca, senza paura, sapendo che fermare Bellingham e Vinicius Junior sarà difficile, ma non impossibile. L’unico timore, ai confini del sacro, lo mostra per Ancelotti: “Ho un enorme rispetto nei suoi confronti, è un signore del calcio, un allenatore incredibile, di enormi doti tecnico-tattiche: penso sia un riferimento per qualsiasi tecnico a livello mondiale. Sa rimanere sempre aggiornato e continua a lavorare con successo ai livelli più alti”. Ecco perché, quando martedì sera si avvicinerà per stringergli la mano, dovrà sforzarsi nel sentirsi alla pari. Poi, subito dopo, guarderà gli spalti sui quali sedeva da piccolo insieme al padre, ripenserà alle partite viste da tifoso, a quelle giocate da calciatore e a quelle a cui, fin qui, ha assistito dalla panchina. Sapendo che anche nella Champions League dei milioni c’è spazio per storie romantiche come la sua.

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