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Serie A

Inzaghi dovrà dare una direzione al caos della Salernitana

Marco Gaetani

La squadra campana ha esonerato Paulo Sousa e lo ha sostituito con l'ex attaccante e allenatore del Milan

Doveva essere il trampolino di lancio di Simone, diventerà invece l’occasione di rinascita per Filippo. Salerno come terra di svolta per la famiglia Inzaghi: era l’estate del 2016 quando Claudio Lotito indirizzava l’ormai ex “Simoncino” verso la panchina della Salernitana, convinto di aver messo le mani su Marcelo Bielsa, salvo poi dover ricorrere a una brusca marcia indietro per (ri)affidare la guida tecnica della Lazio al più giovane degli Inzaghi. A distanza di sette anni e mezzo, in Campania approda “Superpippo”, nel tentativo di risollevare la stagione di una squadra partita con ben altre ambizioni, dettate in larga parte dall’ottimo lavoro che Paulo Sousa aveva svolto nella seconda metà della scorsa stagione. Eppure proprio nella permanenza del tecnico lusitano risiede il primo momento oscuro dell’annata della Salernitana, che si è messa in attesa delle decisioni di Sousa, così rigenerato dall’esperienza in granata da ridiventare di colpo oggetto del desiderio di squadre di altissimo livello, Napoli compreso. In questo stallo, in questa indecisione, ha iniziato a fiorire il germe del malcontento.

Ai blocchi di partenza, la Salernitana si è presentata con speranze di salvezza tranquilla nonostante un mercato ridotto all’osso: dopo gli sforzi della prima estate da patron a tutti gli effetti, la società di proprietà di Danilo Iervolino ha dovuto fare i conti con i riscatti dei cartellini di Candreva, Pirola e soprattutto Boulaye Dia, l’equivoco più grande. Sedici gol nella scorsa stagione, la prima in Serie A, per un’operazione da 12 milioni di euro e la convinzione, da parte di numerosi operatori di mercato, di una maxi plusvalenza in arrivo per il club. Il direttore sportivo Morgan De Sanctis invece non solo ha trattenuto il ragazzo, ma lo ha fatto in maniera rumorosa, con una conferenza stampa in chiusura di mercato in cui ha voluto affrontare apertamente il Wolverhampton, abbozzando una risposta in lingua inglese per far capire ai Wolves che il modo in cui si erano avvicinati al calciatore non era stato particolarmente gradito in società.

A un mese da quel “disrespectful" urlato ai microfoni, la Salernitana ha dovuto cambiare rotta a livello tecnico in maniera netta. Si passa dal calcio di Sousa, amante del controllo del pallone e del fraseggio stretto, a quello di Filippo Inzaghi, che ha costruito le proprie fortune in Serie B su squadre estremamente solide a livello difensivo, improntate più a prendere un gol in meno che a farne uno in più. E se l’organico rimane di buona qualità per tentare l’assalto a una salvezza che sembra tutt’altro che improba – il diciassettesimo posto dell’Udinese, nonostante la partenza da incubo della Salernitana, dista solo due lunghezze – in un campionato che dà storicamente molto tempo per rientrare in corsa, bisogna anche registrare che dal mercato estivo, complici gli esborsi per i riscatti, è arrivato pochissimo materiale interessante: l’impatto migliore lo ha fornito Jovane Cabral, già meteora in occasione di un suo passaggio alla Lazio, mentre si attendono segnali concreti dai vari Legowski e Martegani, per non parlare di Ikwuemesi e Stewart, fin qui parsi lontani dal livello richiesto dalla Serie A.

A Inzaghi il compito, non facile ma neanche impossibile, di ridare una direzione coerente a una squadra che sembra essersi persa e che a un certo punto, in preda alla confusione, ha rimesso in organico anche Nwankwo Simy, venti gol in Serie A non più tardi di due stagioni fa, quindi la miseria di due reti nelle annate spese tra Salerno, Parma e Benevento: offerto a chiunque nel corso del mercato estivo, è stato reintegrato all’inizio del mese. Sarà però vitale recuperare Lassana Coulibaly, il giocatore barometro di un centrocampo che senza di lui ha fatto una fatica estrema. Inzaghi lo aspetta per provare, finalmente, a consacrarsi anche in Serie A.

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