Sainz trova la sua oasi a Singapore. La Ferrari torna a vincere dopo 434 giorni

Fabio Tavelli

L'ultima volta era stato con Leclerc, in Austria. Era il luglio del 2022. Stavolta la rossa esulta col suo pilota spagnolo che, dopo aver ottenuto la pole, difende la prima posizione con un'intelligenza senza pari

La traversata del deserto è stata lunga 434 giorni. Carlos Sainz ha trovato la sua oasi di meritata gloria nella umida notte di Singapore. 434 lune sono passate dal successo in Austria di Leclerc nel luglio 2022, ultima vittoria Ferrari prima di Singapore. Giorni di illusioni e amarezze, settimane di speranza quasi sempre frustrate dalla superiorità altrui in gara. Ma questa volta no, la Ferrari vince con Sainz dopo aver preso la pole e difeso la prima posizione con un’intelligenza senza eguali.

Nella prima parte della gara lo spagnolo è stato bravissimo a tenere basso il ritmo per non stressare troppo le gomme. Quello che è sempre stato il vero tallone d’Achille delle rosse anche questa volta rappresentava il problema più serio. Singapore vuole dire sempre safety car, tutti sanno che prima o poi ne entrerà una in pista. Non si tratta di “se”, si tratta di “quando”. Eccola al 20esimo per demerito di Sargeant, degno erede di Lafiti a muro con la sua Williams. Solo i Red Bull non cambiano, tutti entrano e Leclerc resta con la scopa in mano a causa del traffico nella pit e perde quattro posizioni. Il monegasco era il predestinato al sacrificio, la Scuderia lo aveva battezzato come uomo-schermo per proteggere Sainz.

La Ferrari ha probabilmente rinunciato all’ipotesi di fare doppietta già al sabato sera quando ha deciso di smarcare le due strategie mettendo in partenza la gialla a Carlos e la rossa a Charles. Il secondo colpo di scena arriva con la virtual innescata dal ritiro di Ocon. Qui la Mercedes cerca di pescare il jolly, cambia gomme ad entrambi i suoi e con le gialle nei giri finali Russell ed Hamilton come un’idrovora risucchiano Leclerc, passato in tromba, e i due di testa Sainz e Norris. E qui Sainz fa il secondo capolavoro. Fa accorciare Norris fino a concedergli il DRS. Perché? Non rischia di essere sorpassato? Non a Singapore. Norris gli arriva sotto ma con la sua ala mobile aperte riesce a tenere dietro i due della grigio-nera. Erano loro i veri pericoli, con una mescola di gomma di vantaggio e con il rosso 55 che sull’anteriore aveva ormai finito il grip. Ultime tornate da batticuore con tre inglesi a lama sguainata pronti ad infilarlo al minimo errore.

Ed invece accade che l’arrembante Russell, che doveva attaccare Norris ma anche difendersi da Hamilton, finisce dritto nel muro e butta via la gara. Sainz sfrutta da maestro l’improbabile armata d’Albione come un alleato e alla fine nemmeno rischia più di tanto. L’inno di Mameli torna a suonare su un circuito di F1, premia la Squadra e la capacità di Sainz di leggere con perfetta lucidità lo sviluppo di una gara nella quale le magagne della Red Bull hanno finalmente concesso agli scudieri di lottare per un traguardo che seppur parziale mette fine ad una striscia che sembrava destina a durare in eterno. Cade così la profezia di Russell (“le vinceranno tutte”) e conferma che senza un marziano, che anche a Singapore pur con una vettura palesemente sbagliata ha comunque fatto vedere qualche numero d’alta scuola, capace di stracciare tutti tranne ieri il Mondiale di F1 sarebbe una costante volata all’ultimo giro. Sarà stata la direttiva 018 a zavorrare la Red Bull? Non sarà dei posteri l’ardua sentenza perché lo scopriremo probabilmente già domenica prossima a Suzuka. Circuito di pura aerodinamica dove se i dominatori non dovessero dominare aprirebbero interessanti scenari non per questo Mondiale, ormai loro, ma per i prossimi.

 

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