Foto Epa, via Ansa

l'addio a due settimane dall'inizio del campionato

La Virtus Bologna esonera Sergio Scariolo, che si era costruito la sua via di fuga

Giorgio Burreddu

Il coach era riuscito a condurre i bolognesi a due finali scudetto, a una vittoria in Eurocup e al ritorno in Eurolega. Qualcosa però si era rotto nel rapporto con la dirigenza. Le ultime dichiarazioni del tecnico hanno portato allo strappo

Sergio Scariolo non è più l’allenatore della Virtus Segafredo. La notizia è arrivata in una tranquilla mattinata di settembre, tra le vie di una Bologna indolente e indecisa tra sole e pioggia. Nel gran circo dello sport, abituato a certi colpi di mano, però questa sì che fa notizia: quello di Scariolo è un allontanamento che arriva a due settimane dall’inizio del campionato. Boom. Ai dirigenti non sono piaciute le dichiarazioni del coach campione di tutto (in carriera) alla prima conferenza dell’anno. Ed è bastato un comunicato per cancellare con un colpo di spugna gli ultimi due anni, le finali scudetto, la vittoria di una coppa europea e, udite, approdo in Eurolega. Dichiarazioni, si legge nel comunicato ufficiale, che “minano, purtroppo, la serenità e l’entusiasmo dell’ambiente virtussino”.

Parole, parole, parole. A fine giugno Scariolo aveva già irritato i dirigenti. Quella volta aveva parlato di “ridimensionamento economico”. Oh no, sacrilegio. Poi erano arrivati il mercato e una dichiarazione congiunta dei dirigenti Baraldi e Ronci. Parlavano di “acquisti condivisi” e di “prima o seconda scelta del coach” da soddisfare. Nel mondo della ipercomunicazione, in cui la distanza tra esperti e utenti si è assottigliata, lo sport si ormai trincerato dietro la banalità e l’ovvio. Chiedere al calcio, please. Ma Bologna ha sempre voluto distinguersi. Sull’altra riva dello sport, il football, Thiago Motta appena qualche settimana fa aveva detto dopo un’amichevole giocata male, brutta: “I miei giocatori stanno urlando perché vogliono che arrivino rinforzi, che si alzi il livello”. I dirigenti rossoblù alla fine hanno ascoltato la disperazione del tecnico e hanno esaudito le sue preghiere.

       

Foto Epa, via Ansa  
  

Peggio è andata a Scariolo. Tra battutine sugli obiettivi sfumati (“I giovani potranno darci qualche minutino, che non è Milutinov”), consapevolezze (“Ovviamente la qualità offensiva è inferiore rispetto all’anno scorso”), poco entusiasmo sui nuovi arrivati (“Alcuni non li conosco”) e la grande incertezza sugli obiettivi (“Chiedete alla società”), in fondo Scariolo si è costruito una via di fuga. In molti in città avevano preso una posizione netta, e quando sotto le due torri si muovono le tifoserie significa che la misura è già colma. Il gruppo Vecchio Stile aveva fatto sapere che “non verranno più tollerate dichiarazioni pubbliche che danneggino l’immagine della Virtus, i panni sporchi si lavano in casa e non attraverso i mezzi di informazione”, e uno striscione dei Forever Boys aveva fatto il resto: “Attaccamento alla maglia, umiltà e dedizione. Più fatti, meno parole”.

Parole, soltanto parole. Ci sono loro tra la libera espressione e la sonnacchiosa storia romanzata dello sport. Una storia vecchia come la letteratura, tra cortigiani e signori, intellettuali e principi. Bei tempi quando il patron Zanetti diceva: “Io sono contentissimo di Scariolo, penso che sia l’allenatore quantomeno migliore d’Europa, se non del mondo: è Campione del mondo, ha vinto 4 volte l’Europeo, più di quello si fa fatica”. Altri tempi. Era marzo. Ma lo sport è così, basta un niente. “La società mi ha consegnato la squadra e io la ricevo, con voglia di lavorare e volontà di renderla competitiva, una squadra che si sacrifica e dove si lavora l’uno per l’altro”, aveva detto Scariolo (anche). Quando la penna esonera più della spada.

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