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azzurro addio

Roberto Mancini lascia la Nazionale. Una spiacevole fuga di mezza estate

Umberto Zapelloni

Il commissario tecnico ha deciso di dimettersi a un mese dai prossimi impegni che saranno decisivi per la qualificazione agli Europei del 2024. I motivi della decisione non sono chiari. Al suo posto potrebbe arrivare uno tra Conte, Spalletti, Cannavaro e De Rossi

La notte non ha portato consiglio. O forse ha portato solo il consiglio sbagliato: Roberto Mancini ha deciso di andarsene neppure dieci giorni dopo aver ricostruito la sua squadra ed esser diventato coordinatore di tutto l’azzurro che c’è. Il presidente Gravina non ha ancora capito il motivo. Parla di scelte del cuore e di scelte del portafoglio. Forse dietro c’e’ una proposta indecente e irrinunciabile, magari dall’Arabia che sta facendo saltate tutti i banchi.

Roberto Mancini, l’uomo del trionfo di Wembley e della mancata qualificazione al Mondiale qatariota, ha detto stop. Lascia la Nazionale a Ferragosto a un mese dai prossimi impegni. Non una scelta patriottica. Non una scelta di chi aveva la Nazionale nel cuore. Dovrà spiegarsi e cercare le parole giuste per fuggire dall’accusa di traditore della patria. Aveva scelto i suoi vice, aveva deciso i programmi con il presidente federale solo una decina di giorni fa. Quando Gravina ha ricevuto la telefonata della moglie manager del Mancio non voleva crederci. “Lo vedo inquieto” il campanello dall’allarme suonato dalla signora. Gravina ha cercato di capire ha chiamato il suo ct che a fine chiamata gli ha detto “Speriamo la notte porti consiglio”. Non è arrivato il consiglio che si augurava il presidente che adesso dovrà agire in fretta.

Purtroppo Carlo Ancelotti ha già detto sì al Brasile, sarebbe stato l’uomo perfetto anche se oggi è ancora sulla panchina del Real Madrid. Così resterebbe un poker tra cui scegliere: Conte, Spalletti, De Rossi o Cannavaro. Un Conte carico sarebbe un grande ritorno, ma anche lo Spalletti campione d’Italia non sarebbe male. De Rossi e Cannavaro sono due eroi del Mondiale, due scelte di grande fascino, ma anche con una bella dose di rischio.

C’é uno spiffero, non confermato che segnalerebbe nell’arrivo di Buffon come capo delegazione uno dei motivi che hanno convinto il Mancio a fuggire. Difficile credere che sia un motivo. A Mancini l’azzurro piaceva anche se dopo aver toccato il cielo all’Europeo riteneva complicato ripetersi e aveva voglia di rimettersi in gioco. Di offerte ne erano già arrivate, anche di interessanti, ma aveva sempre risposto “no grazie”. Questa volta nel bel mezzo dell’estate, a una settimana dal via del campionato che porterà all’Europeo con il titolo da difendere, Mancini è sceso dal carro. Non ci vorrà molto per capirne i motivi. Per ora c’è soltanto un brutto finale per quella che era stata una bella favola di calcio. L’immagine del suo abbraccio con Vialli sul prato di Wembley resterà per sempre nel cuore, ma questa fuga di mezza estate aggiunge un capitolo inatteso che mette una macchia sulla camicia bianca del c.t. Mancini,  in carica dal 14 maggio 2018, dopo il breve "regno" di Di Biagio, lascia dopo 61 panchine azzurre (39 vittorie, 13 pareggi e 9 sconfitte), con il ricordo magico della vittorie di Euro 2020. Un’incompiuta perché gli manca il Mondiale. Era rimasto proprio per riprovarci. Se lascia solo per i soldi (anche se tanti, troppi) non è davvero una belle conclusione. Sarebbe meglio che ci racconti di aver litigato con Gravina. Ma dieci giorni dopo aver firmato come coordinatore di tutte le nazionali appare davvero strano.

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