It's coming Rome. L'Italia batte l'Inghilterra a Wembley, Azzurri campioni d'Europa

Piero Vietti

Vittoria ai rigori contro i padroni di casa dopo una partita brutta e tesa finita 1-1. Le lacrime di Mancini e Vialli, le parate di Donnarumma, il gol di Bonucci. Un trionfo inaspettato e meritato

It’s coming Rome. Ancora ai rigori, bruttissimi bruttissimi angoscianti meravigliosi

L’Italia è campione d’Europa contro i pronostici e con tutti i meriti. Affossa gli inglesi entrati in campo sicuri di vincere, talmente sicuri da compiere un errore da non fare mai, mettere in campo a un minuto dalla fine due giocatori apposta per fare tirare loro i rigori, Rashford e Sancho. Sono proprio loro, infatti, a sbagliare due dei tre rigori fatali agli inglesi. Per noi sbagliano Belotti e Jorginho, ma Donnarumma è davvero il più forte portiere del mondo. Le lacrime di Mancini e Vialli a fine partita dicono quanto questa vittoria fosse inaspettata, eppure voluta fin dal primo momento. Neppure avere rovinato la partita dopo un minuto è bastato a fermarci. Una finale che resterà nella storia, a Wembley contro la favorita quanto brutta Inghilterra di questa sera.

Tiriamo per primi, sotto la curva inglese. Berardi, gol. Kane, gol. Belotti, parato. Maguire, gol. Bonucci, gol. Rashford, palo. Bernardeschi, gol. Sancho, parato. Jorginho, parato. Saka, parato. Italia campione d’Europa.

Quando arrivano i supplementari la sensazione è opposta a quella che abbiamo provato in semifinale contro la Spagna, quando la logica suggeriva che tra le due era la Roja a meritare di più. Al 96’ l’Italia è in possesso di palla da interminabili minuti, non ha rischiato quasi mai e spaventato i più talentuosi inglesi. Una brutta partita, resa epica dalla pioggia di Wembley e resa nervosa dalla posta in palio. E dire che sarebbe potuta finire al secondo minuto, quando Kane va a prendere palla nella nostra metà campo, allarga a destra per Trippier che nel più classico degli schemi crossa per l’altra ala: Shaw viene lasciato completamente solo, e segna. Due minuti ed è già difficilissima, in un Wembley così partire sotto è da pazzi. Gli Azzurri provano a organizzarsi, loro mordono, “è lunga” ci ripetiamo, “è lunga”. Per i primi venti munti Emerson e Di Lorenzo non capiscono granché, gli inglesi pressano ma noi sappiamo che si può segnare. Sterling e Kane sono ovunque, ma non reggeranno a lungo. In campo e sulla panchina ci sono meno sorrisi rispetto alla partita con la Spagna, c’è tensione, Mancini urla e si arrabbia. La partita è fisica, Immobile sembra altrove e qualcuno prova a trovare una somiglianza tra un guardalinee e il presidente della Fifa Infantino. Alla mezz’ora comandiamo noi, ma loro sono un muro bianco bagnato dalla pioggia ndi Londra. Chiesa strappa e sfiora il palo con una sassata, “siamo vivi”, ci diciamo. Shaw è indemoniato, i nostri centrali spazzano e anticipano tutto, ci pensa Immobile con un tacco al volo sulla nostra tre quarti a farci perdere un anno di vita. Il nostro primo tiro in porta arriva al 46’, al 49’ Bonucci ci prova ma regala il pallone alla curva inglese.

Nel secondo tempo si perdono le tracce dei Tre Leoni, nonostante il pubblico continui a pomparli. L’Italia attacca ma crea poco, l’Inghilterra difende compatta. Basterebbe un gol per spezzare l’entusiasmo crescente di Wembley. Sterling si tuffa, l’arbitro non abbocca (e neppure il var), Kane perde palla ma torna di corsa a inseguire Chiesa per sporcargli un cross. Encomiabile, ma è l’ultima cosa degna di nota fatta dal capitano inglese. Immobile non sa che fare con la palla nei piedi, una tifosa italiana vestita da pizza in tribuna preannuncia l’ingresso di Cristante al posto di Barella. Immobile esce per Berardi tra i nostri sospiri di sollievo, entra Berardi, un altro scricciolo contro una difesa rocciosa. Ci fidiamo di Mancini ma ci chiediamo perché. Gli Azzurri prendono campo, impegnano Pickford che improvvisamente si ricorda come si para. Stones di testa, Donnarumma alza. Wembley preme, ma un ossimoro, un cross per Insigne, procura un angolo per noi. Bonucci segna in mischia sotto lo spicchio di tifosi italiani, ovviamente in delirio. Gli inglesi colpiti al cuore ci soffrono e soffrono, vedono i fantasmi che ben conoscono agitarsi sugli spalti. Gli Azzurri gestiscono e muovono palla come vogliono, l’ingresso di Saka non cambia il loro atteggiamento. Berardi spara alto su un lancio di Bonucci, Southgate prova a cambiare squadra e fa entrare Henderson. Al 30’ della ripresa l’Inghilterra è in bambola, sbaglia i lanci e non riesce a ripartire. Chiesa è imprendibile e ha ancora la forza di farsi tutto il campo di corsa al 79’. Abbattuto, ci spaventa con il possibile cambio con Bernardeschi, ci illude rientrando e poi si fa davvero sostituire dal compagno sbiondato della juve. Gli inglesi si fanno vedere con un tiraccio di Shaw. A tre minuti dal termine Sterling si ricorda di essere stato uno dei migliori giocatori dell’Europeo, semina il panico ma va oltre la linea di fondo. 

Ai supplementari l’Inghilterra riprende coraggio, finalmente entra Belotti e almeno acquistiamo peso e centimetri in attacco, oltre a generosità, confusione e fuorigioco. Di là entra il pettinatissimo Grealish che prova a innescare Saka ma senza successo. Quando attacchiamo facciamo paura, Pickford appare sempre più preoccupato. Il mani di Locatelli all’ultimo minuto del primo tempo supplementare ci fa tremare. Un fallo in attacco e il fischio dell’arbitro ci fanno respirare. Gli inglesi cantano e ballano nell’intervallo, non sappiamo se felici di esserci o convinti di vincerla. 

Il secondo tempo inizia con Pickford che fa il Pickford e si lascia scappare la palla su punizione di Bernardeschi. Niente da fare però, Wembley ruggisce, Donnarumma fa un’uscita alla Zenga a Italia 90 ma Stones non è Caniggia. Le squadre sono lunghissime e sfilacciate come i timori dei tifosi nel panico sugli spalti. Il finale a tratti è inglese, noi ci difendiamo e spazziamo ogni volta che si può, salvo tornare ad attaccare negli ultimi secondi. A tre minuti dalla fine entra Florenzi, fuori Emerson. L’Inghilterra mette in campo Rashford e Sancho apposta per tirare i rigori, e sappiamo come andrà a finire. Si va ai rigori. Il resto è storia. E tra un anno c’è il Mondiale.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.