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chi se ne va

Cosa perde Bologna e il basket italiano con l'addio alla Virtus di Milos Teodosic

Francesco Gottardi

Il serbo va alla Stella Rossa, dopo quattro anni di prodezze e trionfi sotto canestro. Ringrazia le V nere, tornate ai vertici grazie a lui. Ma pure il nostro campionato: lui e il Chacho sono stati la miccia di un duopolio benefico per l’intero movimento

Ci perderanno i nostri occhi. O forse no. Perché a furia di seguire le giocate immaginifiche di Milos Teodosic, sicuro c’è scappato un po’ di strabismo o qualche diottria sacrificata sulle linee di passaggio. Che lui e lui solo era in grado di vedere – si metta il fermoimmagine su un’azione x del 44 in canotta Virtus: il cervello cestistico medio intuisce una soluzione, quello serbo superiore ne escogita un’altra e in un nanosecondo la realizza. Ci perderà il nostro basket, su questo pochi dubbi, che per un quadriennio è stato illuminato da un fuoriclasse fuori luogo. Ed è risalito a ritmo di Milos. Non si scialacqui allora la sua eredità, adesso che il 36enne firma con la Stella Rossa Belgrado – squadra di cui è gran tifoso – e torna finalmente in patria. Dopo 16 anni di “prendete e segnatene tutti”, in giro per i parquet di mezzo mondo.

Grecia, Russia, Eurolega. Mvp a raffica e ovunque. Soltanto in Nba non si erano capiti, il gioco e Teodosic. Troppo fisico il campionato, troppo fine il playmaker. Aveva bisogno di riemergere anche lui, quando nel 2019 spiazzò tutti scegliendo l’Italia e le vu nere. “Merito di coach Djordjevic”, che lo allenava in nazionale. Teodosic raccolse Bologna che era un cantiere aperto, 200 partite dopo la lascia da co-capitale della pallacanestro. Due supercoppe italiane, tre finali scudetto consecutive: la prima stravinta con un immacolato 10-0 ai playoff 2021. E soprattutto l’Eurocup 2022, che ha permesso alla Virtus di tornare nell’Europa che conta dopo 14 anni. “Potremmo dire tante cose, postare tanti highlights”, il congedo del club al proprio genio, “ma questa istantanea riassume perfettamente tutto quanto”: Milos attorniato dai tifosi, festa in bianco e nero di quella vittoria spartiacque sul Bursaspor.

Teodosic, anche, raccolse Bologna che le italiane in Eurolega erano la sola malridotta Milano. Oggi invece sono due e competitive, nonostante l’ultima stagione storta. È un prerequisito fondamentale dei principali campionati: Barcellona e Real Madrid, Olympiakos e Panathinaikos, Partizan e Stella Rossa, Fenerbahce e Anadolu Efes. Il duopolio cestistico serve. Nel breve periodo magari ammazza la concorrenza interna: dal 2021 a oggi, il confronto playoff Virtus più Olimpia contro resto d’Italia recita un impietoso 36 a 1. Nel lungo però fa da traino al movimento. Lo sottolinea chi è subito sotto nelle gerarchie, a partire da Marco Ramondino: “Allenatori come Messina e Scariolo sono i migliori”, dice il coach di Tortona. “E campioni come Rodriguez e Teodosic possono solo stimolarci a fare meglio. Se sale il livello ne gioviamo tutti”. Mentre il primo commento social all’addio di Milos arriva dalla Reyer Venezia: “Grazie per aver deliziato gli appassionati di basket italiani ed averne avvicinati altri di nuovi”.

Entusiasmo che si traduce in numeri, senza scomodare quelli fuori scala delle due grandi. Nella Serie A del 2015 bastavano 3-4 milioni di euro a stagione, per allestire una squadra ambiziosa. E i 6 stanziati da Sassari valsero il tricolore. Oggi, con la stessa cifra, Reggio Emilia è quasi retrocessa. Mentre un budget di oltre 10 non ha permesso a Venezia di raggiungere le semifinali playoff. Più spese significano più oneri, ma riflettono anche più entrate. Soprattutto grazie alla valorizzazione dei diritti tv, “raddoppiati nel 2022 dai 5 ai 10 milioni triennali”, fa notare la Lba, “rispetto alla licenza precedente”. Facile a credersi: i fenomeni come Teodosic sono impagabili dal vivo. Ma per certe magie serve fior di replay.

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