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Il Foglio sportivo

Gli Special Olympics sono un fiore meraviglioso nato dal dramma di Eunice

Claudio Arrigoni

L'origine dei Giochi per disabili intellettivi voluti dalla Fondazione Kennedy dal campo estivo nel giardino di casa alla manifestazione mondiali di Torino tra due anni

C’era quella ragazza un po’ esuberante, con sbalzi d’umore e qualche difficoltà nell’apprendimento. Si chiamava Rosemary ed era nata meno di un anno dopo suo fratello John. Uno che, ma questo ha poca importanza, divenne presidente degli Stati Uniti d’America. Perché Rosemary, terzogenita dei nove figli di Joseph e Rose, come John di cognome faceva Kennedy. E questo invece ha molta importanza. L’infermiera aspettò troppo il medico per il parto e questo causò problemi alla sua vita futura. Non grossi problemi, forse solo una lieve disabilità intellettiva. Non per il padre, che scelse di farla lobotomizzare. Allora alcuni medici lo facevano, come fosse una cura per chi aveva la sua condizione. Rosemary aveva 23 anni e le sue capacità intellettive divennero quelle di una bimba di due. Venne mandata alla St. Coletta's School for Exceptional Children di Jefferson, nel Wisconsin, separata per sempre dalla famiglia. Joseph non la rivede mai più, Rose dopo 20 anni. Solo Eunice, sposata Shriver, una delle sue sorelle, ebbe negli ultimi anni di vita dei rapporti con lei. Morì nel 2005 a 86 anni.

La storia di Rosemary si intreccia alle vite di milioni di persone. Perché Eunice non smise mai di pensare a quella sorella alla quale era così legata e che era lontana. Alle feste, alle risate, ai commenti sui ragazzi conosciuti. Nel 1962 nel giardino di casa diede vita a un campo estivo per persone, giovani e adulte, con disabilità intellettive. Prodromo di quello che sarebbe diventato il più grande e importante programma ludico sportivo per chi vive con una condizione di disabilità intellettiva e relazionale: Special Olympics. Dal 1968 è cresciuto in ogni angolo del mondo, oggi raggiunge 200 nazioni e oltre tre milioni di atleti, complice Eunice e la Fondazione Kennedy, oltre a sponsor che ci credettero fin dall’inizio. Eunice, che morì nel 2009 a 88 anni, lo ha lasciato in eredità a suo figlio Tim. In Italia è associazione benemerita del Comitato Paralimpico, il presidente è Angelo Moratti, lo dirige Alessandra Palazzotti, che ci è nata dentro visto l’impegno di suo papà Alessandro, una famiglia legata in maniera indissolubile a questo movimento.

Una storia terribile per Rosemary, ma che ha fatto crescere un fiore meraviglioso. Si respira questa aria quando si gira in questi giorni a Berlino, dove i colori di Special Olympics riempiono strade e luoghi, dalla Porta di Brandeburgo ad Alexander Platz alla fiera della capitale tedesca. Perché si stanno svolgendo i Giochi Mondiali di Special Olympics, addirittura superiori, per numero di partecipanti, alle Paralimpiade estive. Ma diversi, per proposta, competizioni, partecipanti. Un appuntamento unico che crea un forte impatto sociale ed emotivo non solo ai 7 mila atleti, affiancati da 20 mila volontari, provenienti da 190 nazioni. Anche di mostrare le proprie capacità e talenti, gareggiando insieme in 26 discipline sportive in nove giorni di competizione, sottolineando l’effetto trasformativo dello sport sulla vita dei partecipanti, delle loro famiglie, delle comunità che vi stanno intorno. La delegazione italiana è composta da 142 persone, di cui 97 atleti, 41 coach e 4 delegati. Vi è anche lo “Sport Unificato”: atleti SO e atleti partner rispettivamente con e senza disabilità intellettive giocano insieme nella stessa squadra. Ai Giochi non vi è solo sport, ma una serie di eventi collaterali e possibilità che per alcune persone sono uniche. Come il Programma Salute, dove è possibile fare controlli di ogni tipo. Essere vicini a Special Olympics è qualcosa di diverso rispetto al grande sport spettacolo. D’esempio l’esperienza di Coca Cola, che non è solo sponsor globale, ma socio fondatore di SO con Eunice. Cercando di portare un messaggio importante: la possibilità, per tutti, di raggiungere grandi obiettivi. In Italia ha voluto contribuire a realizzare il sogno azzurro ai Giochi mondiali estivi aderendo alla campagna di raccolti fondi “Adotta un Campione”, promossa da Special Olympics Italia per sostenere i costi di trasferta della delegazione italiana a Berlino. E non solo: sono decine i dipendenti che sono diventati volontari e, supportati dall’azienda, partecipano aiutando ai Giochi nazionali e Mondiali. Lo spiega Cristina Camilli, per l’Italia direttrice relazioni istituzionali, comunicazione e sostenibilità: “Questi Giochi mondiali sono molto più di un semplice evento ma una celebrazione del potere inclusivo dello sport e della sua capacità di abbattere le barriere. Abbiamo una comunanza di valori nell’obiettivo di contribuire a ispirare un cambiamento positivo e un futuro dove tutti possano sentirsi inclusi e valorizzati per le capacità e non discriminati per le differenze.”

Alla cerimonia di apertura allo Stadio Olimpico ha sfilato anche la ministra per la disabilità Alessandra Locatelli. In quella di chiusura che si svolgerà domani alla Porta di Brandeburgo, nel cuore della città, ci sarà il ministro per lo sport, Andrea Abodi, con il sindaco di Torino, che riceverà la bandiera di Special Olympics, poiché fra due anni proprio nel capoluogo piemontese si svolgeranno i prossimi Giochi mondiali, questa volta invernali e non estivi come quelli tedeschi. Si vivranno le stesse emozioni. Le stesse che Eunice Kennedy provava ogni volta che sentiva atlete e atleti con una disabilità intellettiva e relazionale recitare il giuramento prima dei Giochi: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze.”

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