Foto Ap, via LaPresse

Rudi Garcia è l'azzardo di Aurelio De Laurentiis

Marco Gaetani

L'allenatore francese torna in Italia dopo l'esperienza dolceamara con la Roma. Allenerà la squadra che fu di Spalletti. La speranza è che al Napoli ritrovi il 4-3-3 bello e verticale e l'uomo dalle spalle così larghe da poter sostenere il peso di una piazza pesantissima

Ritrovatosi alle prese con un’eredità che nessun allenatore italiano di spicco avrebbe accettato, Aurelio De Laurentiis ha deciso di giocare d’azzardo. Rudi Garcia era finito alla periferia dell’impero, anzi, forse addirittura qualche metro più in là: all’Al Nassr ha rescisso dopo neanche nove mesi, intervallati dall’arrivo di un uragano di nome Cristiano Ronaldo. Il patron del Napoli dice di aver preso la sua decisione “dopo averlo conosciuto e frequentato durante gli ultimi dieci giorni”, a voler porre l’accento su un aspetto cruciale, per quanto controverso: le indiscrezioni post separazione con l’Al Nassr, infatti, riferivano di un Garcia ormai in rotta con il suo spogliatoio.

Lo ritroviamo in Italia sette anni e mezzo dopo l’ultima volta: era arrivato a Roma con un velo di fascino e mistero, allenatore elegante e vincente, capace di portare il Lille alla vittoria della Ligue 1 e della Coppa nazionale nel 2011. Due anni più tardi, quindi, l’approdo nella capitale: a Trigoria aveva trovato le macerie emotive di una squadra reduce dalla lacerante sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Lazio. Giunto alla guida di una squadra in cui ancora si scorgevano i tizzoni del rogo spento a fatica, anche in quel caso dopo un casting che aveva visto numerosi rifiuti eccellenti e che non lo vedeva affatto in pole position, ne era diventato brillante architetto in tempi rapidissimi, foraggiato da un mercato che gli aveva consegnato la versione migliore di Benatia e Strootman, il pupillo Gervinho, un Maicon ancora in grado di stupire. Aveva quindi intercettato il malessere della tifoseria, padroneggiando da subito l’italiano e usando i primi allenamenti (“Chi ci contesta è della Lazio”) e le conferenze stampa per costruirsi la figura dell’uomo forte al comando: dieci vittorie nelle prime dieci giornate di campionato non avevano fatto che alimentare questo mito, tra la conferenza della “Chiesa riportata al centro del villaggio” dopo il successo nel derby presentato al grido di “Un derby non si gioca, si vince” e comparsate in contesti teoricamente poco aperti al racconto del calcio, come l’intervista concessa a Daria Bignardi poco dopo la metà di quella stagione. Un Mourinho in piccolo, una rivoluzione che non trovò il sostegno delle vittorie: non un fattore trascurabile in una location focosa come quella della Città eterna e in un contesto che lo aveva protetto mediaticamente fin quando erano arrivati i piazzamenti.

Una parabola che si era conclusa, non senza segnali preventivi, nel gennaio del 2016, a metà di una stagione così tormentata da indurre i tifosi romanisti a fischiare al termine della partita che aveva regalato ai giallorossi l’accesso agli ottavi di Champions League: uno 0-0 arrivato dopo 90 minuti di bruttezza straziante contro il Bate Borisov, la Roma capace di strappare il pass per la fase a eliminazione diretta con la miseria di 6 punti. Un mese dopo, con in mezzo l’uscita dalla Coppa Italia per mano dello Spezia, l’avventura era terminata con il passaggio del testimone a Luciano Spalletti: di acqua, sotto i ponti, ne è passata parecchia.

Nel frattempo, sul petto di Garcia, sono apparsi i riconoscimenti per i piazzamenti europei alla guida del Marsiglia, portato in finale di Europa League, e del Lione, aggrappatosi fino alla semifinale di Champions League nel folle anno del Covid. Sembrava la vetrina perfetta per il rilancio, era diventato, invece, il canto del cigno. Fino ai dieci giorni di De Laurentiis, a una carriera che cambia di colpo scenario a 59 anni. Il Napoli spera di ritrovare il primissimo Garcia italiano, quello di un 4-3-3 bello e verticale e dalle spalle così larghe da poter sostenere il peso di una piazza pesantissima. Stavolta il confronto è con un predecessore che ha riscritto la storia.

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