il foglio sportivo - storie di storie

Con lo sport si può fare filosofia

Mauro Berruto

Due libri per capire come lo sport sia uno strumento potentissimo per parlare di filosofia, di misteri della vita, per interrogarsi di fronte alle grandi domande

Nel corso delle ultime settimane abbiamo assistito a una sequenza di finali calcistiche, purtroppo tutte perse: Roma, Fiorentina e Inter nelle coppe europee, i nostri azzurrini nella finale del Mondiale U20. Poi abbiamo assistito a due drammatici spareggi, uno per restare e l’altro per andare in Serie A, decisi entrambi in modo rocambolesco. Contesti agonisticamente entusiasmanti, nella crudeltà dell’intreccio fra drammi (sportivi) e gioie. Insomma, abbiamo visto lacrime di felicità e di frustrazione che andrebbero prese, come suggeriva Rudyard Kipling nella sua famosa poesia If, con filosofia. Diventerai un uomo, scriveva Kipling, “se riuscirai a confrontarti con Trionfo e Rovina e trattare allo stesso modo questi due impostori”.

Proviamoci con l’aiuto di due bellissimi libri, che condividono una geniale e un po’ bizzarra idea di partenza: dimostrare come lo sport sia uno strumento potentissimo per parlare di filosofia, di misteri della vita, per interrogarsi di fronte alle grandi domande. Il primo è di Salvatore Colletta Drago, Cronistoria della filosofia in 90 minuti… più recupero (Serradifalco editore, 2022). Diogene Laerzum (alter ego di Bruno Pizzul che di questo libro scrive la prefazione) e Beppe Bergamon (qui il riferimento è lampante!) sono i due telecronisti della partita più filosofica della storia, che si svolgerà lì sotto i propri occhi, disputata da protagonisti che sono veri e propri top-player. Alle due estremità i due portieri: Essere e Nulla. In mezzo, sul campo, Talete, Eraclito, Socrate, Platone, Aristotele, Cartesio, Kant, Hegel, Nietzsche giusto per nominare i più rappresentativi. Un libro divertente che possiede una caratteristica essenziale: far desiderare al lettore (ci piace sottolineare soprattutto al lettore giovane) l’approfondimento di temi e materie che di solito suonano come noiosi o lontani. È un gesto di generosità quello di Salvatore Colletta Drago, oltre che di amore per la filosofia e, naturalmente, per il calcio. Il linguaggio resta sempre piacevole, accattivante, le metafore azzeccate, le note a piè di pagina utilissime per chi vuole farsi incuriosire. Senza ipocrisie, ci sono anche i tifosi, che talvolta dedicano massime triviali a qualcuno dei protagonisti come quel “Cchiù longa è a Pinsata cchiù grossa è a Minchiata” che qualcuno urla a Socrate, fra gli applausi. Insomma, uscite dal pregiudizio e, specialmente se insegnate filosofia in un liceo, come l’autore, leggete e diffondete: sarà utilissimo! 

Il secondo lavoro è di Guido Mena di Sospiro, La metafisica del ping-pong. Il tennistavolo come viaggio alla scoperta di sé (Ultra, 2023). Cambia la disciplina sportiva, ma non lo scopo: il tennis tavolo, passione infinita, quasi ossessiva, dell’autore diventa il filo conduttore per ragionare su grandi temi metafisici e filosofici. Un vero e proprio viaggio iniziatico, nel corso del quale l’autore si confronta con SunTzu, Jung, Aristotele, Bob Dylan o con il compositore Arnold Schönberg, rifugiato a Hollywood per sfuggire ai nazisti che andava in giro con, dentro alla custodia del violino, una racchetta da ping-pong che usava per sfidare il suo vicino di casa, George Gershwin. Fra le tante cose interessanti di questo libro c’è un costante rapporto con i materiali: gomme lisce, puntinate, a sandwich, colle diventano la porta di ingresso per descrivere categorie dello spirito e catalogare giocatori e uomini, come nel bel capitolo in cui si confrontano metafisici ed empiristi. Non succede sempre, ma in questo caso il libro, che tra l’altro è molto ben scritto, diventa fonte di ispirazione, tanto che qualcuno ha azzardato: “Questo libro è per il tennis tavolo quello che Open è per il tennis”. Insomma, consiglio spassionato: fatevi affascinare dalle pagine di questi due autori e scoprirete, davvero, come lo sport sia una straordinaria, mi verrebbe da dire insostituibile, lente di ingrandimento!

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